Quello appena iniziato si presenta come un altro anno denso d’impegni per l’Esercito Italiano, che continuerà a sostenere l’onere maggiore delle operazioni, sia in Patria sia all’estero, in un ambito sempre più interforze e multinazionale. L’Afghanistan rimarrà lo scenario più impegnativo per i nostri soldati, chiamati ad operare in un contesto molto difficile, sia sotto il profilo ambientale, sia per la natura della minaccia.
Ogni esercito straniero, infatti, che ha operato in quel Paese, da Alessandro Magno ai Mongoli, dagli Inglesi ai Russi, ha dovuto fronteggiare due avversari temibilissimi: il difficile ed inospitale terreno e la bellicosità degli afgani, che da tempi immemorabili hanno la fama di essere i più combattivi guerrieri dell’Eurasia.
E il 2010 sarà l’anno degli Alpini! I contingenti che si avvicenderanno in Afghanistan, infatti, saranno incentrati sulle unità delle Truppe da montagna, che garantiranno la maggior parte dello sforzo nazionale terrestre, nell’ambito della missione dell’ISAF (International Security Assistance Force). Alpini che sono già stati frequentemente impegnati in quell’area geografica, a partire dal 2002, che ben conoscono gli usi, i costumi e le insidie locali e che hanno lasciato sul terreno sette dei diciannove Caduti dell’Esercito. La brigata Taurinense sarà la prima ad essere immessa in Teatro, in sostituzione della brigata Sassari e sarà avvicendata, a sua volta, dalla brigata Julia . Le due Brigate si schiereranno con tutti i loro reggimenti nella parte ovest dell’Afghanistan al confine con l’Iran, nelle Province di Baghdis, Herat, Ghor e Farah, in un’Area di Operazioni di oltre 160.000 km2 orientativamente grande quanto il Nord e Centro Italia, messi assieme, dove già operano piccoli nuclei dei nostri alpini paracadutisti Ranger .
Esse forniranno le unità di manovra (Task Force) per garantire la sicurezza, ma anche il personale dei nuclei di ricostruzione (Provincial Reconstruction Team), e quello per l’addestramento delle forze di sicurezza afgane (Operational Mentoring Liaison Team) quale contributo sostanziale per lo sviluppo del Paese. Questa articolazione spiega bene il modo di operare dei soldati italiani, oggi rivalutato anche dalla nuova strategia degli Stati Uniti, un modo di fare che prevede lo sviluppo contemporaneo di attività che riguardano la sicurezza, la ricostruzione e l’assistenza alle popolazioni ed alle autorità locali e che sembra l’unico destinato ad avere successo. In questo contesto le Task Force, al livello di reggimento, avranno il compito di presidiare il territorio per limitare la libertà d’azione degli insorti e per rendere difficili i movimenti dei mercanti di droga, instaurando rapporti di collaborazione con la popolazione e creando o consolidando le condizioni minime di sicurezza, necessarie per una ripresa socio economica dell’Afghanistan.
Contemporaneamente il personale del Provincial Reconstruction Team opererà, in prevalenza, nelle zone rurali con compiti di assistenza umanitaria e di ricostruzione, sincronizzando gli sforzi con quelli delle agenzie internazionali presenti e fornendo assistenza all’affermazione delle legittime Autorità locali. I militari degli Operational Mentoring Liaison Team, infine, inseriti ai diversi livelli di comando delle forze militari locali (compagnie, battaglioni, Brigate e Corpo d’Armata) assicureranno alle unità dell’Esercito Nazionale Afgano (ANA) la loro consulenza per la condotta, nell’immediato, di operazioni congiunte contro gli insorti e per una formazione tecnico militare che le renda, nel tempo più breve possibile, idonee ad operare in piena autonomia. Nonostante questi onerosi impegni, le Truppe Alpine continueranno, però, a garantire in Patria, con le altre unità delle Forze Operative Terrestri, anche il concorso alle Autorità di Pubblica Sicurezza nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure 2 e saranno ben visibili nelle città di Torino, Bergamo, Genova, Verona e L’Aquila.
Ma non è ancora tutto! Mentre scrivo, altri alpini stanno riempiendo i loro zaini per una missione umanitaria: sono i genieri alpini del 2º reggimento Genio di Trento ed i Trasmettitori alpini del 2º reggimento di Bolzano, che stanno partendo per Haiti. Tutto questo è possibile perché i nostri reparti sono ancora come li volete anche voi, solidi ed addestrati e perchè gli Alpini di oggi si formano ancora nell’ambiente difficile della montagna che valorizza ogni attività. Nell’ambito del progetto Pianeta Difesa voluto dal nostro Ministro, Onorevole Ignazio La Russa, verso la fine del 2009, alcuni vostri giovani sono stati ammessi a svolgere un breve periodo di addestramento in una nostra Caserma e credo che tutti loro abbiano riportato ottime sensazioni: tenetene conto!
Questo sarà l’anno degli Alpini, quindi, non solo per le vostre attività e per l’Adunata nazionale di Bergamo, ma anche per il sacrificio e l’impegno che saranno richiesti agli alpini in armi. Essi in Afghanistan dovranno affrontare un avversario pericoloso e determinato, che ha una perfetta conoscenza del terreno ed agisce con modalità non riconducibili a tattiche e strategie già note e/o prevedibili, dove la tecnologia, anche la più sofisticata, da sola non è vincente e non può sostituirsi totalmente all’uomo che resta l’elemento risolutivo delle operazioni terrestri: il sistema d’arma più utilizzato, flessibile ed essenziale. Ed è per questo che l’Alpino è ancora di moda!
Buon 2010 a tutti e grazie per l’ospitalità su questo vostro giornale.
Gen. di C.A.Armando Novelli
Comandante delle Forze Operative Terrestri
Pubblicato sul numero di febbraio 2010 de L’Alpino.