È rimasta soltanto l’eco delle fanfare, con il passo di marcia sulle note del Trentatré . Sono scomparsi i tricolori con i quali la città era stata addobbata. Via anche gli striscioni con le scritte di benvenuto al grande popolo delle penne nere che per quasi una settimana, ma per tre giorni pieni, ha preso possesso fisicamente della città di Bergamo.
Smontato l’Ospedale da campo, orgoglio dell’ANA, e riportato nella sua sede della vicina Orio al Serio, ora si tirano le somme di quel che è stata, di quel che ha rappresentato per il sodalizio delle penne nere, per la sezione ANA locale e per la città orobica, ben s’intende, questa meravigliosa kermesse che non ha avuto precedenti nella storia delle adunate scarpone. Oltre mezzo milione fra alpini, familiari, amici, da venerdì 7 a domenica 9, secondo il calcolo della questura, sono stati a Bergamo; 75mila penne nere (secondo il calcolo dell’addetto dell’ANA alla conta, che usa il contafile ) in sfilata per oltre tredici ore, lungo il percorso di due chilometri costituiscono un bilancio che parla da solo, e in maniera eloquente.
Ma al di là di questi numeri molto significativi, di questa constatazione di successo eccezionale, che cosa resta dell’Adunata scarpona? Sì: i tricolori, quei cappelli con la penna nera, quelle fanfare, rappresentano il meglio di una Italia che in guerra e in pace ha dimostrato valore, abnegazione, serietà, dignità. E anche quanti alpini non sono, vogliono qualche volta avere contezza di quel che è la Patria, ecco, stando con le penne nere, assistendo alle loro sfilate, se ne rendono conto. È qualcosa di impalpabile, ma di sensibile. E non si può restare indifferenti.
Sono quelle ragioni del cuore che soltanto il cuore sente e non tien conto far caso a quel magone che ci prende o se l’occhio diventa lucido. È la Patria che torna! È l’Italia che torna! Nelle sue migliori espressioni. Un’Italia pulita nella cui legge non scritta vengono prima il dovere del diritto, il dare prima del chiedere, la solidarietà/volontariato prima dell’egoismo individuale. Un’Italia unita, che può essere Stato centralizzato o Stato federale, ma sempre Italia è.
Giovanni Lugaresi