“Legionario? No, meglio alpino”

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    Omar Bedioune – nato a Giaveno il 30 luglio 1990 da padre algerino e madre piemontese – è uno dei 98 giovani che hanno avuto il cappello con la penna al termine della prima fase del progetto ‘Vivi le Forze Armate’ con gli alpini della Taurinense, nella caserma Monginevro di Bousson, dove per tre settimane hanno indossato la mimetica e conosciuto la vita e la disciplina militare. Ventuno giorni di training intensivo da parte degli istruttori del 3° reggimento Alpini con esercizi fisici, arrampicate in parete, topografia, attraversamento del ponte tibetano di Cesana (il più lungo d’Europa) e pernottamento in quota a Lagonero, prima dell’attacco a cima Saurel, a quota 2.500.

    Il tutto senza trascurare di illustrare le missioni estere, con lezioni e dimostrazioni pratiche dei genieri del 32° reggimento, impegnati in Afghanistan in prima linea nella lotta agli ordigni esplosivi improvvisati. Per Omar molte di queste cose non erano completamente nuove: prima dell’esperienza negli alpini aveva conosciuto per quattro mesi la Legione Straniera. Figlio e nipote d’arte, a diciotto anni compiuti da appena un giorno si è presentato al centro di reclutamento di Nizza per poi essere assegnato per un mese al 4° régiment étranger di Aubagne, dove affluiscono le reclute. Poi quattro mesi “tosti” a Castelnaudary, per l’imprinting legionario. Laggiù Omar regge bene fisicamente ma si rende conto che il képi bianco non fa per lui.

    Più forte è il fascino degli alpini, dove peraltro aveva servito il nonno materno, tanto per rimanere in famiglia. Così, dopo un po’ di lavori saltuari, ha pensato di ‘assaggiare’ la vita militare di montagna presentando domanda per ‘Vivi le Forze Armate’ nell’Esercito, chiedendo di essere assegnato agli alpini (come oltre i tre quarti dei partecipanti). “Nella Legione era sicuramente dura e stressante, ma in queste tre settimane mi hanno sorpreso la professionalità e la tecnica degli istruttori delle Truppe alpine.

    Le marce sono state preparate meticolosamente e la ferrata e il ponte tibetano sono stati momenti impegnativi che mi hanno segnato positivamente”. A Omar è piaciuto lo spirito di Corpo delle penne nere, dopo aver conosciuto quello mitico della Legione, “perché nasce gradualmente e spontaneamente con l’addestramento in montagna, dove le difficoltà inevitabili finiscono per compattare il gruppo”. Il képi bianco, simbolo della Legione, adesso si trova in una teca di casa Bedioune, mentre il cappello con la penna è – negli auspici di Omar – un anticipo sul corredo da Alpino in armi: “L’arruolamento definitivo è solo questione di tempo, visto che ce la sto mettendo davvero tutta”.

    Mario Renna
    Brigata alpina Taurinense