Passa la Bandiera del 5 con la sua storia

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    Il tamburo batte la cadenza. La banda intona il Trentatrè , gli applausi per un attimo si arrestano quasi a sottolineare sorpresa e attesa, poi esplodono più entusiasti e fragorosi che mai: arriva la Bandiera. È la Bandiera del 5º reggimento Alpini uno dei reparti più cari alle penne nere bergamasche. È il reparto dove migliaia di giovani bergamaschi hanno fatto la naja.

    Il Tricolore avanza solenne nelle vie della città scortato da due compagnie in armi, accompagnato quasi in deferente omaggio dai gonfaloni degli oltre 200 Comuni bergamaschi. È un Tricolore che gronda sudore e sangue, il sangue che l’ha bagnato rendendone immortali i colori. È il Reggimento di tre dei fratelli Calvi di Piazza Brembana, del futuro generale Sora di Foresto Sparso, ma è anche il primo reparto di Cesare Battisti. È il reggimento dei bergamaschi, ma è amato da tutti gli italiani.

    Avanza la bandiera del Quinto e la commozione cresce tra la gente assiepata alle transenne, il cuore batte forte e gli occhi si inumidiscono. Qualcuno si asciuga una lacrima, le penne nere portano la mano alla visiera e salutano l’eroico vessillo, chi ha un berretto in testa se lo toglie, un papà lo sfila al bimbo che porta in braccio. Passa la bandiera del Quinto e con lei la storia degli Alpini che è storia d’Italia. Nato nel 1882 il Quinto , nella sua lunga vita, si è coperto di gloria non solo sull’Adamello, sull’Ortigara e sulla Bainsizza, ma anche in Calabria dove, nel 1908, venne inviato a soccorrere le popolazioni colpite dal tremendo terremoto che provocò migliaia di morti.

    Messi da parte moschetti e baionette gli alpini affondarono le mani nelle macerie per salvare i pochi superstiti, aiutandoli a rimettere in sesto quello che rimaneva delle loro case. Parte da lontano la tradizione di solidarietà degli alpini in aiuto dei sofferenti, parte dalla prima grande catastrofe che sconvolse l’Italia unita. Parte da lontano, ma continua a camminare con le gambe di uomini dalle braccia forti, dal grande cuore, dai sentimenti nobili. Basta guardarli in viso: lo spirito che li anima lo si legge nell’entusiasmo dei giovani, nella saggezza dei veci e nello sguardo limpido e trasparente degli alpini di tutte le età.

    Lo spirito di chi sa che Tricolore, vuol dire Patria, fratellanza e solidarietà. Passa la bandiera del Quinto e con il Quinto marcia la Julia di cui il reggimento è entrato a far parte dopo scioglimenti, trasformazioni e ricostituzioni dal 2001. E dire Julia è dire Russia, Grecia, Albania. È dire l’epopea degli alpini. Dire Julia è dire Alpini. Passa il Quinto , passa la Julia, passa una con la sua storia storia di uomini che hanno combattuto il nemico e la sofferenza, passa una storia di solidarietà e di valori.

    Valori che gli alpini hanno forgiato sotto il fuoco nemico e sulle rocce delle montagne, che hanno irrorato di sangue e sudore. Valori che ora vivono nel profondo del loro cuore, valori che gli alpini sono pronti a dispiegare ovunque siano chiamati a difendere genti oppresse dalla tirannide del terrorismo o prostrate dalle catastrofi naturali. Passa la bandiera del Quinto : Bergamo è sull’attenti.

    Mino Carrara

    Pubblicato sul numero di giugno 2010 de L’Alpino.