Quante volte abbiamo cantato con convinzione: valore alpin difendi sempre la frontiera. Oggi le frontiere si passano senza controlli e i paesi che ci circondano sono amici, alleati, fanno parte di un contesto che si confronta con realtà a livello mondiale. Ha ancora senso parlare di frontiere? Quelle degli atlanti, no. Eppure mai come in questi tempi ci troviamo impegnati a difendere il patrimonio più prezioso ereditato dai padri: l’alpinità.
Minacce pesanti di un mondo che scivola verso un individualismo esasperato stanno sconvolgendo i rapporti sui quali si è costruita la nostra millenaria civiltà cristiana e anche il mito degli alpini. Le ridotte della nostra difesa sono la solidarietà autentica che fa sentire ogni persona parte di te stesso e con la quale si condividono gioie e sofferenze, come un tempo la borraccia, il pezzo di pane, il peso dello zaino.
La fratellanza che fa partecipi delle difficoltà di chi ci sta vicino. Non c’è sicuramente più bisogno di spezzare la pagnotta ma una parola di conforto, di speranza e soprattutto la consapevolezza di non essere soli servono a creare una comunità nella quale ognuno è considerato per le sue qualità, non per le ricchezze o il potere di cui dispone.
Il senso della Patria. Non certo quello dei discorsi pieni di retorica, ma il sentimento che ci lega al campanile della pieve, alle tradizioni della terra in cui si è nati, l’orgoglio di appartenere ad un popolo che ha riempito il mondo delle cose più belle dell’arte, della letteratura, delle scoperte e l’attaccamento alla nostra storia e alle tante piccole storie di eroismo e umanità di cui va fiero l’universo alpino. Aggiungiamo inoltre un profondo, autentico attaccamento al sentimento religioso trasmessoci dal volto mai dimenticato della mamma, della nonna oltre che dai momenti importanti della vita vissuti sotto le navate della propria chiesa.
La domanda inquietante che ci si pone è se siamo sicuri di stare ancora camminando su questi sentieri. Eppure non c’è alternativa ad un’azione di conservazione consapevole della ricchezza autentica di umanità che permea il volontariato, la memoria dei Caduti, il rispetto delle istituzioni. È facile dire che la società di oggi cammina per altre vie e anche constatare che non abbiamo più maestri o personaggi esemplari di riferimento. Non dobbiamo tuttavia dare per scontato che le frontiere siano già infrante e che tutto sia finalizzato al tornaconto personale.
Sarà facile per molti dire che il nostro modo di pensare manca di realismo, di concretezza e che le bandiere sventolano più coreograficamente che come segno di autentico attaccamento alle istituzioni. Voglio credere con tenacia che gli alpini si sentono ancora impegnati nella difesa della loro frontiera e che sono appena sfiorati dai personalismi e dalle ambizioni di una società in dissesto morale.
C’è uno zoccolo duro nella nostra Associazione che finora nessuno è riuscito a scalfire: la gratuità del servizio nei confronti del prossimo e il prestigio del cappello alpino.
Vittorio Brunello