In visita al Ministro

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    Lo scorso 29 gennaio il presidente nazionale Sebastiano Favero e il vice presidente vicario Adriano Crugnola, accompagnati dal Delegato ANA a Roma Federico di Marzo e dal presidente della sezione di Cividale Pierluigi Parpinel, hanno avuto un incontro con il ministro della Difesa Mario Mauro.

     

    I vertici dell’ANA hanno presentato al Ministro alcuni temi che stanno particolarmente a cuore all’Associazione e hanno altresì illustrato le principali iniziative avviate in occasione del prossimo centenario della prima guerra mondiale. In modo particolare è stata presentata la disponibilità dell’ANA a collaborare con il ministero per delineare un progetto che veda, se non il ripristino della leva, almeno la possibilità di impegnare i giovani per un periodo congruo a prestare un servizio per la Patria. Oltre ad un possibile servizio in ambito militare, le proposte potranno anche comprendere un servizio civile opportunamente strutturato e articolato. Il Ministro ha dato la disponibilità per l’apertura di un tavolo di lavoro con rappresentanti dell’ANA e del ministero della Difesa per affrontare l’argomento e delineare un possibile progetto di intervento in tal senso. Al ministro Mauro il Presidente Favero ha donato a nome dell’ANA un ricordo ed una ristampa del libro in edizione numerata Cristo con gli alpini del Beato don Carlo Gnocchi.


    Su “L’Alpino” di febbraio abbiamo dedicato ampi servizi ai giovani e al loro impegno sociale. Abbiamo chiesto al ministro della Difesa del Governo Letta, Mario Mauro – che ringraziamo – le sue impressioni su questo tema, tanto attuale, quanto delicato.

    Ai giovani di oggi contestano di essere poco impegnati nel sociale. Prima della sua sospensione il servizio obbligatorio dava loro la possibilità di crescere, confrontandosi con delle realtà diverse da quelle in cui erano abituati a vivere. In quale misura la sua abolizione ha costituito una perdita di valori etici e di esperienze per i giovani? La sospensione della leva è stato un provvedimento a cui si è giunti con il consenso di tutte le parti politiche dell’epoca e fortemente voluto dalla società civile. Ritengo che la leva abbia svolto un compito fondamentale sotto il punto di vista sociale dal dopoguerra fino alla sua sospensione, trasferendo, come lei giustamente sottolinea, valori tra i giovani del nostro Paese, rendendo l’Italia ancora più coesa e moderna. Ma proprio questo sviluppo sociale ed economico della società ha determinato una richiesta di cambiamento nella formazione dei giovani. Cambiamento che ha coinvolto anche le Forze Armate che oggi impiegano in ogni parte del mondo giovani professionisti competenti, frutto di un lungo percorso di formazione e addestramento.

    Alcuni sostengono che il servizio obbligatorio sarebbe solo un costo per lo Stato. Questa posizione è corretta oppure i benefici, anche economici, supererebbero i costi sociali? Limitare la discussione sull’opportunità o meno di avere un servizio obbligatorio solo su temi di convenienza economica, anziché di efficacia e valore, penso sia limitativo. E se parliamo di efficacia e valore, allora è sotto gli occhi di tutti come i nostri militari rappresentino con il loro lavoro, con i fatti, la più grande agenzia umanitaria del nostro Paese. In merito al servizio obbligatorio vorrei ricordare che esso è frutto di un lungo percorso di analisi, valutazione e decisione: la fine della leva obbligatoria, l’ingresso delle donne nelle Forze Armate, le missioni militari internazionali, l’integrazione tra i vari corpi, sono alcune delle iniziative che Beniamino Andreatta avviò nei suoi due anni e mezzo da ministro della Difesa. Le riforme da lui iniziate si sono poi realizzate e hanno creato un dinamismo che consente alla Difesa italiana di reggere il confronto a livello europeo. Guardare lontano era il suo insegnamento. Siamo un Paese che ha bisogno di un dibattito sulla cultura della difesa perché è cambiato il mondo ed è cambiata l’Unione Europea. Una delle sfide dell’Europa è proprio quella di fare un’unità politica e questa non può prescindere dal concetto di difesa”.

    In questi anni è stata svolta la cosiddetta “mininaja” che ha avuto una buona partecipazione. Sarà riproposta oppure è allo studio l’introduzione di un servizio differente e nel caso potrebbe essere simile al servizio di leva? Al momento non sono state pianificate nuove attività in questo senso. Certamente le confermo la bontà dell’iniziativa “Vivi la Difesa – militare per tre settimane”, che si poneva l’obiettivo di avvicinare sempre più il mondo dei giovani a quello delle “stellette”. Essa, ha rappresentato un’occasione per conoscere meglio il mondo militare, e per condividere i valori delle Forze Armate. Attraverso un contatto diretto, si è offerto a tanti ragazzi e ragazze l’opportunità di sperimentare ciò che la vita militare rappresenta, trascorrendo un breve periodo in Enti e reparti, insieme con i nostri soldati, marinai, avieri e carabinieri.

    Oggi molti servizi nelle caserme sono appaltati all’esterno. Un eventuale impiego dei giovani nei reparti potrebbe essere utile, soprattutto in tempi di scarsa occupazione? Qualora dimostrassero motivazione e propensione, potrebbero essere inquadrati nelle unità operative? L’attuale bilancio della difesa è basato sul modello professionale e sulle norme di revisione dello strumento militare. Ai sensi della 244/12 la contrazione continuerà fino al 2024 e consegnerà al Paese uno strumento militare più agile, capace di far fronte alle esigenze di sicurezza che ci troviamo ad affrontare nel contesto geostrategico di riferimento. Per quanto riguarda l’esternalizzazione dei servizi va sottolineato che consente di avvantaggiarsi delle economie di scala e della specializzazione settoriale delle imprese. Il contribuito all’economia locale e all’occupazione viene comunque garantito attraverso le assunzioni che le imprese effettuano necessariamente in loco.

    L’Associazione Nazionale Alpini che è formata in gran parte da “figli della leva” ha tra le sue fila oltre 14mila volontari di Protezione Civile. La reintroduzione di un servizio obbligatorio potrebbe sensibilizzare i giovani e renderli più attivi in questo campo? L’Associazione Nazionale Alpini sta svolgendo un lavoro eccezionale, riconosciuto in tutto il mondo, nel tenere vive e tramandare le tradizioni, rafforzare vincoli di fratellanza e di amore per la Patria, per la montagna e per l’ambiente. Un patrimonio culturale che si concretizza sulle nostre strade, paesi, città colpiti purtroppo troppo spesso dalle emergenze che affliggono il nostro Paese. Recente è l’intervento di volontari nella provincia di Modena e Bologna in seguito alla grave alluvione, ma innumerevoli sono gli eventi, in Italia e all’estero, che vedono farsi strada i nostri volontari quale esempio di abnegazione e dedizione al prossimo, questo ritengo sia il migliore esempio e la migliore sensibilizzazione nei confronti di altri giovani. Considerando anche che i nostri giovani hanno sempre più la consapevolezza di quanto sia importante il volontariato ed il servire a favore della collettività, facendosi portatori dei valori di solidarietà, fratellanza e generosità che caratterizzano associazioni come l’ANA e tutto il mondo del volontariato.