Il capitano Bosonetto

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    L’opportunità di riscriverti e di inondare di carta la tua scrivania me la offre la lettera del “pais” Luciano Mantero pubblicata su L’Alpino di gennaio dove ricorda con commozione l’allora suo capitano Bosonetto. Tu l’hai titolata “Un Uomo maiuscolo” e giustamente commentata.

    Mi unisco anch’io. Con Marcello Bosonetto ho frequentato il 15° corso AUC nel lontano 1955 ed assegnati al 4° reggimento, abbiamo condiviso la prima nomina al CAR di Bra (Cuneo). Terminata la naja Marcello si riaffermò e divenne ufficiale in S.p.e. Lo incontrai ancora e l’ultima volta a Cuneo poco prima che fosse trasferito, ormai penna bianca, al comando Truppe alpine di Bolzano. Purtroppo è andato avanti troppo presto e sono lieto che sia ricordato oltre che per la sua preparazione ed intelligenza, per la sua umanità. Era un alpino “vero” in tutti i sensi, un Papa Francesco in grigio-verde che amava stare con la truppa più che al circolo ufficiali e mi auguro che tale stile non si estingua. Pasquale Perrucchietti Quando un ufficiale, ma anche chiunque abbia responsabilità di governo, ha il profumo dei suoi soldati (analogo a quello delle pecore chiesto dal Papa per i pastori della Chiesa), lascia sempre un segno nel futuro dei subordinati. Far diventare uomo un giovane ragazzo non è questione di chiacchiere, ma di esempio. L’educazione vera passa sempre dai comportamenti. Aproposito di capitano intelligente ma soprattutto “Uomo Maiuscolo”: sono completamente d’accordo sulla denominazione di “Uomo Maiuscolo” data al capitano Bosonetto nella risposta alla lettera di gennaio. Alpino leva 3°/63, caserma Cesare Battisti di Cuneo, C.A.R. 2° Alpini. Del capitano Bosonetto, ma soprattutto dell’Uomo, ho un bellissimo ricordo che porto con me da tanti anni. Ho potuto collaborare con lui in qualità di addetto Ufficio Studi Compagnia Trento del C.A.R. di Cuneo e i miei ricordi, ripeto, sono tutti molto positivi. Al termine della mia leva, il capitano, a titolo di saluto e augurio per la mia vita futura, mi regalò un libro che allora molto giovane non conoscevo ma che la dice lunga sul personaggio “Bosonetto”. Il titolo era “I 23 giorni della città di Alba” di Beppe Fenoglio, allora ancora scrittore sconosciuto.

    Francesco Mamotti – Milano

    Spero tu abbia ancora quel libro. Esso non è soltanto un ricordo del tuo passato. È piuttosto un emblema. Emblema della finezza umana, morale e intellettuale di un maestro vero.