La prima domenica di febbraio, promosso dall’Associazione partigiani Osoppo Friuli, si è rinnovato a Faedis l’incontro per ricordare l’eccidio di Porzùs. Il 7 febbraio 1945 un centinaio di partigiani della brigata “Garibaldi”, legati al Partito Comunista e inseriti nell’esercito di liberazione della Jugoslavia, raggiunsero le malghe di Porzùs, dove si trovava il comando della brigata partigiana Osoppo, collegata agli altri partiti del Comitato di Liberazione Nazionale.
Furono uccisi con l’inganno il comandante Francesco De Gregori (Bolla), già capitano dell’8° Alpini nella campagna di Grecia e il commissario politico Gastone Valente (Enea), mentre il capitano Aldo Bricco, alpino piemontese, riuscì miracolosamente a mettersi in salvo. Un’altra quindicina di partigiani vennero fatti prigionieri e uccisi barbaramente tra l’8 e il 20 febbraio in località Bosco Romagno nei pressi di Spessa a Cividale.
Nel 2009, per iniziativa della Camera dei Deputati, agli alpini del gruppo di Faedis è stato affidato il compito di custodire questi luoghi, divenuti monumento nazionale. Proprio a Faedis, nel 2012, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha reso omaggio alle vittime e con parole profonde ha riaffermato il valore dell’identità unitaria dell’Italia, nel rispetto della verità storica evitando di nascondere eccidi ed orrori che appaiono oggi incomprensibili, ma che non devono essere dimenticati. Così è stato anche quest’anno: nonostante il maltempo erano numerosi i partecipanti alla cerimonia.
Tra le autorità la governatrice della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, il prefetto di Udine Raimondo Provvidenza, il vice presidente della Provincia Franco Mattiussi e moltissimi sindaci. Presente il vessillo della sezione di Cividale scortato da numerosi alpini che qui ritrovano il proprio senso di appartenenza alla Patria, in un rinnovato spirito di fratellanza, poiché anche sul confine orientale, come ha detto il presidente Napolitano, “il ricordo di quella orrenda tragedia non divide più il nostro popolo da quelli a noi vicini, oggi partecipi di quella grande costruzione istituzionale che ha dato vita ad una Europa di pace, per la prima volta unita, nella sua lunga storia”.