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domenica, 11 Maggio 2025

«Avvanti Alpini!»

Nacque a Sampierdarena il 4 agosto 1860 a mezzanotte, e battezzato il giorno seguente con i nomi di Antonio Tomaso nella chiesa di Santa Maria della Cella e San Martino. Il padre Felice Cantore era un casellante ferroviario e la madre Maria Ferri, casalinga. Il piccolo Antonio vide la luce nel casello ferroviario che si trovava – e si trova ancor oggi, trasformato e abbandonato – nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria di via di Francia.

Tris di Rossi

L’80º campionato nazionale ANA di sci nordico si è tenuto sulle piste del Centro Fondo Campolongo- Altopiano di Asiago, Sette Comuni. Fino a una settimana prima si rischiava di dover annullare le gare per l’assoluta mancanza di neve. Solo dopo un’abbondante nevicata in quota l’organizzazione ha deciso di spostare il campo gare dalla “Millepini” del capoluogo altopianese a Campolongo, situato a 1.500 metri di altitudine.

I luoghi della rinascita

Rinascere, in una città falcidiata da un sisma devastante che ne ha spento suoni e colori, significa anche riconquistare pezzi di strade, facciate di palazzi, angoli dove parlare. I luoghi, è inevitabile, contribuiscono a formare l’identità di una popolazione. E L’Aquila, da quella maledetta notte del 2009, è alla disperata ricerca della sua “nuova” identità. La vita risorge a piccoli pezzi. Te ne accorgi girando a piedi nel ground zero della tragedia, quello che era il sesto centro storico d’Italia per presenza di beni monumentali. Là, dove prima regnavano solo silenzio, puzza di muffa e vecchi portoni sbarrati dai puntellamenti, qualcosa sta cambiando.

Chiarimenti sull'editoriale

Caro Bruno, come sempre all’arrivo de L’Alpino, la prima lettura è l’editoriale, sempre gustoso e ricco di spunti di riflessione come da tempo ci hai abituato. Nell’editoriale di gennaio “Il dovere di avere doveri” credo pochi possano essere in disaccordo sul suo contenuto. 

BIELLA – Ortigara, un libro a cielo aperto

Durante la riunione annuale del gruppo di Pralungo è nata un’idea per ricordare i Caduti del paese in occasione del centenario della Grande Guerra. Nel maggio 2015, con l’aiuto del gruppo di Sant’Eurosia, verrà organizzata una mostra sulle vicende belliche e le storie dei nostri soldati Caduti.

TRIESTE – Il monumento alla Penna

Dopo un accurato restauro è stato inaugurato a Trieste il monumento alla “Penna dell’Alpino” (nella foto), alla presenza dei soci ANA e delle rappresentanze di altre Associazioni d’Arma. Il monumento venne eretto presso la cella in cui era detenuto Guglielmo Oberdan prima dell’esecuzione.

SICILIA – Gli Alpini a Montagnareale

Il raduno della sezione Sicilia, organizzato dal gruppo di Messina in sinergia con l’amministrazione comunale, ha avuto luogo nella cittadina di Montagnareale (Messina). Dal palazzo comunale gli Alpini hanno raggiunto la chiesa madre, dove il vescovo di Patti, mons. Ignazio Zambito, ha celebrato la Messa domenicale.

Alla foiba di Basovizza

Lo scorso 10 febbraio, per la celebrazione del “Giorno del ricordo”, sul piazzale antistante la Foiba di Basovizza si sono schierati oltre 400 Alpini con 26 vessilli sezionali delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia. Molti i gagliardetti dei Gruppi e numerose anche le rappresentanze delle altre Associazioni d’Arma, degli esuli, dei parenti degli infoibati, della Lega nazionale di Trieste e di varie Associazioni patriottiche.

“Mai daur” a Gemona e Tarvisio

L’associazione “Mai daur” e la sezione ANA di Gemona, l’11 e 12 aprile, organizzano il 4º raduno del battaglione Gemona, secondo il seguente programma:

I 9.000 di Cargnacco

L’11 settembre 1955 veniva solennemente inaugurato il Tempio di Cargnacco (Udine) intitolato alla Madonna del Conforto e dedicato ai Caduti e Dispersi della campagna di Russia. La realizzazione dell’opera, tra le prime di questo tipo a nascere nel dopoguerra, fortemente voluta da don Carlo Caneva, cappellano militare degli alpini in Russia e poi parroco di Cargnacco, realizzava il desiderio dei pochi fortunati sfuggiti alla tragedia, di avere un luogo in cui raccogliersi, nel ricordo di chi non era “tornato a baita”.

Il ponte che unisce

È stato ribattezzato “Sewa” - che vuol dire unità in lingua locale - il ponte costruito a Bangui dal Genio militare italiano in missione in Africa. I 24 metri di metallo, questa la lunghezza del manufatto, riunisce tre zone della capitale centrafricana che dal 2010 erano divise a causa del crollo della struttura che superava un ampio canale idrico.

Grazie, caro Alpino!

Grazie di cuore a lei e alla sua Redazione, tutta e senza eccezioni. Ho appena finito di leggere (non di sfogliare, come facevo fino a qualche anno fa) il numero di gennaio 2015 e mi è piaciuto molto, dall’inizio alla fine. Ho sentito il bisogno di dirglielo.

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