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domenica, 15 Giugno 2025

Quelle sacche di pregiudizio

Sono un caporal maggiore alpino, scaglione 3º/’86, fiero di essere alpino e altre svariate cose, ma soprattutto consapevole di essere un uomo che fa parte di una comunità cittadina e parrocchiale in cui è parte attiva. La premessa è doverosa, in quanto ho letto spesso sul suo e nostro bel giornale le lamentele di tanti fratelli alpini che ai funerali non sono stati “onorati” con la Preghiera dell’Alpino, o con il picchetto per incomprensioni con l’officiante.

Quello che il Piave racconta

La 90ª Adunata celebra quest’anno la sua storia sulle rive del Piave. Non importa se al di qua o al di là, se a destra o a sinistra. Questa è materia per i benevoli sfottò di chi popola le sue sponde. Per i fatti qui accaduti e per la coscienza civile del Paese, il Piave fu il sussulto di coscienza dopo la sconfitta di Caporetto. Come ha scritto il giornalista Cazzullo, qualche tempo fa, «furono il Piave, il Grappa a trasformare una guerra che era meglio non fare, in una guerra fondativa. 

Non solo monumenti di pietra

Sono stato a Caporetto. Un’esperienza profondamente toccante che ha suscitato in me un forte desiderio di condivisione. Raggiungiamo Cividale del Friuli con un cielo grigio e piovoso. Proseguendo oltre il confine arriviamo a Kobarid, Caporetto nella Prima Guerra Mondiale.

Luci e ombre

Sono un artigliere da montagna e mi riferisco all’editoriale di febbraio. Concordo in buona misura con le considerazioni iniziali ed in particolare con l’esortazione rivolta verso le nuove generazioni “per educarle a frequentare la Storia”. Proprio per il rispetto della storia che, per onestà intellettuale, non si può studiare ignorando capitoli scomodi, mi permetto di ricordare che la nostra “millenaria civiltà cristiana” (che suona molto bene) è anche caratterizzata da vergognose ombre lunghe secoli e attribuibili alla religione cristiana.

Milano non dimentica

Il mese d’agosto è, o dovrebbe essere, l’occasione per recuperare quel lembo di vita che, essa stessa, con i suoi doveri, necessità, costrizioni e quant’altro, ci costringe date le circostanze, a non gustare pienamente delle grandi e piccole cose di ogni giorno.

PISA – LUCCA – LIVORNO – La grande mondinata alpina

Oltre mille persone, quattro quintali di castagne distribuite e la mongolfiera, fornita dall’associazione “Wind&Fire” di Fragneto Monforte (Benevento) - conosciuta in tutta Europa nel suo settore - presa d’assalto da più di 500 persone, bimbi inclusi. Insomma, la “grande mondinata alpina”, svoltasi a Piano di Coreglia, è stata un successo senza precedenti ed è riuscita a portare in paese molta più gente rispetto alle passate edizioni. 

Le ali di Cino

Il 23 marzo scorso se n’è andato Cino Tortorella, noto a tutti per il suo personaggio televisivo più famoso, il bonario Mago Zurlì, nei panni del quale condusse per tanti anni lo Zecchino d’Oro in tv. Non sono però in molti a sapere che Cino (Felice) era stato anche alpino, anzi, un alpino “con le ali”! Il suo servizio di leva lo fece, infatti, nel lontano 1954, nel primo plotone alpini paracadutisti della brigata Taurinense.

Motore alpino…

Grande, grandissima stagione di Giandomenico Basso, il pilota di Cavaso del Tomba che, in un crescendo rossiniano, lo scorso mese di ottobre a Verona, si aggiudica il Campionato Italiano di Rally alla guida di una Ford Fiesta R5, alimentata a gas per la prima parte della stagione, per poi tornare alla più classica alimentazione a benzina. Giandomenico Basso, da pronunciare tutto d’un fiato quasi fosse uno scioglilingua, alla fine di una stagione massacrante ma dall’epilogo indimenticabile, è riuscito a sbaragliare la folta e agguerrita concorrenza bissando il successo del 2007 a suggellare così una carriera fin qui prestigiosa ma che, vista la determinazione e la professionalità del pilota, promette altri grandi traguardi ambiziosi. 

Ammassamento, che brutta parola

Sul numero di gennaio de L’Alpino ho letto con piacere l’articolo del Capogruppo di Gorgonzola intitolato “L’espressione andare avanti”, che io condivido con molto piacere. Recentemente anche il parroco del mio paese l’ha fatta sua nel funerale di un nostro associato e noi presenti ci siamo commossi. Però le voglio far notare che c’è una parola nel gergo alpino che non so come descrivere da quanto mi è antipatica.

TORINO – Sempre pronti!

Gli alpini del Gruppo di Santena, fedeli al loro motto “Sempre prunt se a’ niè damamca” (sempre pronti se ce ne è bisogno), ha festeggiato il suo 85º anno di fondazione. Protagonista insieme alle tante penne nere c’era, immancabile, il grande tricolore a testimoniare l’amor di Patria. Due giorni vissuti intensamente, iniziati con la Messa per ricordare gli alpini del Gruppo “andati avanti”. Sono così ritornati in mente tanti volti, i vari aneddoti e i tanti sorrisi dei soci che con amicizia, impegno e lavoro hanno scritto la storia del Gruppo.

COMO – Le nostre glorie

Nella Sezione di Como ci sono tre persone speciali a cui siamo molto legati. È un regalo, ogni volta che abbiamo il piacere di trascorrere del tempo con loro. Una tra loro è la signora Aurelia Valassi, nata a Pola nel 1920. La sua famiglia, perché italiana, fu costretta dai titini alla fine della guerra ad abbandonare tutto e, con un fortunoso viaggio in treno e poi in camion, a rifugiarsi presso alcuni parenti in provincia di Varese. 

TORINO – I nostri veci

Il Gruppo di Orbassano è stato fondato nel 1936 dal serg. maggiore Giacomo Ratto (1891-1953). Tra tutti i soci ce ne sono quattro che consideriamo speciali. Sono Vittorio Maddio classe 1923, Aldo Ferretti classe 1924, Remo Fiore e Alberto Virano entrambi della classe 1925.

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