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In breve
Notizie in breve.
Denigratori dell'Unità d'Italia
Pur essendo d’accordo sull’Unità dell’Italia, devo precisare che la prima Medaglia d’Oro in assoluto, il carabiniere Giovanbattista Scapaccino, fu ucciso dai mazziniani, come i padri Domenicani uccisi a Roma nel 1848/’49 o i circa 27 morti innocenti causati dalla bomba messa da Monti e Tognetti a Roma nel 1867 (condannati a morte l’anno dopo) mentre Garibaldi si avvicinava a Mentana dove fu sconfitto dalle truppe papaline e francesi. Fino a che non si avrà il coraggio di dire la verità storica ci saranno sempre dei denigratori dell’Unità.
Dino Zuccherini - Padova
Aiuti alle famiglie dei Caduti
Abolita la leva, ci sono gli specialisti. Parlando con alcuni “nipoti” (soldati in servizio) li trovo molto preoccupati per il rischio che comportano le attuali missioni all’estero. Le famiglie dei Caduti o feriti ricevono dallo Stato un aiuto economico esiguo.
Lo Stato e il volontario bistrattato
Il gruppo alpini di Mantova, sempre impegnato in iniziative di solidarietà e Protezione civile, sentiva l’importanza di possedere una sede, in un contesto socio-territoriale ben diverso da quello delle regioni a vocazione alpina. Dopo varie richieste ci furono concessi dal Ministero due locali presso l’attuale Circolo unificato di Presidio dell’Esercito di Mantova, due locali da ristrutturare. L’agenzia del Demanio di Milano ci aveva informato - seppur a titolo provvisorio - che il canone di concessione - era stato calcolato in euro 530 annui.
Mininaja = alpini?
Il ministro della Difesa ha istituito la “mininaja” e l’adesione al progetto ha superato le più rosee aspettative. I ragazzi che hanno partecipato possono iscriversi solamente in qualità di “amici degli alpini” in quanto il nostro Statuto prevede il minimo di due mesi di permanenza nel Corpo degli alpini per poter essere iscritti come soci ordinari. È giusto e corretto che vi sia questo paletto, però la limitazione era stata posta quando esisteva ancora la naja e non sussisteva il problema della riduzione delle Truppe alpine.
L'Adunata a Bolzano
Conosco bene l’Alto Adige. In vacanza lassù fin da piccolo, ho svolto pure il servizio militare. Da tempo ci lavoro con un mio ufficio. Posso dire che gli altoatesini/sudtirolesi sono gente molto seria e non odiano gli italiani.
Poesia d'autore ignoto
Invio una poesia (autore ignoto) e tramandata oralmente da madre in figlia, dal titolo: Madre di un Caduto. “Curva dagli anni, lenta la vecchietta / col velo nero in capo ed impresse in fronte / d’un perenne dolor le vive impronte / s’avvia solinga all’erma chiesetta. / Entra ed innanzi l’altar di Maria / prega sommessa …”.
Pietro Siviero – gruppo di Cassola (Sez. Bassano del Grappa)
Il Tricolore con lo stemma dei Savoia
Ho partecipato il 17 marzo 2011 all’alzabandiera eseguita alla sede della sezione milanese della nostra Associazione e mi son chiesto per l’ennesima volta perché mai ci si ostini a tenere il simbolo della nostra Unità Patria mutilata della sua composizione originale. Nato con lo stemma di Casa Savoia, quel simbolo fu fatto parte integrante della composizione dello stendardo alla pari coi tre colori.
La Madonna del Rocciamelone
Leggendo sul numero 2/11 de L’Alpino la didascalia della bella foto di pagina 21 ho notato che è indicato il 1889 come anno di collocazione della grande statua della Vergine sul Rocciamelone (Valle Susa). La data esatta è 1899.
Dino Stella - Gruppo di Velo d’Astico (VI)
Il colonnello Signorini
Dal giorno della distruzione del “Verona” (durante la ritirata di Russia, n.d.r.) ci fu una riunione di tutti i generali e colonnelli per parlare della situazione. Non ricordo chi parlò di arrendersi. Ricordo che il colonnello Signorini disse: “Io, prima di arrendermi, devo parlare con i miei ufficiali. Vi dirò la mia decisione domattina”.
Quel mio cappello alpino
A pensarci bene solo oggi mi rendo veramente conto che quel mio grande amore per la montagna, quel desiderio di vivere appena possibile, anche se per breve tempo, tra i suoi grandi silenzi che paiono a volte infinite pause di esistenza dove la parola preferisce lasciare il passo ai fatti, quella tenace aspirazione di riuscire un giorno a scalarne le diritte pareti sino a raggiungere le loro vette, mi erano sorti sin da bambino, quando vivevo con mia madre, allora maestra elementare, in quei villaggi o piccoli gruppi di case persi fra i monti e i boschi dell'Appennino tosco-romagnolo, per raggiungere i quali ci voleva qualche ora di buon cammino montanaro e dove d'inverno la neve era tanto abbondante, che spesso per qualche giorno non si poteva uscire di casa.