L’Adunata, momento educativo
L’iscrizione vale ovunque
Un sasso nell’acqua
Un parere sulla naja
Vorrei far notare al signor Manfredi che un linguaggio più pacato (oserei dire più civile… sottile veleno…sprovveduto nostalgico…clima pessimo nelle caserme) non solo avrebbe giovato di più alla sua tesi, ma sarebbe stato anche più aderente alla realtà. Senza pensare di ripristinare il servizio di leva, io penso che far svolgere quattro mesi di naja (a uomini e donne) potrebbe fare solo bene.
Un sogno realizzato
Con grande emozione e un pizzico di orgoglio sono riuscito a far mettere a quel grande uomo e nostro papa Francesco il 5 marzo 2014 il mio cappello alpino. Quando sono nato nel 1946 sono stato tenuto a battesimo il 22 maggio da mio zio materno che si chiamava Savoia Francesco, da qui il mio nome, il quale come alpino fu coinvolto della sacca del Don a Nikolajewka.
Traditore mai
Sono un amico degli alpini. Mi ha colpito la lettera apparsa sul numero di febbraio, nella quale lo scrivente approva la definizione di traditore affibbiata a Cesare Battisti. Se così fosse, sarebbe in ottima compagnia assieme a Nazario Sauro, Fabio Filzi, Damiano Chiesa e migliaia di altri fuoriusciti che hanno rischiato da subito la vita per scappare verso l’Italia, sapendo che in caso di cattura sarebbero stati immancabilmente giustiziati.
Verità storica e onestà intellettuale
Lo scritto del sig. Dorna relativo al sacrificio di Cesare Battisti, bestemmiato come traditore, pubblicato su L’Alpino di febbraio, mi sembra la fotocopia dell’Imperial Regio governo austriaco. L’argomento tuttavia è di tale importanza da meritare, quanto meno per ragioni di reciprocità, anche la pubblicazione della versione italiana. E allora ci provo io, pur consapevole della mia pochezza, per cercare di chiarire la vicenda sotto un profilo più sereno e alto, storico e culturale.
Ci sei o ci fai?
Non ho ancora capito se ci sei o se ci fai. Rispondendo a quell’ingenuotto di Gian Paolo Cazzago che dice cose scontate, politicamente corrette (usando, come si dice ora, il linguaggio populista!). Non ti è passato per la testa che magari si senta in dovere di farlo con il cappello alpino perché con il nostro dire lo abbiamo educato male? A incominciare da te stesso quando, sulla stessa pagina, rispondi a Renato Dorna e, con il punto interrogativo, chiedi se fu tradimento.
Ideali associativi
A pensar male si fa peccato ma si indovina, diceva uno che la sapeva lunga. Correrò il rischio, perché mi sbaglierò di sicuro, ma il tono della tua risposta non mi piace per niente, e non solo per la excusatio non petita sul buonismo ecumenista, che è, evidentemente, un pessimo esordio.
Grazie direttore
Le scrivo per ringraziarla moltissimo per aver pubblicato la foto di nostro padre Francesco Molinelli su L’Alpino di settembre 2016, che commemorava il centenario delle battaglie per la conquista del Cauriol, avvenuta nell’agosto 1916.
Incredibile ma vero!
Caro direttore sono figlia di un alpino della Julia, classe 1922, nonché reduce di Russia e partigiano a Marostica, moglie di artigliere alpino, madre di alpino trasmissioni e volontario di Protezione Civile con svariati dimostrabili interventi, avevamo anche due cani che con il figlio facevano ricerca persone scomparse. Non mi dilungo oltre.
Il sogno di una “baita”
Son certo che mi perdonerai se approfitto del nostro giornale per rivolgere una richiesta di aiuto a tutti i nostri fratelli alpini. Mi chiamo Gianni Ruga e ti scrivo a nome del Gruppo di Bernareggio, Sezione di Monza del quale sono Capogruppo. Siamo un Gruppo molto giovane, nato nel 2011, e abbiamo la necessità di costruire una “baita” che ci permetta di fare vita associativa e organizzare le nostre manifestazioni.