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mercoledì, 7 Maggio 2025

Incontri ravvicinati

Come una fantastica macchina capace di viaggiare a ritroso nel tempo, così decine di migliaia di alpini tornano nel periodo dorato dei vent’anni in una provincia che li vide sui sentieri di questi monti con in spalla lo zaino che oggi è solo carico di ricordi. Tutto sarà attuale, a Bolzano e nelle altre città e nei paesi la cui storia si confonde con quella dei reggimenti, dei battaglioni e dei gruppi alpini che hanno ospitato. 

Emergenza

Emergenza. Ormai questa parola ha perso ogni significato. Sbarchi di clandestini, carceri sovraffollate, rifiuti, spread, malavita, malcostume o calamità e potremmo continuare con le opere d’arte fino alle pale per lo sgombero delle strade e tutto diventa emergenza. Pochi centimetri di neve bastano a paralizzare la capitale e a far tremare i palazzi. Cose da far uscir di senno le persone di buon senso, ma tranquilli: fra qualche mese le azalee di Trinità dei Monti riporteranno serenità sui colli della Città Eterna.

L’incanto magico del Grappa

Dapprima un tremito di freddo, poi la bruma… infine l’aria, quell’aria che ha modellato i fianchi delle montagne, che ha scavato le rughe profonde dei nostri veci; quell’aria che ha inciso tracce indelebili nel mio modo di essere connotando la mia identità ed attivando quei processi che mi riportano alle origini con umiltà e gratitudine. E da lassù il mio sguardo si perde verso quel mondo in cui ho imparato a leggere la realtà, a vivere il tempo, ad alimentare quel sentimento di appartenenza che unisce le penne nere di oggi e di ieri.

Se vincono gli egoismi

Apocalisse, baratro, default, insolvenza, fallimento... e via drammatizzando, sono i termini che sentiamo ripetere da troppo tempo ormai sulla crisi economica che attanaglia soprattutto i Paesi dell'Europa e il nostro Paese in particolare. Ma c'è un'altra crisi che incombe, ed è quella del progressivo mutamento delle condizioni climatiche della terra, provocato dai gas di scarico, che pare non interessi quasi nessuno anche se i segni e le conseguenze sono evidenti. Questi due flagelli hanno origini e caratteristiche parallele: sono il frutto di egoismi e di interessi particolari di governi e nazioni ma pur sempre, nel panorama mondiale, particolari nel senso che di volta in volta ogni possibile soluzione ciascuno si aspetta che la trovino gli altri. Si è appena chiuso il vertice di Bruxelles con i rappresentanti di 27 nazioni: era definito il più importante degli ultimi vent’anni.

L’ottimismo dell’essere Alpini

Non staremmo diventando troppo seri? Certo il momento è grave, tutto sembra andare a rotoli, ma, se continueremo ad essere quelli di sempre potremo sperare. Una volta avevamo una serenità diversa, non tanto perché il mondo che ci circondava era migliore, ma perché i nostri “veci” sapevano guardarlo con gli occhi della speranza, con ottimismo.

Legalità, valore civico e impegno associativo

Indelebile rimarrà il ricordo del mio giuramento: intere giornate di addestramento formale, alla ricerca della perfezione che avremo dovuto pubblicamente mostrare, urlando all’unisono il solenne impegno di fedeltà alla Patria. Quel “lo giuro!” convintamente gridato, ci trasformava in militari ad ogni effetto e soprattutto ci rendeva alpini: da allora le mostrine verdi presero il posto delle stellette sui baveri delle nostre giacche.

Il senso dello Stato

Che si fa, dunque, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia? Si smantella la memoria della nostra storia, di ciò che eravamo, di ciò che siamo. Via, dunque, l’ormai anacronistico 2 Giugno festa della Repubblica, via il 1° Maggio festa del Lavoro – tanto, ormai manca sempre di più – e via anche il 25 Aprile. E magari anche altre ricorrenze: cosa saranno poi mai, questa Liberazione e questa Giornata delle Forze Armate!

La nostra frontiera

Quante volte abbiamo cantato con convinzione: valore alpin difendi sempre la frontiera. Oggi le frontiere si passano senza controlli e i paesi che ci circondano sono amici, alleati, fanno parte di un contesto che si confronta con realtà a livello mondiale. Ha ancora senso parlare di frontiere? Quelle degli atlanti, no. Eppure mai come in questi tempi ci troviamo impegnati a difendere il patrimonio più prezioso ereditato dai padri: l’alpinità.

La Storia ritrovata

Le premesse non erano certo incoraggianti: il programma delle cerimonie per i 150 anni dell’Unità d’Italia ha avuto...

Osare, per guardare avanti

C’è un presupposto che ci deve trovare tutti d’accordo: l’Unità d’Italia. Si tratta di un presupposto indispensabile, che comprende il senso di appartenenza, la necessità dell’ordine, della serietà e dell’impegno per la Patria. Se siamo uniti avremo la possibilità di affrontare meglio anche i quotidiani problemi che condizionano negativamente il nostro sviluppo e ricucire gli strappi provocati nella società dal diffuso decadimento morale.

150°: ha vinto il cuore

Rifioriti i tricolori. Sinceramente, ci speravo. Anche se, per la verità, le premesse non erano del tutto positive. Alla vigilia del 17 marzo, il giorno ufficiale per la celebrazione dell’Unità d’Italia, serpeggiavano non solo mugugni, ma aperte contestazioni, gesti poco consoni alla ricorrenza che si stava per ricordare. Invece è andata bene, per così dire.

I tricolori sono apparsi un po’ ovunque, in determinate zone non costituivano proprio una selva, ma tutto sommato sufficienti per poter affermare che l’amor patrio è sentito, nonostante i detrattori, e che il tricolore è nel cuore di moltissimi italiani. E dei giovani soprattutto. Nel Triveneto, c’era qualche apprensione in più.

L'Italia che non fa rumore

Il 17 marzo scorso, per la seconda volta in vita mia, ho comprato una bandiera italiana. La prima l'avevo acquistata nell'82 per i mondiali di calcio. Ventinove anni in meno e una coscienza civica più pallonara che altro, si prestavano ad uno sventolio che celebrava l'Italia campione del mondo.

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