I 9.000 di Cargnacco
L’11 settembre 1955 veniva solennemente inaugurato il Tempio di Cargnacco (Udine) intitolato alla Madonna del Conforto e dedicato ai Caduti e Dispersi della campagna di Russia. La realizzazione dell’opera, tra le prime di questo tipo a nascere nel dopoguerra, fortemente voluta da don Carlo Caneva, cappellano militare degli alpini in Russia e poi parroco di Cargnacco, realizzava il desiderio dei pochi fortunati sfuggiti alla tragedia, di avere un luogo in cui raccogliersi, nel ricordo di chi non era “tornato a baita”.
Il ponte che unisce
È stato ribattezzato “Sewa” - che vuol dire unità in lingua locale - il ponte costruito a Bangui dal Genio militare italiano in missione in Africa. I 24 metri di metallo, questa la lunghezza del manufatto, riunisce tre zone della capitale centrafricana che dal 2010 erano divise a causa del crollo della struttura che superava un ampio canale idrico.
Formazione continua
Prosegue il programma formativo rivolto alla componente della Protezione Civile ANA. L’incontro di Motta di Livenza ne rappresenta una tappa sostanziale, prima di tutto perché i volontari hanno potuto esaminare nel dettaglio la struttura operativa della Colonna Mobile ANA e anche per il notevole seguito. Sono intervenuti i rappresentanti di 62 Sezioni - tra coordinatori delle unità sezionali di Protezione Civile, presidenti e referenti sezionali - i coordinatori dei 4 Raggruppamenti, i referenti regionali, e i coordinatori delle diverse specialità.
«Avvanti Alpini!»
Nacque a Sampierdarena il 4 agosto 1860 a mezzanotte, e battezzato il giorno seguente con i nomi di Antonio Tomaso nella chiesa di Santa Maria della Cella e San Martino. Il padre Felice Cantore era un casellante ferroviario e la madre Maria Ferri, casalinga. Il piccolo Antonio vide la luce nel casello ferroviario che si trovava – e si trova ancor oggi, trasformato e abbandonato – nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria di via di Francia.
L’amico ritrovato
Questa è davvero una bella storia che ha il sapore del… miracolo! Grazie ad una fotografia pubblicata sul giornale sezionale della Valle Camonica, Americo Venturi ha riconosciuto Mario Tognoli. Settant’anni fa partirono insieme per la naja, prima al battaglione Edolo, 5º Alpini, poi Mario destinato al Tirano come sciatore e Americo, invece, in un altro reparto.
Il messaggio di Nikolajewka
COLICO
Monito e insegnamento per le nuove generazioni, ricordo di quanti hanno combattuto, memoria del passato per costruire il futuro. È questo il significato della cerimonia del 72º anniversario della battaglia di Nikolajewka, organizzata a Colico dall’omonima Sezione. La commemorazione ha avuto inizio domenica mattina in piazza V Alpini con l’alzabandiera alla presenza di un picchetto armato del 5º Alpini di Vipiteno e del vice comandante delle Truppe Alpine, gen. D. Marcello Bellacicco.
Tris di Rossi
L’80º campionato nazionale ANA di sci nordico si è tenuto sulle piste del Centro Fondo Campolongo- Altopiano di Asiago, Sette Comuni. Fino a una settimana prima si rischiava di dover annullare le gare per l’assoluta mancanza di neve. Solo dopo un’abbondante nevicata in quota l’organizzazione ha deciso di spostare il campo gare dalla “Millepini” del capoluogo altopianese a Campolongo, situato a 1.500 metri di altitudine.
Fratel Bordino sarà Beato
Andrea Bordino nasce a Castellinaldo (Cuneo) il 12 agosto 1922, terzogenito di una famiglia molto religiosa di quattro sorelle e di quattro fratelli. Andrea vive la propria giovinezza tra la casa, le vigne paterne e la parrocchia. Nel gennaio 1942 è chiamato alle armi e arruolato nel gruppo Pinerolo, 4º reggimento Artiglieria Alpina, Divisone Cuneense dove trova il fratello Risbaldo, rientrato dalla Campagna di Albania. Il 15 agosto partono insieme per il fronte russo. Non sono schierati in prima linea poiché il comando del 4º reggimento Artiglieria si installa a Sollonscki, un villaggio tra Valuiki e Rossosch. Caduti prigionieri nel gennaio 1943 i fratelli Bordino soffrono insieme la tragica ritirata per circa un mese.
La forza del gruppo
L’accensione del tripode da parte di Manfred Reichegger, campione di sci alpinismo del Centro Sportivo dell’Esercito, ha aperto ufficialmente la 67ª edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine, ritornati sulle nevi dell’Alta Val Pusteria, a San Candido, Dobbiaco e Sesto. In gara 1.550 atleti italiani e di altre 14 nazioni (Argentina, Bulgaria, Cile, Francia, Germania, Libano, Macedonia, Oman, Polonia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera e Ungheria). Concentrazione, tensione, agonismo, desiderio di successo. I Ca.STA sono tutto questo, ma hanno altre caratteristiche che li rendono unici: la condivisione, il gioco di squadra e il grande affiatamento senza il quale difficilmente si forma un buon amalgama, non solo tra gli atleti, ma - visto che parliamo di militari - anche tra uomini e donne che si troveranno ad operare fianco a fianco in delicate missioni.
Alla foiba di Basovizza
Lo scorso 10 febbraio, per la celebrazione del “Giorno del ricordo”, sul piazzale antistante la Foiba di Basovizza si sono schierati oltre 400 Alpini con 26 vessilli sezionali delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia. Molti i gagliardetti dei Gruppi e numerose anche le rappresentanze delle altre Associazioni d’Arma, degli esuli, dei parenti degli infoibati, della Lega nazionale di Trieste e di varie Associazioni patriottiche.
La Julia parte per l’Afghanistan
Gli alpini della brigata “Julia”, in partenza per una nuova missione in Afghanistan, sono stati salutati alla caserma Di Prampero a Udine. Alla cerimonia hanno partecipato il comandante delle Forze Operative Terrestri, gen. Alberto Primicerj, il comandante delle Truppe Alpine gen. Federico Bonato, il sindaco di Udine Furio Honsell e il prefetto Provvidenza Delfina Raimondo. L’Associazione Nazionale Alpini ha portato l’in bocca il lupo per la delicata missione con il vice presidente Angelo Pandolfo e alcuni consiglieri nazionali che hanno scortato il Labaro dell’ANA.
La Madonnina del Grappa
Il 4 agosto 1901 il patriarca di Venezia S.E. Giuseppe Sarto, divenuto qualche anno dopo Papa Pio X, benediceva la statua della Madonna con Bambino collocata sopra un sacello eretto sulla cima del Monte Grappa: una testimonianza religiosa che, come tante croci che dominavano le più importanti vette dell’arco prealpino, aveva anche lo scopo di contrastare l’anticlericalismo che dilagava tra la borghesia dei principali centri pedemontani, in questo caso Bassano.