Ricordare le foibe

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    È stata celebrata, molto in sordina, la giornata in ricordo delle foibe: nel maggio del 1945 l’Italia festeggiava con gli angloamericani la fine della guerra, ma a Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Zara la liberazione era ben lontana.

    Le truppe titine entravano nelle città al grido di “Trst je nas”, Trieste è nostra, pretendevano di annettere alla Jugoslavia le terre di confine fino a Cormons (Udine) e davano il via ad una nuova sanguinosa invasione. Nella sola notte del 3 maggio a Gorizia vennero deportati ben 600 capifamiglia di cui si persero le tracce. Una storica slovena, Natascia Nemec, riuscì nel 2005 a trovare e divulgare la lista e il destino atroce di 1.048 deportati; esattamente tre ore dopo veniva licenziata in tronco. Decine di migliaia i cadaveri di italiani finiti nelle foibe; è stato un caso di pulizia etnica che nulla aveva a che vedere con le idee politiche delle vittime: a Pola finì nelle foibe oltre la metà dei membri del CLN colpevoli di considerare italiane quelle terre, 350mila furono gli italiani costretti all’esodo da terre che occupavano da secoli. Nella loro fuga sono stati coperti di ingiurie, di umiliazioni: a Bologna i ferrovieri intimavano al treno dei “fascisti” di allontanarsi se non si voleva uno sciopero generale, e gente che per fare 400 km era stata due giorni in treno, in vagoni sigillati, ha continuato la sua odissea senza cibo né acqua; la stessa Bologna, 23 anni dopo, chiedeva inutilmente agli alpini lì convenuti per il raduno nazionale di non far aprire la sfilata dagli alpini di Pola, Fiume e Zara, a dimostrazione dell’odio ancora latente contro chi si era permesso di fuggire dal paradiso comunista. Odio che ancor oggi si manifesta in mille modi: a Roma il monumento alle foibe è stato imbrattato e sono stati distribuiti volantini anti italiani; inoltre, la giunta comunale ha annullato tutti i viaggi degli studenti in Istria e Dalmazia. Ad Albano Laziale i giovani dei centri sociali hanno indossato magliette con su scritto “I love foiba”; a Pisa e a Genova le lapidi per i Martiri delle Foibe sono state danneggiate, a Monza è stata invitata alle commemorazioni la negazionista Kervesan (come invitare alle commemorazioni della Shoah qualcuno che dica che gli ebrei si sono suicidati col gas), a Lucca è stata organizzata una visita dei ragazzi all’isola di Arbe; naturalmente non si va ad Arbe ma a Rab (nome slavo) “nei luoghi teatro della repressione fascista degli slavi”. E ancora: a Firenze giovani dei centri sociali contestano il musical “Magazzino 18” dedicato alle foibe e tentano di impedirne la recita; non c’è solo l’inciviltà dell’intolleranza, c’è un preciso messaggio intimidatorio teso a dissuadere chi vorrebbe saperne di più, e la Rai si allinea: garantisce la trasmissione del musical la sera del 10 febbraio ma lo sposta alle 23, ben lontano dalla prima fascia, così sono stati in pochi vederlo e a ricordare che le tragedie hanno come colpevoli tutti gli estremismi, nessuno escluso. Chi all’epoca era adulto oggi non c’è più; chi come me all’epoca era bambino si riconosce nei piccoli che l’iconografia del tempo ritrae infagottati, con gli occhi sbarrati, ben stretti alla mamma che insieme a noi pregava, tutte le sere, perché ci fosse dato il bene di rivedere papà; cosa che fortunatamente per noi si è avverata, per molti altri no. Per questo deve vivere la giornata del ricordo: non per rinverdire risentimenti, ma per rimarcare la condanna per tutte le violenze, che hanno devastato e continuano a devastare la grande Casa Comune, e pregare perché chi vive di odio rimanga isolato.

    Norberto Ferretti – esule da Pola

    Non c’è bisogno di aggiungere molte parole a questa lucida e preziosa testimonianza. Purtroppo, caro amico, non tutte le verità hanno le stesse gambe. Qualcuna corre anche troppo, mentre altre arrancano, sopraffatte da chi non ha interesse e rispetto per la verità. Forse il giorno in cui non avremo più condizionamenti ideologici nel raccontare la storia sarà troppo tardi per rendere giustizia morale a chi ha pagato lo scotto della persecuzione, ma almeno sarà il giorno in cui avremo liberato gli animi dalla tentazione dell’omertà e della menzogna. La strada è ancora in salita, ma almeno si è imboccata. Per essere precisi ricordo che il programma di Cristicchi è stato mandato in onda a mezzanotte.