Grandissima delusione ho provato lo scorso agosto, quando assieme ad altri tre commilitoni mi sono recato a Belluno per partecipare al terzo raduno anniversario della disciolta brigata Cadore. Desideravamo visitare i locali dove abbiamo svolto il nostro servizio di leva, caserma Salsa, 7º reggimento, 1965/66. La visita alle caserme era concessa per solo due ore. Non si poteva accedere alle camerate, alla mensa, al vecchio spaccio, al corpo di guardia, all’infermeria, alla guardina denominata Bristol e a tutti i gli altri locali che erano stati la nostra casa per circa quindici mesi di naia. Non è rimasto per ricordo una scuderia, non la mascalcia con fucina attrezzi del maniscalco e ferri per muli, né un metro di filare dove 85 alpini conducenti effettuavano la brusca e striglia a 110 muli, otto cavalli di Avelengo (Bolzano) e l’asinello Gustavo. Non è così al museo che ricordo presso la ex caserma del Savoia Cavalleria, a Pinerolo, dove oltre a scuderie, attrezzi e accessori ci sono alcuni cavalli imbalsamati.
Gabriele Milan Ventimiglia (IM)
L’idea del museo mi piace. Per il resto la risposta è nella tua lettera: le caserme erano la nostra casa . Non lo sono più.
Pubblicato sul numero di marzo 2010 de L’Alpino.