Gli alpini del 9º reggimento, quando non sono impegnati in missioni all’estero, come quella di questi mesi in Afghanistan, durante l’anno svolgono le cosiddette attività escursionistiche di specialità: ascensioni, arrampicate su parete naturale, movimenti tattici in zone di alta montagna nel meraviglioso e incontaminato scenario del Gran Sasso e dei monti della Laga. Scrive dal teatro operativo il maresciallo Bisegna: Siamo orgogliosi di questa missione. Sappiamo che stiamo facendo il bene della popolazione afgana. Ma ci mancano le belle montagne dell’Abruzzo. Un elemento accomuna le nostre arrampicate al lavoro di ogni giorno qui in Afghanistan: la fatica, il sudore e quella strana sensazione di disagio e apprensione. Le stesse sensazioni che si avvertono in parete si provano quando usciamo dalla nostra base per recarci in pattuglia . E aggiunge il caporal maggiore Stortini: Qui, però, la corda è costituita dall’affiatamento del team e l’addestramento rappresenta i chiodi che ci tengono saldamente ancorati alla parete .
Giuseppe Genovesi
Le parole e i fatti. I nostri alpini in Afghanistan non stanno giocando’, discutendo, ipotizzando. Sono in teatro di guerra. Anche il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto che sono bravi. In bocca al lupo, ragazzi. Sognate pure le montagne d’Abruzzo. Un giorno anche quelle afgane, con il vostro sudore e i vostri sacrifici, saranno lì, ci auguriamo, solo per farsi ammirare.
Pubblicato sul numero di settembre 2010 de L’Alpino.