Ci voleva una mostra per inquadrare al meglio la presenza degli alpini in Alto Adige in occasione dell’Adunata nazionale. Di qui una felice intuizione del vice presidente della Giunta della Provincia autonoma Christian Tommasini di trasformare in un libro di storie, testimonianze e immagini un patrimonio di memoria che altrimenti sarebbe andato perduto per sempre. Il bel libro del giornalista e scrittore Paolo Valente e del fotografo Nicolò Degiorgis, dal titolo “Alpini – Un racconto contemporaneo”, apre uno spaccato della famiglia tipo degli alpini: della famiglia, perché l’alpino non è mai solo nelle sue esperienze, tramanda valori, evoca ricordi, plasma la famiglia in un certo modo, che è quello d’essere alpino. Ci sono tante testimonianze. Ricordi, aneddoti che ci portano indietro nel tempo, agli Anni Venti, alle prime presenze degli alpini a Bolzano, agli anni della guerra e della difficile convivenza.
Sono altrettante lezioni di pedagogia sociale e civile, come questa – valga per tante altre – scritta dal nostro presidente nazionale Corrado Perona: “Sono figlio di un combattente della guerra ’15-’18. Mio padre era alpino: ha cominciato sul monte Nero, Matajur, valli del Natisone. Poi è andato a finire sul Pasubio. Gli hanno portato via un ginocchio ed è rimasto con la gamba rigida. Non ha mai detto a qualcuno dei suoi quattro figli: disprezzo quelli là. Quelli là erano di fronte a noi perché svolgevano un servizio uguale identico al nostro. La guerra giusta non è mai esistita, è sempre sbagliata perché si ammazzano solo degli uomini. Mio padre non mi ha mai insegnato a odiare quello che era il suo avversario di allora. Mai. Sono contento di essere cresciuto così”. Come Giuseppe Lazzati, come Josef Mayr-Nusser. Ecco perché questo libro ci voleva.
È stato presentato nel contesto dell’inaugurazione di una bella mostra delle Truppe alpine – che rimarrà aperta fino al 1° giugno – curata dalla Provincia in collaborazione con il Comando Truppe alpine: un film dagli alpini di ieri a quelli di oggi dal quale si desume che il loro lo spirito non è cambiato. “Con questa mostra – ha detto il vice presidente Tommasini – vogliamo testimoniare la nostra stima e il riconoscimento che abbiamo avuto e abbiamo negli alpini.
Questo è il loro anno – ha proseguito – vogliamo far conoscere ai tre gruppi etnici della nostra provincia – italiano, tedesco ladino – il ruolo sociale svolto dagli alpini e i loro valori”. Il generale Alberto Primicerj ha espresso la sua gioia “perché sono l’unico comandante degli alpini che ha avuto la possibilità di ospitare l’Adunata: è un grande onore, mi sento privilegiato”. Ed ha aggiunto: “Questo è un momento epocale perché sarà una festa di tutti”. Dopo aver portato il saluto del presidente Perona e del Consiglio Nazionale, il vice presidente vicario Sebastiano Favero ha ringraziato la Provincia e il Comune di Bolzano (erano presenti anche l’assessore provinciale ai Lavori Pubblici Florian Mussner e il sindaco Luigi Spagnolli) per tutte le iniziative messe in atto per far conoscere gli alpini e accogliere i tanti che ricordano questa terra per le sue bellezze.
Gli alpini – ha proseguito sono usi dare solidarietà senza chiedere nulla: lo testimoniano le migliaia di alpini accorsi a dare aiuto nell’Abruzzo terremotato, la costruzione del villaggio di 33 case e una chiesa, la casa demotica per Luca, il giovane alpino paralizzato per le ferite riportate in Afghanistan, i soccorsi durante l’alluvione in Liguria. Con questo spirito – ha concluso – saremo a Bolzano, insieme a voi, in questa provincia, senza confini”. La serata è stata allietata dai canti del coro Rosalpina.