Ci sono alcuni fatti che mi hanno colpito in questi ultimi tempi. In Gran Bretagna stanno approntando una legge che obbliga a sospendere le medicine agli anziani che ne abbiano già beneficiato troppo negli ultimi anni e che si consideri abbiano raggiunto un’adeguata aspettativa di vita, ovvero, come recita la legge «quando l’anziano non rappresenta più un beneficio complessivo per la società». Tradotto: siamo alle vite di scarto, alle vite senza valore. In Belgio è entrata in vigore la legge sull’eutanasia applicata ai minori consenzienti, se affetti da malattia grave e irreversibile. Hanno chiesto ad uno psichiatra quale libertà di decisione possa avere un bambino di cinque anni. Lapidaria la risposta: un bambino gravemente malato può avere la maturità di un adulto. Anche qui, come sopra, la logica è identica.
Ci sono vite senza valore, che rappresentano solo un costo sociale. Ho tra le mani lo Standard per l’educazione sessuale nella scuola emanato dall’Ufficio Cultura della Comunità Europea per gli Stati membri. Leggo cosa insegnare ai bambini: da zero a quattro anni informarli sul piacere della masturbazione, così tra i quattro e i sei anni, tra i sei e gli otto… e via di seguito. A sei anni poi va spiegato l’amore con persone del proprio sesso, a nove la contraccezione e la pianificazione di carriera e gravidanza… Freud direbbe che a quell’età siamo ancora in stato di latenza sessuale, ma per i moderni pedagogisti l’educazione affettiva deve essere molto simile alla ginnastica. La vita non vale per le sue relazioni, ma per il principio soggettivo del piacere.
Per ragioni di spazio vi risparmio il seguito, ma ognuno di voi lo può facilmente verificare scaricando il testo da internet. Mi hanno colpito molto le parole di una canzone sanremese. Talvolta l’arte, col suo linguaggio particolare, dice cose estremamente importanti. Canta Renzo Rubino: «Ora che stai impazzendo, fermati e datti un voto. Affondo lentamente e non me ne accorgo. La mia vita è senza bellezza. Fermati e datti un voto…». È un ritornello che incalza: fermati e datti un voto! Fermarsi e darsi un voto è niente più di un invito a prendere coscienza di ciò che ci sta accadendo e delle responsabilità che dovremmo assumere davanti alla storia. Si era al CISA dello scorso anno a Vicoforte. Serpeggiava, da parte di alcuni, una certa idea, ossia che i nostri giornali non dovrebbero fare opinione.
L’ANA si diceva è fatta di tanta gente con idee diverse, quindi giusto non privilegiare alcun punto di vista. Ricordo che per creanza ed anche con un po’ di umiltà mi mordevo la lingua. C’è sempre qualcuno pronto a far il segugio per snidare l’eventuale moralista, mettendosi in cattedra a far la morale. La morale della libertà, fine a se stessa e spinta all’eccesso, fino a confondere il pluralismo col relativismo. Il primo, si sa, prende in considerazione ogni cosa e ne discute serenamente. Il secondo insegna che non esiste alcuna verità cui fare riferimento. Credo invece che le questioni citate un po’ sopra mettano sul piatto un grande interrogativo: che valore ha la persona nella cultura contemporanea?
In un tempo nel quale si misura tutto in termini economici (solo l’altro mese si quantificava in euro anche il valore del nostro patrimonio culturale), in termini di Pil e di spread finanziario… sta entrando l’idea che la stessa persona vada misurata in termini di forza fisica, mentale, col metro dell’età, della capacità produttiva, dell’autonomia. Insomma una scala economicistica che misura l’uomo con le categorie della salute, dell’efficienza e dell’autosufficienza.
Penso al Corpo degli Alpini. Siamo cresciuti sentendoci dire che siamo un Corpo. E basterebbe questa parola per insegnarci che tra di noi e nella società non ci sono “pezzi” da buttare, presenze di scarto, presenze inutili. Anzi ci hanno insegnato che il sacrificio e la saggezza dei veci sono patrimonio dei bocia, e la forza di quest’ultimi è linfa vitale per dar futuro alla nostra Associazione. Per insegnarci, alla fine, che il Corpo degli alpini è una famiglia, fraternità di uomini da seminare nella storia.
Bruno Fasani