Il traguardo segna la fine di una competizione. Il podio ne ufficializza i risultati e proclama la vittoria di un atleta sull’altro. Un prologo che è gioia sui volti, nei gesti. Ma dietro a tutto questo c’è un lavoro duro fatto di allenamenti, di prove, di sudate al rientro dal lavoro, in quelle due o tre ore libere che precedono la cena e il riposo della sera. Anche quando fuori fa freddo e magari piove. Anche quando si rimarrebbe volentieri al calduccio del camino.
È la forza di volontà che ancora una volta ha la meglio sull’indolenza. E che alla fine premia, sempre. E la montagna, neanche a dirlo, è la palestra dove meglio si misurano i propri limiti e si segnano i propri successi. Ecco allora la ragione per cui, con un tempo da lupi, previsto e annunciato, ha avuto comunque inizio e fine il trentaseiesimo campionato ANA di sci alpinismo a Ponte di Legno, organizzato dalla sezione di Vallecamonica.
Un Tricolore gigantesco portato a valle da quattro alpini dei gruppi di Pezzo, Precasaglio e Ponte di Legno e poi issato, con non poca fatica, sul pennone dell’alzabandiera ne ha segnato l’inizio. ‘Orso’, quel nocciolo di aria siberiana che da giorni minacciava l’Europa è arrivato. Sabato era alla cerimonia di inaugurazione e domenica, ancora più aggressivo, soffiava sulle piste a quota duemilaottocento metri. Per la sicurezza, prima regola da osservare in montagna, i tecnici cambiano il percorso e lo rendono più corto. Raffiche di vento gelido tagliano l’aria. La visibilità è ridotta per non dire nulla. Ma gli atleti non rinunciano. Le gambe rigide, il corpo leggermente piegato in avanti, essi risalgono il pendio previsto e tagliano il traguardo.
Poi giù in fretta: in pochi minuti ecco disfatta l’opera di più d’un’ora di salita. Buffi ghiacciolini ornano barbe e baffi. La bocca, sui volti gelati, si muove con difficoltà. È lo sport in montagna. Ecco allora spiegati il sorriso e la soddisfazione per aver compiuto una gara di questo tipo. Non una lamentela: ennesima prova, questa, dell’arcana potenza della montagna che mentre rinforza il corpo, ingentilisce lo spirito. Da tutti gli atleti solo belle parole per una organizzazione impeccabile. Una organizzazione fatta di uomini che non appaiono. Uomini che sono come gli allenamenti per un atleta: indispensabili per vincere. Sono i ragazzi del Soccorso alpino che hanno garantito la loro presenza su tutto il percorso, pronti ad intervenire. Professionisti generosi.
Accanto a loro, gli uomini della Protezione Civile sezionale, splendida realtà. E poi ci sono gli alpini della Sezione che neppure per un attimo hanno abbandonato il posto assegnatogli restando alla scrivania fino a tarda sera ad attendere le iscrizioni degli ultimi atleti e lavorando sempre a coprire le magagne affinché ogni cosa filasse liscia. Sono le persone che fanno e non chiedono nulla in cambio, proprio nulla. Sono tutti quelli che sul palco non salgono mai. Fanno vita di trincea, loro. E il motore di questa straordinaria macchina è la nostra Commissione sportiva.
Ricognizioni, incontri pre-gara, classifiche, premiazioni. Un team affiatato. Veri e propri tecnici che conoscono perfettamente ogni disciplina, ogni regolamento. Per loro il premio più bello: il sorriso del presidente Perona visibilmente commosso e orgoglioso. Il podio, gli applausi sono l’ultima simbolica scivolata verso il traguardo. Cala la sera sulle vette cariche di neve i cui profili si perdono tra le nuvole. Nevica ancora. L’Orso siberiano, assopitosi per qualche ora nel primo pomeriggio, è di nuovo sveglio e pronto a mordere. Meglio rientrare.
Mariolina Cattaneo