La più bella cattedrale del mondo accoglie i reduci del Monte Cervino

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    “Giovanni Paolo II, oggi Beato, mi disse che il Cervino era la più bella cattedrale del mondo”. Queste parole, pronunciate da don Luigi Maquignaz durante la Messa celebrata in occasione della 53ª commemorazione dei Caduti del battaglione alpini sciatori Monte Cervino, esprimono tutto il significato della giornata trascorsa a Cervinia, domenica 3 luglio. Il cielo privo di nuvole, evento assai raro a tali quote, la verde conca del Breuil e l’imponente catena del Cervino hanno offerto la cornice per un momento di ricordi e di preghiera insieme agli “angeli che cantano in cima alla Gran Becca”, come diceva il papa polacco.

     

    I reduci Aldo Dani e Angelo Minuzzo, la vedova della Medaglia d’Oro Enrico Reginato, la nipote della Medaglia d’Oro Mario Bonini erano presenti, fedeli testimoni di un passato tragico ed eroico. Insieme a loro, oltre quattrocento persone, un picchetto del 4° reggimento alpini paracadutisti ranger e del Centro Addestramento Alpino, il sindaco di Valtournenche Domenico Chatillard, Augusto Rollandin, presidente della Giunta della Regione autonoma Valle d’Aosta e il presidente del Consiglio regionale Albert Cerise, il gen. Claudio Rondano, il comandante del gruppo Carabinieri ten. col. Guido Di Vita. L’ANA era rappresentata dal presidente nazionale Corrado Perona, che scortava il Labaro insieme ad alcuni componenti del Consiglio Direttivo Nazionale, dal presidente sezionale Remo Gobetto, dai vessilli sezionali di Aosta, Biella, Ivrea, Novara, Domodossola, Val Susa, Torino, da numerosi gagliardetti di Gruppo.

    Erano presenti anche le delegazioni dei carabinieri in congedo e dei mutilati e invalidi di guerra. Dopo la consueta sfilata attraverso le vie del paese, sulle note della fanfara sezionale, il folto gruppo è salito alla chiesetta degli alpini che sovrasta Cervinia, ai piedi della Gran Becca. Qui sono stati resi gli onori, è stata deposta una corona all’altare dedicato ai Caduti ed è stata celebrata la Messa, officiata da due cappellani alpini: don Maquignaz, già cappellano del battaglione Aosta e fratello di un cervinotto, e don Cesare Galbiati, rientrato ad Aosta dopo sei mesi trascorsi con le truppe ONU in Libano. Entrambi hanno saputo, attingendo alle proprie esperienze e ai ricordi personali e familiari, fondere la parola del Vangelo con la memoria degli alpini.

    Dopo la Messa, il sindaco ha sottolineato la valenza civica dell’ANA; Remo Gobetto ha rievocato Mario Rigoni Stern che definiva il Monte Cervino “il più bel battaglione mai esistito”; il generale Rondano ha richiamato l’importanza della nostra storia e il valore dell’esempio di quanti hanno sacrificato tutto per adempiere al proprio dovere. Il presidente Rollandin ha ringraziato gli alpini, ai quali guarda sempre con emozione per la loro opera in campo sociale ed ha auspicato che questa capacità di azione sia sempre di esempio per “far passare il messaggio della solidarietà ai giovani”. Il presidente Corrado Perona ha portato i saluti del reduce del “Monte Cervino” Carlo Vicentini, assente per motivi di salute, e ha svolto una appassionata riflessione sulla potenza dei ricordi. Ha esordito con memorie personali, relative alla cerimonia di consacrazione della cappella, cinquantatré anni or sono, per riportare il suo discorso sul tema a lui caro: il futuro dell’ANA.

    “Di fronte alla massiccia partecipazione popolare a cerimonie come questa – ha detto – è impossibile dubitare del futuro dell’Associazione. Infatti – ha proseguito – costruire un’associazione moderna, in grado di cavalcare i tempi, è possibile soltanto sulla base dei ricordi che alimentano di contenuti le nostre attività e che non vanno dispersi”. “I ricordi – ha proseguito Perona – sono la base sulla quale si va avanti, senza i quali non è possibile discutere del futuro”. Ed ha concluso con l’esempio della cordata: è possibile salire solo se si ripone fiducia in coloro che ci stanno davanti, perché sono essi che aprono la strada. È uno dei principi di base degli alpini, fatto di tradizione di sacrificio, memoria senza retorica né utopia, la commemorazione dei morti attraverso l’aiuto ai vivi.

    Le cerimonie di Cervinia hanno avuto una coda altrettanto emozionante. Durante il pranzo con le autorità, il presidente del Consiglio della Valle d’Aosta Albert Cerise, nel dare il saluto al presidente Perona, ha richiamato quattro parole che, secondo lui, esprimono l’importanza degli alpini oggi: la simpatia, perché “quando si vede la penna, cadono le barriere”; la solidarietà, ossia “rinunciare a qualcosa di nostro per venire in aiuto di altri”, esempio importantissimo “in questa Italia così confusa e incapace di parlarsi”; la montagna, dove chiunque può “tirare l’ala” e scoprirsi debole, una scuola che “insegna ad essere convinto delle proprie convinzioni e a rispettare quelle degli altri”; e infine la libertà, che nel “Corpo degli Alpini è dogma fondamentale”. La sintesi di Cerise ha riscosso il corale applauso dei convitati.

    Alessandro Celi