Quei muli del reparto salmerie

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    Nel 1993 l’esercito italiano decise di eliminare i reparti salmerie: gli ultimi muli in forza vennero messi all’asta nel settembre di quell’anno. Era infatti venuto meno lo scopo per il quale questi quadrupedi da soma, dall’età dai 5 anni fino ai 18, venivano presi in forza nei reparti alpini come principale mezzo di trasporto: aiutare una grande unità ad operare in montagna, caricati con viveri, attrezzature sanitarie, armi e munizioni che altrimenti gli alpini non avrebbero potuto portare a spalla.

    Qualsiasi condizione meteo, pioggia, vento, sole o neve non fermava questi quadrupedi che con un carico fino a un quintale e mezzo, composto ad esempio da una bocca da fuoco da 47 kg di basto, potevano marciare per sette otto ore senza sosta per i sentieri impervi di montagna con i loro conducenti, che avevano il compito di accudirli giornalmente. Gli ultimi muli, dismessi dalla caserma D’Angelo di Belluno, 6º reggimento artiglieria da montagna, furono acquistati nel 1993 da Antonio De Luca di Anzano, alpino della sezione ANA di Vittorio Veneto, per impiegarli all’interno della sua impresa boschiva. Ma pochi anni dopo, questi quadrupedi, allora erano dodici, andarono a costituire il reparto salmerie della sezione ANA di Vittorio Veneto, una sorta di museo vivente per ricordare ciò che furono i muli all’interno dell’esercito italiano.

    Oggi, Fina, Iso, Iroso, Laio, Leo e Mila (le iniziali dei nomi indicavano l’anno di nascita registrato sul foglio matricolare), questi i nomi degli ultimi sei muli, il più vecchio classe 1977, sono custoditi da Giovanni Salvador con l’aiuto di una dozzina di alpini della sezione vittoriese. Il nostro reparto salmerie è uno degli ultimi in Italia, l’unico stabile ed organizzato, con muli bardati e conducenti in divisa, che mantengono quindi un certo stile. Nel corso dell’anno i muli, guidati dagli alpini conducenti, partecipano a sfilate, passeggiate in montagna, escursioni. In passato hanno anche lavoricchiato, ma ora sono ormai troppo vecchi e conducono una vita da pensionati.

    In media un mulo vive fino ai 35/40 anni e i sei della sezione di Vittorio Veneto hanno dai 29 ai 32 anni , precisa Salvador. In passato hanno contribuito al recupero del sentiero della via crucis di San Paolo a Vittorio Veneto e con il gruppo alpini di Possagno abbiamo restaurato delle trincee sul monte Grappa, trasportando in una settimana 50 tonnellate di materiale. Alcuni lavori svolti negli ultimi anni sono stati solo simbolici, altri più impegnativi . Inoltre dal 2000 i muli partecipano regolarmente a tutte le adunate sezionali, regionali e nazionali degli alpini, senza che ci siano mai stati problemi di ordine pubblico di qualsiasi tipo.

    Per portarli in giro per l’Italia gli alpini di Vittorio Veneto si affidano ad un camionista di fiducia di Treviso ed al suo mezzo adibito per il trasporto animali, perchè camminare sull’asfalto è per questi quadrupedi troppo stancante. In inverno i muli sono custoditi ad Anzano, presso la stalla di Antonio De Luca; noi ci rechiamo ogni giorno per dar loro da mangiare e pulirli. Appena inizia la bella stagione li portiamo al pascolo in una malga in Cansiglio, e ogni settimana andiamo a verificare che stiano bene, perchè come tutti gli animali necessitano di cure, sono vaccinati e con microchip . Un bell’ impegno sia fisico che economico per gli alpini di Vittorio Veneto.

    Tante le esibizioni significative a cui il reparto salmerie di Vittorio Veneto ha partecipato nel corso degli anni, in media una decina di uscite all’anno. Insieme al gruppo storico delle Sentinelle del Lagazuoi per alcuni anni sono state rievocate delle scene di battaglia della prima guerra mondiale con i muli che portavano i cannoni e le casse di cottura, mentre sulle trincee del Grappa è stato girato un cortometraggio ricostruendo scene di vita militare esattamente dove si erano svolte.

    Nel 2007 e 2008 i muli con i loro conducenti hanno partecipato alla festa dell’Arma Trasporti e Materiali, sono stati alla festa del Corpo di Commissariato a Napoli per sfilare con i mezzi storici dell’esercito, senza dimenticare le varie partecipazioni a trasmissioni televisive, ovviamente sempre bardati di tutto punto con materiali e accessori vari, casse per cottura, cassoni, attrezzi vari, cucina someggiabile.

    Giovanni Salvador ricorda infine un fatto particolare, accaduto qualche anno fa: Eravamo in malga per fare delle prove di someggio con l’affusto di cannone che avevamo fissato con delle catene al mulo Iso. All’improvviso è sbucato un pony e il mulo ha iniziato a rincorrerlo, rompendo le redini al conducente, con oltre un quintale e mezzo di peso sulla schiena, vagando su e giù per la montagna. È stato impressionante vedere come Iso, all’epoca aveva 22 anni, si muoveva come se non avesse avuto nulla sulla schiena; un’impresa non da poco per la sua età, se si tiene conto che a 18 anni l’esercito li riformava perchè ritenuti ormai vecchi .

    Claudia Borsoi
    (per gentile concessione della rivista “NORDEST 30 GIORNI”)

    Pubblicato sul numero di gennaio 2010 de L’Alpino.