La rivalutazione del migrante

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    Sono un alpino che dal 2015 fa volontariato per un mese all’anno nella Repubblica Centrafricana, un Paese in grosse difficoltà (il secondo Paese più povero del mondo), sempre con il cappello alpino in testa, come avevo iniziato durante la missione della cp. Guastatori di Trento, al comando del ten. col. Renna.

    Sulla base di questa mia esperienza mi sento di fare alcune considerazioni. I mondiali di calcio sono stati vinti dalla squadra più cosmopolita, nella quale erano 10 i Paesi rappresentati da figli di immigrati di origine africana, con solo 4 autoctoni francesi in finale; sotto un certo aspetto è stata la cosa più bella, perché sono stati 10 i Paesi che hanno festeggiato la vittoria di questi mondiali. Questo sarà il futuro, l’evoluzione anche in tutto il resto: economia, politica, razze, ecc. Chi pensa di contrastare questo cammino con decisioni contro i diritti umani, con scelte che a volte rasentano il genocidio ha già perso in partenza. Io non ci sto a far parte di coloro che fra 50 anni saranno giudicati come noi oggi giudichiamo i nazisti, perché questi migranti fra 50 anni non solo saranno riabilitati, ma faranno parte delle classi dirigenti europee, così come oggi hanno vinto i mondiali di calcio. La gente dovrebbe capire, non dar retta a quei politici capaci solo di creare scontri con la loro retorica violenta, urlando slogan e parole contro i più deboli (vorrei che qualcuno mi spiegasse che differenza c’è tra chi muore di fame per motivi economici e chi per motivi di guerra: sempre di fame si muore), mentre mi sta bene quando si fa la voce grossa contro i politici europei. Contro i poteri forti, invece, qualcuno non urla mai.

    Sergio Ganora Gruppo di San Giorgio Monferrato, Sezione di Casale Monferrato

    Caro Sergio, ho tagliato a metà la tua lettera, per toglierle quella parte esemplificativa che rischiava di essere contestata da molti lettori. Ma quello che tu scrivi è una delle cose più belle che ho ricevuto. Nella tua riflessione c’è la lungimiranza dell’intelligenza vera, c’è il realismo di chi valuta i fatti per quello che sono, c’è l’umanità di chi ha imparato che i problemi della storia si risolvono riconoscendo i diritti, non chiudendosi a godere egoisticamente i privilegi.