In chiesa: cappello s, cappello no?

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    Il tuo commento alla lettera di Lorenzo Zuccotti (n. 9 de L’Alpino) dal titolo Cappello in testa, sempre? , non mi ha convinto e mi ha un po’ amareggiato. Io sono uno di quelli che si ostinano, quando prendono parte, come alpini, a funzioni sacre, a tenere il cappello in testa. Certamente non mi sento, per questo, né un testone né privo di buon senso o maleducato . Voglio pensare che quelle espressioni ti siano scappate perché ormai stufo di trattare con troppa frequenza lo stesso argomento, ritenendo che il cappello alpino non sia equiparabile ad un semplice Borsalino o ad una coppola.

    Romano Nicolino Garessio

    Premetto che il termine testone’ nel Veneto non è offensivo, ma affettuoso. Tra virgolette mi attribuisci espressioni che vanno precisate: ad uno che risponde agli addetti al servizio d’ordine che il cappello non se lo toglie neanche davanti a Cristo mi sento di ribadire che non è educato. La parola maleducato’ è un po’ più forte e io non l’ho usata. Ma veniamo al punto. Sei convinto che nel corso delle manifestazioni alpine il cappello non si toglie mai. Ripeto quello che ho scritto tre anni fa: liberissimo di pensarlo e di farlo, ma è un’idea tua, non una direttiva dell’ANA cui appartieni come socio. Chiunque entri in una casa qualsiasi, e a maggior ragione in una chiesa, è buona norma che si tolga il cappello. Quando si è all’aperto o si partecipa ad una cerimonia con funzioni di rappresentanza lo si tiene in testa. Non pretendo di averti convinto, ma di averti tolto un po’ di amaro spero di sì.

    Pubblicato sul numero di gennaio 2011 de L’Alpino.