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domenica, 18 Maggio 2025

In ricordo dei 4 alpini morti in Afghanistan

Il 9 ottobre 2010 è un giorno particolare per la storia recente delle penne nere. Quel giorno infatti caddero in Afghanistan quattro alpini - i primi caporal maggiore Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi e Sebastiano Ville e il caporal maggiore Marco Pedone - travolti dall’esplosione di un ordigno rudimentale che colpì il blindato su cui erano a bordo mentre scortavano un convoglio nel distretto del Gulistan, nel sud-ovest del Paese.

Una Medaglia all’8° Alpini

Una Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito è stata conferita alla Bandiera di guerra dell’8° Alpini, “per aver contrastato in Afghanistan, nell’ambito della missione ISAF, la forte resistenza armata dei talebani”. La cerimonia, presente il nostro Labaro scortato dal presidente nazionale Corrado Perona, si è svolta a Udine.

Campi di accoglienza… in Mozambico?

La prima pagina de L’Alpino di luglio 2012, ritrae l’alpino Diego Gottarelli in compagnia di due bambini di colore. Immagine bellissima cha tanto fa onore alla solidarietà di cui noi italiani siamo capaci specie in situazioni estreme quali il recente sisma in Emilia Romagna.

PARMA – Palanzano: monumento ai Caduti del Galilea

Centinaia di penne nere hanno preso parte, a Palanzano, all’inaugurazione del monumento dedicato ai Caduti della nave Galilea, silurata la notte del 28 marzo 1942 nel Mediterraneo da un sottomarino inglese mentre era in rotta per l’Italia, dalla Grecia, con a bordo 1.275 uomini, fra i quali gli alpini del battaglione Gemona.

VICENZA – Ad Arzignano batte il cuore alpino

Il 90° di fondazione del gruppo di Montebello, l’85° del gruppo “Mario Pagani” di Arzignano e il 25° della squadra della Protezione Civile Valchiampo necessitavano di un adeguato ricordo. Per questo gli alpini guidati da Paolo Marchetti e Mirko Framarin, rispettivamente capogruppo di Arzignano e capozona “Val Chiampo”, hanno dato fondo alle risorse programmando un ventaglio di eventi che, dalla cultura alpina al legame con i reparti in armi, hanno coinvolto il grande pubblico intorno al focolare della casa alpina.

Solo se liberi saremo anche profetici

Mi scrive un artigliere da montagna, di cui ometto il nome: «Penso che gli alpini del Nord che hanno combattuto e sono morti, tra i quali anche mio nonno, se è vero che esiste un al di là, non riusciranno a darsi pace nel sapere d’essere morti per questo modello di Patria che, a distanza di sessantasette anni non è ancora unita in nulla, né culturalmente, né economicamente e neanche quando c’è da fare sacrifici. E sono sicuro che se avessero potuto scegliere, visto come sono andate le cose, avrebbero combattuto per lasciarci una Padania libera e non un Nord schiavo di governi romani».

Amandola: storia e cimeli

Amandola è una ridente cittadina posta a 500 metri sul livello del mare da cui si gode uno scenario di rara bellezza: la catena dei Monti Sibillini, Castel Manardo, la Priora, la Sibilla, il Monte Vettore che, visti da qui non rispondono più alla cara, affettuosa definizione leopardiana di “Nostri Monti Azzurri” ma da qui, quasi a toccarli, ecco il prato, la macchia, il bosco, la roccia. E d’inverno, innevati, sono ancora più belli. Il temperamento, il carattere della gente sono quelli del montanaro con alcune spiccate particolarità: la manualità, la disponibilità verso gli altri, il lavoro di gruppo, la generosità.

Alla statua del Redentore

Il Mombarone, confrontato alle tante maestose montagne valdostane, potrebbe essere giudicato una vetta di secondaria importanza, perché alto soltanto 2.372 metri. Quando, alla fine dell’Ottocento, fu prescelto dal Comitato Romano, per rappresentare il Piemonte settentrionale, assieme ad altre diciannove vette in altrettante regioni italiane, rispondeva a caratteristiche considerate essenziali per l’epoca in cui si viveva e per la finalità dell’iniziativa.

Un monumento a Gigli e Ranzani

Dove il Po scorre più lento ed ogni tanto minaccia i paesi che attorniano le sue rive, domenica 30 settembre, con le nuvole che coprivano il sole, più di mille persone, in maggioranza alpini, si sono trovati a ridosso dell’argine del grande fiume, nel piccolo paese di Santa Maria Maddalena di Occhiobello, una frazione del comune di Occhiobello (Rovigo), per commemorare il capitano Massimo Ranzani, insignito di Croce d’Onore alla memoria e il s.ten. Mauro Gigli, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

Napoli e gli alpini

Che c’entra Napoli con gli alpini? Questa domanda me la sono sentita strillare in faccia da una donna che, per farsi meglio notare, si sbracciava da una delle transenne laterali che delimitavano il percorso della sfilata di una delle nostre più recenti, magnifiche Adunate nazionali. Quella donna è certamente espressione tipica di una mentalità razzista con pruriti di secessione che negli ultimi tempi va sempre più diffondendosi. Mortificato, anzi offeso, rispondo. Il decreto che sancì la nascita delle Compagnie alpine fu firmato il 15 ottobre 1872 da Vittorio Emanuele II a Napoli.

Il Centro Studi ANA diventa grande

Nella suggestiva sala del centro convegni San Salvatore di Rodengo Saiano, sabato 29 settembre si sono riuniti i referenti del Centro Studi ANA. Accolti dal benvenuto del presidente della sezione di Brescia, Davide Forlani, i rappresentanti di 47 Sezioni sotto la regia del presidente della Commissione Centro Studi ANA Luigi Cailotto hanno sviluppato diversi temi, oggetto dei principali progetti del Centro Studi.

La coralità alpina

La coralità alpina, oltre a svolgere una funzione sociale e associativa di indubbia importanza, costituisce una delle principali occasioni di contatto fra l’ANA e le varie componenti della società quale veicolo comunicativo e divulgativo dei valori insiti nel passato e nel presente dell’alpinità.

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