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sabato, 27 Aprile 2024

Alpini, forti in guerra e in pace

Questa non sarà del resto non potrebbe mai essere un'Adunata come le altre. Perché ogni Adunata, pur nell'identità dello scopo, è un avvenimento a sé. Perché si svolge ad Aosta, una città che ha visto passare tante penne nere in quella Scuola militare che ha tenuto a battesimo anche migliaia di allievi sottufficiali e allievi ufficiali.
Giovani che hanno arricchito l'Esercito apportando professionalità diversificate, cultura, interessi. Giovani che hanno dato altissimi esempi di adempimento del dovere in guerra, e che continuano a darli in tempo di pace con la solidarietà, fedeli ai valori appresi in quel breve periodo della loro giovinezza.
Oggi la Smalp non c'è più, sostituita dal Centro addestramento alpino al quale fa
riferimento tutto l'Esercito, una scuola aperta anche agli alpini. Non è come prima. Quelle caserme che appaiono così tristemente vuote sono per noi qualcosa di diverso dal semplice adeguamento al cosiddetto nuovo modello di difesa. Con il loro innaturale silenzio sono una stretta al cuore.
In questi momenti difficili, sembrerà dunque di tornare a casa, per ritrovare le persone più care, per stare ancora insieme, tra noi: è questo il fascino dell'Adunata.
Aosta, dunque. Aosta che segue l'Adunata di Catania e precede quella dell'anno
prossimo a Trieste, lungo un percorso ideale, un triangolo, che come scrive il nostro presidente nazionale nel suo messaggio di saluto agli alpini che convoglieranno qui da ogni parte d'Italia e del mondo unisce l'Italia da Nord a Sud, da Ovest a Est. Raccogliendo lungo quest'arco storico l'eredità di coloro che per questa Italia hanno combattuto, sofferto, dato la vita.
Anche oggi gli alpini sono chiamati a missioni difficili. A più di mezzo secolo dalla fine del secondo conflitto mondiale, da quel Mai più guerre! , nessuno avrebbe immaginato di vedere soldati italiani in Afghanistan, Pakistan, Bosnia. In territori sconvolti dalla guerra essi garantiscono alla popolazione locale normali condizioni
di vita. Ancora una volta, dunque, gli alpini si dimostrano preziosi non soltanto per l'Italia ma per l'intera comunità mondiale. Ancora una volta sono chiamati per le loro altissime qualità: preparazione, serietà, affidabilità e non certo ultima umanità.
Gli alpini in congedo sono gli eredi e i depositari di questi valori. Consapevoli di tutto ciò, sfileremo davanti al nostro Labaro, che con le sue 207 Medaglie d'Oro al Valor Militare testimonia l'attaccamento degli alpini all'Italia, degli alpini che, come recita il motto di questa 76ª Adunata, sono Forti in guerra e in pace .


Vitaliano Peduzzi

Bravi alpini!

Ho trascorso le vacanze in Austria nella zona di Villach. Al termine di una passeggiata ci ristoriamo presso un Gasthof, tira un poco di vento; indossiamo le giacche a vento; sulla mia spicca il distintivo dell'ANA. La signora che gestisce il
rifugio lo vede e mi chiede: Alpino? .
Alla mia conferma accenna a un saluto militare e mi dice: Bravi alpini, bravissimi , e al momento di partire ci offre un grappino.


Elio Signorini Milano


L'episodio non costituisce novità, ma sapersi ricordati con simpatia anche all'estero fa veramente piacere.

Voglia di solidariet

Sono figlia di un alpino della Monterosa, fiera di esserlo. È da tempo che vorrei dedicarmi a un'attività di volontariato. So che gli alpini sono sempre in prima linea
quando c'è bisogno di dare una mano ai più sfortunati. Sono commercialista
con tanta voglia di rendermi utile al prossimo. Quali sono le iniziative che vi coinvolgono?


Silvia Nava Bergamo


Da noi funziona in modo egregio la Protezione Civile, tanto bene da aver riscosso la fiducia del Dipartimento centrale di Roma e della Regione Lombardia. Le consiglio di rivolgersi alla sezione alpini della sua città chiedendo di essere  'arruolata' come volontaria nel nucleo di P.C.

Il coro ANA Bari

Faccio parte del coro ANA di Bari. Il nostro maestro è Piero Polieri che ci ha trasmesso tanta grinta nelle sue interpretazioni da farci incidere un CD nel silenzio di una chiesa dalle 23 alle 3 del mattino, per cinque giorni consecutivi. È stata un'impresa per noi della Puglia, la cui collina raggiunge al massimo i 400 metri di altitudine. Ma ne è valsa la pena: ne siamo felicissimi.


Vincenzo Oriolo Bari


Dimostrazione chiara e lampante che l'alpinità non conosce nè latitudine nè... altitudine. Realtà confortante per tempi precari come gli attuali.

Internati

Anome mio e di altri alpini che hanno fatto onore al nostro Corpo, le giungano i migliori auguri pregandola di ricordare pure noi che ci onoriamo di non aver tradito
la Patria l'otto settembre 1943, preferendo la deportazione in un lager.


Angelo Ferrero Alba


È mio dovere farlo e provvedo in questa sede: lei, in qualità di internato nei campi nazisti, ha il pieno diritto di affermare di aver mantenuto fede al giuramento all'Italia nel periodo più tragico della sua storia.

Sottotenenti… sottostimati?

Ho avuto l'impressione che gli ex AUC della SMALP riescano scomodi all'ANA. Forse in alcune occasioni i sottotenenti (Sten) sono poco funzionali ai disegni dell'Associazione; ma, nel momento in cui non indossiamo più le stellette, dovremmo tenerci cara la non uniformità di pensiero. Gli alpini Sten sono un po' diversi dagli alpini soldato perché hanno vissuto l'esperienza militare in maniera diversa: gli uni a dare gli ordini, gli altri a eseguirli. Ci sono, è vero, elementi negativi fra noi, ma si tratta di eccezioni: la stragrande maggioranza è costituita da alpini, talché, una volta smessa la divisa, non ci sono più distinzioni di grado, si è tutti alpini. E allora perché rimarcare le differenze e appuntarvi il dito,
anziché accettarle, perché non dare un minimo di risalto a chi il nostro sentire alpino non lo ha dimenticato?


Filippo Rissotto


A me non sembra che l'ANA tenga in scarsa considerazione gli Sten; tu non tieni conto di quanto è stato scritto sulla nostra rivista in vostra difesa con articoli, in Zona franca, nelle lettere al direttore. L'ANA considera una delle peggiori jatture l'aver abolito la figura dell'ufficiale di complemento, una categoria che ha retto tre guerre di indipendenza, due guerre mondiali e tre avventure africane al fianco dei colleghi effettivi dei vari gradi.
Dire, poi, che essi non rientrano nei disegni dell'ANA significa non riconoscere al nostro presidente Parazzini (sten a sua volta!) il coraggio di aver affrontato a viso aperto i politici del passato e del presente.
Il tuo pregevole scritto trae origine anche dalla perplessità manifestata dal CDN circa lo sfilamento, in blocco a parte, degli Sten alle nostre Adunate: ma non è previsto che gruppi di alpini sfilino fuori dalle proprie sezioni anche se, lo riconosco, vedervi sfilare è un piacere per gli occhi, almeno per quelli di un vecchio militare quale io sono. Ma, sempre da vecchio militare, penso che i regolamenti vadano osservati.
Quanto al fatto che, smessa l'uniforme si è tutti alpini e basta, pienamente d'accordo: ma quello che ci rende veramente straordinari e che chiunque di noi, pur entrato in confidenza con quello che è stato suo superiore, non ne aprofitta ma mantiene con lui rapporti di costante rispetto.

Prima alpina sul podio

Il 29 dicembre 2002 a Semmering (A) nella prova di slalom di Coppa del mondo, Nicole Gius, di Silandro (Bolzano), alpina al Centro Sportivo Esercito di  Courmayeur, è giunta terza.
È la prima volta che una ragazza/alpina sale sul podio in una competizione a livello mondiale.


Renato Angonese


In effetti Nicole ha centrato per prima, in assoluto, un così prestigioso obiettivo. Ora aspettiamo il primo posto.

Se la RAI offende gli alpini

La sera del 13 gennaio RAI 2 ha trasmesso un programma dal titolo Grande notte che ha infranto il limite tra buon gusto e TV spazzatura. Alcuni coristi, vestiti da alpini, hanno eseguito in modo canzonatorio gli inni di quattro partiti
accennando più volte a un riprovevole saluto militare e mantenendo un comportamento indecente. È stata una vergogna. Ho portato la divisa con onore e non accetto che venga così volgarmente denigrata da una televisione che dovrebbe trasmettere cultura e valori.


Michele Olivetti Lanzo Torinese


A breve distanza dallo sconcio del Montozzo (vedi lettere al direttore di gennaio) seconda esibizione della RAI che sa di spazzatura. Invocare i valori che una volta erano motivo di coesione per un popolo non è più di moda: si rischia di passare per nostalgici.
Non ci resta che far giungere a chi di dovere la nostra più profonda indignazione: ma con quale risultato, vista l'insensibilità di chi è nella famosa stanza dei bottoni?

L'Alpino

Mio padre, Ugo Adolfo, artigliere da montagna e grande invalido di guerra è deceduto tre mesi fa all'età di 88 anni. Egli ha sempre ricevuto L'Alpino: ricevere e sfogliare il mensile è stato per lui veramente importante per sentirsi parte della grande famiglia degli alpini e affrontare con più spirito e forza le difficoltà della vita. Per questo sento il dovere di ringraziarla per il lavoro che svolge assieme a tutti i suoi collaboratori.


Emilio Giacomi Roma


Per noi della redazione sapere che L'Alpino porta, oltre che notizie anche conforto, è motivo di grande commozione. Siamo lieti di questi risultati.

Quel credo sull'attenti

Ho letto della penosa vicenda del sindaco di Taipana. Torna d'attualità un divertente episodio di cui sono stato attore e che ancora oggi mi fa sorridere. Nell'ottobre 1953, tenente effettivo di prima nomina, comandavo la 13ª batteria del Lanzo schierata proprio a Platischis (Esigenza Trieste).
Un giorno un artigliere se la prese in maniera violenta con il Padre Eterno. Volli punirlo, ma come, in quelle condizioni?Si era praticamente al fronte. Mi venne un'idea: gli ordinai di imparare a memoria il Credo ; dopo tre giorni, radunai la batteria e glielo feci recitare sull'attenti. Il caso volle che il parroco di Platischis passasse di lì proprio in quel momento: egli mi gratificò di un largo sorriso e di un amichevole gesto della mano. Da quel giorno, per due mesi di permanenza, la batteria ebbe le più calorose manifestazioni di simpatia da parte sua.


Ludovico Lombardi Lussemburgo


Mio caro e indimenticato scelto di Accademia, come sono cambiati i tempi! Immagina se lo facessi oggi: chi ti salverebbe dalle ire funeste di tanti garantisti in servizio permanente, cristiani e non?

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