LE ORME E LE FERITE DELLA MEMORIA
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Il libro, voluto dal gruppo di Collegno, è un omaggio a tutti i collegnesi caduti nelle guerre dello scorso secolo. La ricerca ha preso avvio dall’esame delle lapidi commemorative presenti sul territorio comunale ed è proseguita consultando l’archivio storico, lo stato civile, l’anagrafe e la biblioteca della Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino. Per chi ha avuto un parente o un conoscente partito e non più tornato sarà come ritrovarlo e seguirlo nelle vicende che ha vissuto prima della morte. Leggerlo servirà a stimolare la riflessione sulle vicende belliche del Novecento. |
NEW YORK – Quei Caduti dimenticati
La sezione ANA di New York ha ricordato una pagina di storia dimenticata del sacrificio del lavoro italiano all’estero. Nel 1892 a Krebs (odierno Oklaoma) l’attività estrattiva del carbone andava a tutta forza, con l’inosservanza delle leggi federali del lavoro. Intere famiglie lavoravano nelle miniere, e gli italiani erano numerosi.
TORINO – Nuovi colori al Regina Margherita
Ottantacinque volontari tra alpini della sezione di Torino e dipendenti del corriere espresso “DHL”, coordinati dalla Fondazione “F.O.R.M.A.” onlus, sono stati protagonisti di un intervento di riqualificazione di alcune aree dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
ASIAGO – A Foza in ricordo dei Caduti
Gli alpini di Foza hanno celebrato l’85° anniversario di fondazione con alcuni importanti appuntamenti di carattere storico. Alla presenza di una rappresentanza del 5° reggimento Alpini, guidata dal col. Michele Biasiutti comandante del reggimento, è stata deposta una corona di fiori alla Selletta Stringa – Melette di Foza – in onore del col. Oreste Pirio Stringa, a cui è stato intitolato il Gruppo.
Il suono della storia
Caro don Bruno, ho letto con particolare attenzione la lettera di Marco Baraldin che rievoca un particolare delle sue avventure durante la ritirata in Russia del gennaio 1943 nel btg. Genio alpino della Tridentina. Ha ricordato lo scontro al passaggio a livello di Nikolajewka e subito ho avuto un brivido per questo racconto. Nel lontano 1943 ero stato informato personalmente dagli stessi protagonisti, rientrati al battaglione decimati, ma sopravvissuti grazie al generale Reverberi.
L’onore violato
La vicenda che da due anni vede due fucilieri di marina trattenuti in India sotto l’accusa, mai ancora diventata vero e proprio capo d’imputazione, di aver sparato e ucciso due pescatori indiani è tra le cose più avvilenti che mi sia mai capitato di raccontare. Intanto, per l’accusa in sé. Non ho mai nascosto di conoscere e di considerare un amico Massimiliano Latorre. L’ho conosciuto in circostanze difficili, a Kabul, quando mi recavo ogni giorno, nella primavera del 2007, all’aeroporto militare per fare un servizio sugli elicotteri della Marina, a base “Pantera”.
SVIZZERA – Marcia “Oscar e Heidi Gmür”
La consueta marcia di regolarità in onore di Oscar Gmürr, fondatore della sezione Svizzera, e della moglie Heidi, per anni madrina della manifestazione, ha raggiunto quest’anno la 45ª edizione. La manifestazione si è tenuta nel Canton Zurigo, in concomitanza con la giornata dedicata a San Maurizio protettore degli alpini.
Premiata “La storia di Neta”
Una “buona annata” il 2013 per il concorso internazionale del gruppo di Arcade e della sezione di Treviso: quest’anno i racconti inviati sono stati 63, molti di ottima fattura. La premiazione è avvenuta domenica 5 gennaio nel palazzetto sportivo comunale con una buona affluenza di pubblico. Presenti alla manifestazione il consigliere regionale Federico Caner, il vice presidente della Provincia di Treviso, l’alpino Floriano Zambon e il sindaco di Arcade Domenico Presti. Il vicario Umberto Tonellato ha portato il saluto della sezione di Treviso in rappresentanza del presidente Raffaele Panno, assente per motivi familiari. Commosso e d’effetto, come sempre, l’intervento del padrone di casa, il capogruppo Florindo Cecconato.
Radici alpine
Le troviamo ovunque, persino in città. Con la testa piegata all’indietro, le osserviamo dal basso. Sono piante secolari, alle volte più giovani. Custodi nei parchi, esse corrono in fila indiana lungo i campi in pianura, abitano sopra alture modeste e alte quote. Ve ne sono infinite specie, differenti per forma, colore e grandezza eppure tutte accomunate da un elemento imprescindibile: le radici. Sono proprio questi getti, elementi fondamentali per la vita della pianta, essi rompono la terra fin nelle viscere, la cingono in una presa serrata, famelica.
In viaggio sull’Adamello
In un tiepido giorno di marzo di qualche anno fa, il tenente colonnello Caruso si porta l’indice avvolto nel guanto di pelle nera alla bocca. «Ssst!» mi dice sgranando gli occhi. “Sente anche lei che stanno arrivando?”. In effetti il sibilo si fa sempre più vicino. Fin quando l’elicottero con due rotori è esattamente sopra di noi. “Sono in linea. Ecco il lancio!” urla Caruso cercando di coprire il rumore dell’elicottero, ormai diventato frastuono. E di colpo, sopra di noi, si aprono in una fila ordinata i paracadute bianchi degli alpini, che prendono a dondolare tutti insieme fino a sparire, bianco su bianco, nella vastità del ghiacciaio. In quel giorno di marzo, Caruso mi spiegò che mi aveva invitato ad assistere a un’operazione storica: “Erano 53 anni” disse, “che qui non si faceva un aviolancio.
Gli eroi della Cuneense
Gelido il vento sul volto dei nostri alpini quel 20 gennaio 1943. Li spingeva verso la salvezza un lontano miraggio prodigo di sacrifici e speranze mutilate. Appena un giorno innanzi la 21ª compagnia del btg. Saluzzo e la 72ª batteria del gruppo Val Po si erano immolate sul campo di battaglia aprendo la via che da Popowka conduceva a Nowo Postojalowka, terribile varco da dover superare a ogni costo. Per la Cuneense la sventura era tuttavia iniziata già nei mesi precedenti con la pressione dei russi sui punti che più avrebbero facilitato l’irruzione nelle nostre linee. Uno di questi era costituito dall’estremo settore di destra della Cuneense, a ridosso del Kalitva affluente del Don, di là del quale era schierata la divisione Cosseria. Lo presidiava il btg. Saluzzo del 2° Alpini.
L'Adunata: una condivisione gioiosa
Egregio direttore, a maggio c’è stata nella mia città, Piacenza, l’Adunata nazionale degli alpini. È stata un’esperienza meravigliosa, allegra, educativa. Gli alpini hanno lasciato la mia città migliore, più bella e più ordinata, ma soprattutto hanno migliorato noi piacentini facendoci scoprire doti che non sapevamo di avere e facendoci sperimentare la convivenza e la condivisione gioiosa.