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venerdì, 2 Maggio 2025

L’astigiano cileno

La storia di Vittorio Montiglio sembra ispirata alla novella “Dagli Appennini alle Ande” dal libro “Cuore” del De Amicis, letta però in senso inverso. Un giovane patriota italiano che va dal Cile all’Italia per arruolarsi e sarà il più giovane decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare tra le Truppe Alpine. Bisogna però fare un passo indietro e ricordare che anche il Piemonte, di cui la famiglia di Vittorio era originaria, è stato per decenni terra di emigrazione, in particolare dalle campagne. Fu la fillossera, malattia che causava la morte delle viti, a costringere decine di migliaia di famiglie contadine a cercar fortuna all’estero.

CADORE – Divisi dalla guerra, uniti per la pace

Le candide nuvole che si trasformano e si dissolvono, rendendo ancora più profondo e intenso l’azzurro di un cielo cristallino, dopo la nevicata notturna che ha imbiancato le cime, l’umidità che evapora e l’aria frizzante che lentamente si arrende al calore del sole, incorniciano nella verde spianata di Landro una giornata speciale, sullo sfondo magico delle Tre Cime.

Fare famiglia

Egregio direttore, sono il maestro del Coro gruppo alpini di Melzo, Sezione di Milano. Ho potuto leggere solo in questi giorni il numero 11/2015 de L’Alpino e vorrei ringraziare per “Cantare ancora, cantare sempre”. 

La memoria che insegna

Caro direttore, mi chiamo Mario, amico degli alpini e nipote di alpino. Come ogni anno nelle festività mi trovo a visitare mia suocera a Pysarivka nei pressi di Volocysk in Ucraina centrale. Camminando in questa immensa pianura mi sono sentito a disagio, come fuori posto. Oggi ci sono 23 gradi sotto zero, e io sono qui ben coperto con cuffia e guanti. 

Una sanzione assurda

Caro direttore, siamo all’assurdo: leggo che il sindaco di Castiglione d’Intelvi ha multato il parroco, don Giovanni Meloni, per aver occupato abusivamente il suolo pubblico, durante la cerimonia di benedizione del monumento di Caduti. Commenti? Nessuno, la notizia si commenta da sé. Buon lavoro.

Giancarlo Angelini - Riva del Garda 

Chi vede lungo, vede prima

Caro direttore, su L’Alpino di gennaio 2015 avevo letto la bella lettera di Leo Spanu di Sorso (Sassari) con “riflessioni sulla leva” che ho apprezzato moltissimo. Impeccabile e scontata la tua risposta sulla “mancata politica maiuscola” e sul “vuoto di competenza con cui spesso si amministra il paese”.

TRENTO – I cinquanta di Meano

Era il 1965 quando fu fondato il Gruppo di Meano. I veci alpini pensarono da subito di proporre manifestazioni che non fossero autoreferenziali, ma che potessero coinvolgere la popolazione e in particolare i giovani delle scuole elementari e medie. Una scelta azzeccata poiché gli alpini negli anni sono diventati il punto di riferimento di un’intera comunità.

Ricordo di giovantù

Egregio direttore, come abitudine al ricevimento de L’Alpino la pagina con l’editoriale da lei firmato è la prima che leggo. Così è stato anche nel mese di febbraio. La verità e la tenerezza delle prime righe mi ricordano i momenti felici della scuola, inizio della vita. 

Il testamento del Capitano

Carissimo direttore, le mando una citazione, che ha letteralmente mandato in estasi un vecchio alpino (il sottoscritto). La citazione è di Claudio Magris, 26 dicembre 2015 (tv 2000 - Souls). Probabilmente lei sarà già a conoscenza, diretta o indiretta, del contenuto. In ogni caso, gliela mando. (Claudio Magris): “...mi è capitato un documento in spagnolo, scritto dall’allora Cardinale Bergoglio (quando il documento è arrivato a me era già Papa Francesco), su un corso di esercizi spirituali tenuto in Spagna dal Cardinale stesso.... 

Sulla coralità alpina

Ho letto con estremo interesse e molta attenzione l’articolo “Cantare sempre, cantare ancora” riguardante i canti alpini, i Cori e le loro problematiche, apparso sul numero di dicembre de L’Alpino e sinceramente me lo aspettavo che prima poi l’Ana attraverso i suoi bravi Maestri di corali e il suo più celebre armonizzatore Maestro Bepi de Marzi, aprisse un dibattito serio sulla musica alpina e la sua naturale evoluzione. 

Il cammino senza fine di don Carlo

«Don Carlo, tutti gli alpini anche quelli che non sanno pregare, pregano per te». Qualche giorno prima di morire, don Carlo Gnocchi ricevette la visita di Giuseppe Novello che nell’andarsene, fece con la mano un cenno, come una carezza disegnata nell’aria e accompagnata da queste parole. Una sentenza vera che ogni alpino avrebbe sottoscritto. Lo conobbero e lo amarono fin dall’Albania quando partì volontario come cappellano della Julia per portare Dio in guerra. 

VICENZA – Sulla strada del Monte Pasubio

Inizia così la famosa canzone dedicata alle meravigliose montagne che sovrastano il nostro paese, illuminate anche oggi da un caldo sole autunnale. Soldati che salgono verso il fronte, questo è ritratto nell’opera dell’ingegnere alpino Francesco Dal Molin che da qualche tempo campeggia in Val di Fassa a Staro e che ha avuto la sua inaugurazione ufficiale.

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