Pensieri condivisi
Ho letto l’editoriale di marzo e come succede sempre l’ho gustato e apprezzato ma questa volta mi sono anche compiaciuto.
Stop ai furbetti
Domando tante volte a me stesso perché molti alpini finti portano il bel cappello da alpino. Mi perdoni signor direttore, sono nauseato di vedere questi burattini marciare a tutte le Adunate.
Punti di vista
Perdonami se compio un peccato confessando che leggendo i tuoi articoli su L’Alpino provo dell’invidia nei tuoi confronti, questa invidia è scaturita nel dedurre che vivi in un mondo a dir poco meraviglioso, mio caro dimmi se c’è un posto anche per me, e per la mia famiglia sarei veramente felice ed eternamente riconoscente, la mia Patria si chiama Italia ho sempre amato la mia Patria, soprattutto durante gli 11 anni di lavoro all’estero. Questa mia sfortunata Patria...
La nostra Preghiera
Dopo aver letto molto sulla nostra Preghiera, ho avuto l’impulso di dire la mia. Ho conosciuto la Preghiera dell’alpino quando mi presentai alla Scuola Militare Alpina, il 17 gennaio 1969, quale partecipante al 22º corso Acs.
Dicono di lui…
Parola di giovane
Al Centro Papa Giovanni XXIII di Belluno si è sentita una musica nuova. Interpreti e protagonisti sono stati quattro giovani, Leonora, Tommaso, Nicola e Alessandro, guidati magistralmente da Bruno Fasani che come un maestro d’orchestra ha dettato i tempi, stimolando un dialogo aperto e genuino.
Missione Libano
Dodici alpini appartenenti alle Sezioni di Asti, Bergamo, Luino, Monza e Salò, lavorando sodo e rinunciando a trascorrere le festività pasquali con la propria famiglia, in soli dieci giorni sono riusciti a portare a termine l’impegno promesso. In stretta collaborazione con ufficiali e soldati del Cimic (Civil- Military Cooperation) e con gli alpini della Brigata Taurinense il sito storico archeologico di Qana ha davvero cambiato faccia.
VICENZA – Una bella lezione di storia
Le penne nere del Gruppo “Mario Pagani” di Arzignano hanno pensato che il miglior modo per fare memoria sui fatti della Grande Guerra, fosse ripercorrere la storia con gli studenti delle scuole. Così, facendo proprio il progetto della Regione Veneto, “Ricordami… sulle tracce degli Alpini”, in collaborazione con gli Istituti comprensivi 1 e 2 di Arzignano, hanno realizzato tre itinerari formativi coinvolgendo più di quattrocento alunni.
Vivere la guerra
Qualche tempo fa sono stato onorato della visita del nostro Presidente della Sezione di Brescia al quale ho avuto il piacere di mostrare la mia tessera di iscrizione all’Ana dal 1944. Non è un merito speciale ma io considero il tesseramento una goccia di solidarietà alpina, e con la goccia si fanno i ruscelli ecc.
Una mela a metà
Mi sono congedato nel lontano dicembre 1970, da Bassano del Grappa, 6º art. da montagna. Per i 10 anni successivi non avevo mai preso in considerazione la partecipazione alle Adunate, sino a quando un amico mi trascinò con lui alla mia prima di Verona.
Un animo semplice
Anche se ci si avvia verso la primavera, lo sguardo e il pensiero alle montagne innevate ci richiamano alla mente il nevosissimo inverno di cento anni fa, quando nel 1916 le valanghe colpivano sulle Dolomiti più degli eserciti in lotta. Nella Valle del Biois contornata dalla Costabella e dalla Marmolada quei lontani eventi evocano ancor oggi il nome di don Costanzo Bonelli, che fra queste montagne vide la luce e conobbe la vita del montanaro, per tornarvi poi da sacerdote e cappellano dei suoi alpini, coi quali divise fino in fondo la sorte in guerra. Costanzo era nato nel lontano 1880 a Vallada Agordina (allora appartenente alla Pieve di Canale d’Agordo), in Andrich, uno dei sette villaggi di questo paese delle Alpi, vicino alla fontana e alla chiesetta dove ci si radunava per la preghiera comune.
Amor di Patria
Leggo sugli ultimi numeri del nostro mensile la storia di italiani che sebbene all’estero decisero di venire in Italia e combattere per la Patria. Posso dire che anche mio nonno fece una cosa simile, era a Vienna con altri due fratelli a vendere dolciumi e gelati, ma allo scoppio della Grande Guerra disse ai fratelli che sarebbe tornato a casa per combattere anche se era troppo vecchio e aveva già 5 figli, il sesto sarebbe arrivato in quell’anno.