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venerdì, 30 Maggio 2025

Accogliere con dignità e legalità

Gentilissimo direttore, non condivido le precisazioni da lei fornite alla lettera di Giuseppe Jovino (L’Alpino di gennaio 2015). La speranza di una vita migliore che anima i migranti (sia essa originata dalla fame, dalla paura della guerra, o da qualsiasi altro disagio patito nei paesi d’origine) non può essere fermata in alcun modo, non fosse altro che per l’altissimo numero di individui coinvolti, centinaia di migliaia di persone a meno che, consapevolmente, non accettiamo l’idea e la responsabilità del genocidio come “soluzione finale”.

Il coraggio di esporsi

Caro direttore, con questa lettera non vorrei riaccendere la polemica sulla Preghiera dell’Alpino dopo il tuo coraggioso intervento sul settimanale diocesano di Verona, se non fossi stato colpito da tanta commozione nel leggere, sull’ultimo L’Alpino, il ricordo del Geniere alpino Nereo Ceccato sulla notte tragica del Vajont, dove il tenente Liaci non vedendo più la tenda dei due Genieri di guardia, ma un ammasso di fango, ordina l’attenti alla Compagnia e assieme a quei giovani affranti, recita questa preghiera sempre cara alle penne nere!

Grazie, caro Alpino!

Grazie di cuore a lei e alla sua Redazione, tutta e senza eccezioni. Ho appena finito di leggere (non di sfogliare, come facevo fino a qualche anno fa) il numero di gennaio 2015 e mi è piaciuto molto, dall’inizio alla fine. Ho sentito il bisogno di dirglielo.

L’italianità e le sezioni all’estero

Cos’è l’italianità? È un sentimento profondo, antico, bimillenario che unisce mille provincialismi, mille dialetti in un’unica nazione che, per molti aspetti, presenta diverse facce, talora apparentemente diverse, ma con un’unica cultura di base e unici valori fondanti. L’italianità si manifesta in molti modi. È quel sentimento d’identità che sentiamo immediatamente appena varchiamo i confini nazionali.

Grandi emozioni

Caro direttore, da molti anni ricerco fotografie e documenti riguardanti la sezione ANA di Verona e, in particolare, il gruppo di Soave a cui sono iscritto. Sono spesso in contatto con il Centro Studi ANA per scambi di documenti e foto. La mia passione mi ha spinto a creare un sito internet, che mi dà grande soddisfazione e che utilizzo per inserire fotografie e documentazioni sulla storia dell’ANA di Soave e degli Alpini in generale.

Chiarimenti sull'editoriale

Caro Bruno, come sempre all’arrivo de L’Alpino, la prima lettura è l’editoriale, sempre gustoso e ricco di spunti di riflessione come da tempo ci hai abituato. Nell’editoriale di gennaio “Il dovere di avere doveri” credo pochi possano essere in disaccordo sul suo contenuto. 

Buon lavoro, Presidente Mattarella!

A nome mio personale, del Consiglio Direttivo Nazionale e dei nostri 380.000 associati esprimo le congratulazioni di tutti gli Alpini in congedo per l’Alta carica alla quale Ella è stata chiamata. Le giunga un augurio sincero per il delicato compito che dovrà svolgere in un periodo non certo facile della nostra storia e l’assicurazione che gli Alpini in congedo saranno come sempre al fianco delle Istituzioni e a disposizione per l’Italia.

Sebastiano Favero Presidente Associazione Nazionale Alpini

Avanti così!

Caro Direttore, ho davvero gradito il tuo “Buon Natale senza retorica” nel numero di dicembre. È da tanto tempo che non leggo su L’Alpino qualcosa che verrà certamente catalogata come “politicamente scorretta”.

Un suggerimento

Numerose e continue sono le lamentele riguardo la presenza di alcuni, non so se pochi o tanti, che indossano il nostro cappello pur non essendo Alpini. È un malessere che tanti soci esternano e che non viene certamente ignorato dal nostro giornale.

Vogliamoci bene!

Sono Tiziano Bertè, abito a Brentonico in provincia di Trento. Sono nato a Marco, dove venne posizionata la prima linea austro-ungarica dal 18 maggio 1916. Ho abitato più di 30 anni a Serravalle all’Adige dove, in conseguenza della Strafexpedition dal 17 maggio 1916, venne posizionata la prima linea italiana. Il 29 ottobre 1918 i parlamentari austro-ungarici partirono dalla periferia sud di Marco per portarsi verso le prime linee italiane di Serravalle, dove chiesero di intavolare trattative armistiziali che portarono alla fine delle ostilità dalle ore 15 del giorno 4 novembre 1918.

L’emotività della rabbia

Con riferimento alla lettera al direttore del n. 10/2014 novembre, “Camminare insieme”, vorrei esprimere il mio pensiero. Mi sorprende che Maurizio Gorza, autore della lettera, si definisca “ingenuo”.

In memoria di Florindo Pretto

Carissimo direttore, per prima cosa complimenti per la direzione del nostro giornale L’Alpino. Faccio riferimento alla lettera al direttore “In ricordo di Urriani” pubblicata su L’Alpino di novembre.

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