Esempio trascinante
Questa è la mail che ho ricevuto oggi da un’amica piacentina. “La nostalgia è scattata un secondo dopo i saluti... È stata una grandissima festa, ho parlato con gente che per me non ha un nome e della quale presto svanirà anche il ricordo del volto.
Parliamoci chiaro, da amici
Caro direttore, come può la solidarietà rovinare la vita ad un alpino, un artigliere da montagna grande e grosso che da 32 anni quando gli viene chiesto, allarga la borsa, si rimbocca le maniche, mette a disposizione attrezzature che costano centinaia di migliaia di euro e va a portare la sua personale solidarietà alpina anche a centinaia di chilometri da casa senza chiedere mai nessuna forma di rimborso spese?
Una bella novità per il giornale
Sulla rivista L’Alpino ho letto un bellissimo articolo, scritto da Mariolina Cattaneo, intitolato “Essere direttori”. Questa giornalista descrive molto bene le caratteristiche dei tre direttori. Il generale Cesare Di Dato, che sono orgogliosa di conoscere, essendo di Como, è veramente “signore”.
L’ANA: appartenenza e condivisione
Sono un alpino iscritto al Gruppo del mio paese, Pederobba, in provincia di Treviso. Qualche tempo fa sono venuti a mancare nel mio paese tre reduci alpini combattenti dell’ultima guerra in Grecia e Albania, due dei quali hanno anche sofferto le pene della prigionia. Nonostante si potesse leggere loro in faccia la tristezza e la paura per gli orrori vissuti, hanno sempre mantenuta integra e viva la fede alpina.
Alpinità, cioè famiglia allargata
Carissimi Alpini, grazie! Con la vostra allegria e spensieratezza avete ravvivato la mia città di Piacenza. Grazie alla vostra Adunata nazionale avete portato gioia dove prima vi era solamente monotonia. Mi sono divertito moltissimo a cantare i vostri cori accompagnati dalle fanfare. A volte improvvisando. Mi avete insegnato molte cose tra cui la fratellanza umana e la volontà di aiutare il prossimo.
I sindaci alle nostre Adunate
Anche quest’anno ho partecipato all’Adunata. Indimenticabile come sempre. Solo, con spirito propositivo, le segnalo come molte persone fra il pubblico si chiedevano il motivo della presenza di tanti sindaci non alpini alla sfilata.
Il sapore dell'“emilianità”
Cari alpini, veci e bocia, chi vi scrive è una giovane piacentina che ha passato gli ultimi tre giorni insieme a voi in mezzo alle strade della mia città. Inutile dirvi che stamattina, la città si è alzata più sola: tutto era più triste e, purtroppo, è ritornato ad essere tutto silenzioso e melanconico. Abbiamo passato tre giorni tra persone vere e genuine come voi, abbracciando i vostri valori e il vostro profondo senso dell’onore. Grazie a voi, abbiamo imparato che, standovi insieme, si impara la vita e si diventa più uomini (come diceva uno striscione durante la sfilata), ci si arricchisce moralmente e umanamente.
Alpini nell’animo
Sono di Piacenza, nato e cresciuto qui. Compio 50 anni tra pochi giorni e vi voglio ringraziare. Voi alpini mi avete fatto un bellissimo regalo di compleanno. Come quasi tutti i piacentini, alle ormai lontanissime visite militari risultavo alpino complementare, e così sarebbe stato se non fossi entrato in Polizia dove lavoro da tanti anni.
Con le ali ai piedi
Si cammina insieme al suono della fanfara e anche ai piedi spuntano le ali. Insomma, si vede che nella grande famiglia alpina l’amicizia e l’amore sono la medicina migliore.
L’Adunata? Bella, ma con qualche disagio
Sabato notte alle quattro del mattino, avendo nelle vicinanze un gruppetto di alpini che ancora cantava, suonava, brindava e alla frase di mia moglie: “...stanno esagerando!” mi è venuto in mente un articolo sul quotidiano “Libertà”: “...Una grande festa che coinvolge il centro storico della città era una buona idea, ma forse sarebbe stato meglio organizzarla in modo più adeguato... Bella la musica, l’allegria e i cori anche fino a tarda notte, ma chi vive in quel centro-famiglie con bambini e anziani, persone che al mattino si devono alzare presto per andare al lavoro e se decine di alpini e simpatizzanti si concentrano sotto i gazebo dei bar cantando a squarciagola accompagnati da tamburi e trombe, e se tutto va avanti per diverse ore consecutive fino alle cinque del mattino, è un vero incubo.
Promesse mantenute
Vi scrivo da Piacenza. Volevo ringraziarvi di cuore a nome di tutti i piacentini per le giornate bellissime, meravigliose e indimenticabili che ci avete regalato.
Buon lavoro presidente
Chissà perché, caro Presidente, nel momento in cui l’Assemblea dei delegati proclamava l’esito delle votazioni che ti hanno visto eletto, mi tornava alla mente la scalata al monte Emilius che feci con la mia Compagnia nell’estate del 1968. È uno dei ricordi più nitidi dei cinque mesi trascorsi alla SMALP, che si accompagna a quello dell’odore delle erbe di Pollein, rimasto impresso nella memoria olfattiva, così come il sapore amaro dell’alluminio della gavetta, dove ci servivano ranci semifreddi nelle giornate gelide e nevose del campo invernale a La Thuile.