Vajont, un’alba nuova
Nel buio di una notte d’autunno, nel silenzio di un paese per lo più addormentato tra le montagne che fan la guardia, venne il vento, l’acqua, venne la morte. Era il 9 ottobre 1963. La furia dell’onda provocata dalla frana del Monte Toc, sfiorò Erto e Casso e piombò sulla Valle del Piave, travolse Longarone, Castellavazzo, Rivalta, Pirago, Villanova e Faè.
Fratelli d’Europa
Il 3 ottobre uno splendido sole e un cielo terso sono stati la degna introduzione al 1º Raduno degli alpini in Europa. Le penne nere giunte da numerose Sezioni in Italia e all’estero hanno portato giovialità, schiettezza, cordialità spontanea e trascinante, inondando la verde Vallonia di colori, suoni, emozioni antiche ma sempre attuali. Per due giorni i nostri connazionali emigrati tanti anni fa, con i familiari di prima e seconda generazione, guardando gli alpini, con i vessilli e i gagliardetti arrivati a far loro visita, hanno respirato a pieni polmoni la ventata di aria pura e vivificante dei luoghi d’origine.
Cuor di generale
Al telefono, il giorno precedente, si premura di chiedermi a che ora arriverò per incontrarlo. Vuole accertarsi che non sia troppo presto, perché quando si incontrano le persone, bisogna essere presentabili e, a una certa età, i ritmi richiedono tempi più lunghi. Solo quelli del fisico però. Perché l’intelligenza corre veloce anche sui binari dei cent’anni. Tanti ne compirà Enzio Campanella il prossimo 20 dicembre.
La fierezza di sempre
I ritmi e i gesti sono sempre gli stessi e testimoniano certo l’attaccamento alla tradizione. Nel fare degli alpini, però, c’è qualcosa di più: il piacere di incontrarsi fisicamente, la necessità di caricare le batterie riflettendo sui sacrifici dei nostri Padri e soprattutto un’attenzione alla propria terra che rende differente ogni incontro.
Mille alpini in Libano
Lo scorso 14 ottobre la brigata Taurinense ha dato ufficialmente il cambio alla brigata aeromobile Friuli nella guida del settore Ovest di Unifil, in Libano.
Sui luoghi della memoria
L’impegno dell’Ana per il centenario della Grande Guerra, come è emerso dalla conferenza organizzata dal nostro Centro Studi l’anno scorso a Marostica, ha tra i suoi obiettivi principali quello di valorizzare e rendere fruibili i luoghi della memoria e in particolare i sacrari che custodiscono migliaia di Caduti. Dopo un periodo di sperimentazione durato due anni, per il sacrario di Cima Grappa è stato sottoscritto nel 2014 un “accordo quadro” con il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra, finalizzato alla collaborazione nelle attività di custodia e manutenzione ordinaria dei sepolcreti militari. Sulla base di tale accordo l’Ana si impegna a coadiuvare il personale di Onor Caduti per garantire l’apertura dei sacrari oggetto di specifica convenzione nei fine settimana e nelle festività, oltre ad assicurare un supporto nella manutenzione ordinaria delle strutture stesse.
Per la gestione dei soci Ana che effettuano il servizio, Onor Caduti non concorre economicamente, rimanendo i costi di vitto, eventuale alloggiamento, trasporto e assicurazione a carico in parte della Sede Nazionale e in parte delle Sezioni che assicurano il servizio, alle quali va il plauso e un grazie sincero. Ad oggi le realtà in cui l’Ana è direttamente impegnata, sulla scorta dell’accordo quadro e di specifiche convenzioni riguardanti i singoli sacrari, sono: Cima Grappa, Redipuglia, Oslavia, Castel Dante e proprio di recente Fagarè.
Oltre a questi l’Ana, a mezzo delle proprie Sezioni e dei propri Gruppi, sta assicurando la manutenzione di molti cippi, cappelle sepolcrali, lapidi, monumenti, in parte segnalatici dalla stessa Onor Caduti. In segno concreto di quanto è stato fatto nel ricordo di tutti i Caduti, non posso che esprimere la mia riconoscenza e quella di tutta l’Associazione per i tanti soci che in silenzio e nell’anonimato, con i fatti e non con le parole, hanno prestato e prestano gratuitamente tempo e lavoro per questa iniziativa. Sono certo che il loro impegno permetterà anche a tanti giovani delle nostre scuole di vedere e conoscere i luoghi in cui i loro nonni hanno combattuto, dove molti sono morti perché «bello fosse il nostro vivere».
Il Presidente nazionale Sebastiano Favero
Una tradizione di fraternità
Sono un maresciallo aiutante dell’Aeronautica Militare ed essendo simpatizzante della vostra eccellente Associazione mi sono iscritto e leggo attentamente la vostra rivista, laddove lascia spazio alle lettere dei lettori. Più leggo le lettere che scrivono gli alpini di tutte le età e più mi convinco che nelle vostre vene scorre sangue patriottico ricco di tradizione, di spirito di Corpo così tanto amato.
Pregi o privilegi?
Dopo 90 anni e passa, la “missione” dell’Ana è cambiata, o esaurita? Si evolve, o sta iniziando un processo di fossilizzazione? In cosa consiste oggi la difesa della Nazione da parte dell’Ana? Come contribuisce a migliorarla? Con la partecipazione a sfilate di ogni ordine e grado? Con picchetti ad ogni ricorrenza?
Una faccenda un poco seria
Una faccenda un poco seria Era la metà dello scorso agosto quando, nel laborioso Nordest, andava in onda l’ennesima polemica ferragostana, di quelle che danno modo ai giornalisti di vendere qualche copia in più e, ai politici, scampoli di visibilità, in attesa che i talk show televisivi li rimettano in gioco. Se Flaiano, parlando della politica, diceva che la cosa era grave ma non seria, nel nostro caso la querelle non era grave. Casomai un pochino seria. Nel senso che ad essere tirati in ballo sono stati gli alpini e il vescovo del luogo, finito incolpevolmente sulla graticola. Cosa seria perché si andavano a incrinare rapporti che da sempre, chiamare cordiali, risulta perfino riduttivo. Ad accendere le polveri, ancora una volta, la “Preghiera dell’Alpino”.
CADORE-PADOVA – Il sacrificio dei soldati sul Monte Piana
«Queste meravigliose montagne sono state create per la contemplazione, per la pace, per l’amore, non per la devastazione, la guerra e l’odio». Così nell’omelia l’Ordinario militare Santo Marcianò ha voluto ricordare il sacrificio di migliaia di soldati sul Monte Piana, all’inizio della Grande Guerra e nei due anni dal 1915 al 1917, proprio davanti alla chiesetta dedicata ai Caduti di tutte le nazionalità.
La montagna per la vita
Per la “sua” festa ha scelto di indossare il suo sorriso semplice e spontaneo. Giuseppe Federici, trentanovenne vincitore della 35ª edizione del “Premio fedeltà alla montagna”, ha accolto così nella natìa Anzola – piccola frazione sperduta sull’Appennino parmense dove vive tuttora – e nel vicino capoluogo di Bedonia, le migliaia di persone e le tante autorità che lo hanno raggiunto il 18, 19 e 20 settembre per la consegna dell’importante riconoscimento voluto dall’Ana.
TREVISO – Il nuovo Gruppo “Città di Treviso”
I tre Gruppi storici della città: “Treviso città”, “Treviso Movm Tommaso Salsa” e “Movm Enrico Reginato”, si sono unificati nel nuovo Gruppo “Città di Treviso – Medaglie d’Oro Tommaso Salsa e Enrico Reginato”, mentre il quarto Gruppo della città, “Padre Marangoni”, nato nel 2013, non ha ancora deciso di aderire. La nuova realtà manterrà come sede quella del Gruppo “Tommaso Salsa” e avrà un totale di 400 soci.