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domenica, 1 Giugno 2025

Luci e ombre

Sono un artigliere da montagna e mi riferisco all’editoriale di febbraio. Concordo in buona misura con le considerazioni iniziali ed in particolare con l’esortazione rivolta verso le nuove generazioni “per educarle a frequentare la Storia”. Proprio per il rispetto della storia che, per onestà intellettuale, non si può studiare ignorando capitoli scomodi, mi permetto di ricordare che la nostra “millenaria civiltà cristiana” (che suona molto bene) è anche caratterizzata da vergognose ombre lunghe secoli e attribuibili alla religione cristiana.

ASIAGO – VICENZA – Ricordando don Antonio Segalla

Sei anni fa le nipoti di don Antonio Segalla, cappellano militare del Morbegno, caduto in Russia il 23 gennaio 1943 nella battaglia di Warwarowka, hanno donato agli alpini e alla comunità di Chiuppano, dove nacque il 14 agosto 1907, la sua Medaglia d’Argento al Valor Militare. Un gesto per ricordare il desiderio espresso dalle nipoti che l’eredità religiosa, morale e umana dello zio resti ad esempio e ricordo per le generazioni future. 

VALSESIANA – Una biblioteca alpina

Ce l’abbiamo fatta! Dopo quattro anni di lavoro la biblioteca sezionale è una realtà, bella ed efficiente. Durante il trasferimento dalla vecchia sede alla nuova, il patrimonio librario sezionale fu imballato e riposto in un magazzino in attesa di sistemazione. Il lavoro di catalogazione e in alcuni casi di restauro, è terminato grazie anche e soprattutto all’aiuto di Marinella Mora. Tutto il materiale ha trovato posto nella nuova sede della biblioteca.

Diventare uomini

In riferimento alla lettera di Flavio Manfredi su L’Alpino di febbraio, nella quale si dichiara assolutamente contrario al ripristino della leva obbligatoria, posso immaginare che egli a suo tempo sia stato “volontario” o “firmaiolo” come si diceva ai miei tempi. Visto che negli anni ’90, come afferma lui, nelle caserme il clima era pessimo, la colpa non era da ascrivere a questi ragazzi, ma bensì, come ha già affermato lei direttore nel rispondere, a chi la disciplina la doveva fare osservare. 

Il selfie dei politici

I politici che non hanno fatto il servizio militare negli alpini non devono indossare il cappello alpino. Di qualunque colore politico siano, non devono cavalcare il momento della cerimonia a cui partecipano. Sta di fatto che alla commemorazione della Giornata del Ricordo alla Foiba di Basovizza sia la Meloni che Salvini sono stati ritratti con il cappello alpino in testa e pubblicato sul quotidiano locale.

Il saluto al Labaro

Certamente la sfilata è il momento centrale dell’Adunata nazionale, e che momento! In realtà è un evento che dura dodici ore, tutti gli alpini sono individualmente protagonisti, dai reduci, ai più anziani, ai più giovani. Però non sono sicuro che il senso della sfilata sia noto a tutti. E il senso sta nel Labaro.

Riflessioni a margine del Convegno

Tutti conosciamo la vicenda di Gavino Ledda, l’autore di “Padre padrone”, il quale attribuisce al servizio militare l’inizio del suo riscatto dalla schiavitù dell’analfabetismo. Ledda nasce il 30 dicembre 1938. Possiamo quindi collocare il suo servizio nell’Esercito fra il 1966 e il 1968. Gli anni dell contestazione. Proprio nel periodo storico in cui tradizione, cultura, scuola, famiglia, chiesa, istituzioni, venivano assalite da un’onda contestatrice incontenibile, Ledda vedeva nell’esperienza di leva, comune ai maschi giovani italiani fin dall’Unità d’Italia, l’occasione fondamentale della sua vita per uscire dall’isolamento della Sardegna. 

Quelle sacche di pregiudizio

Sono un caporal maggiore alpino, scaglione 3º/’86, fiero di essere alpino e altre svariate cose, ma soprattutto consapevole di essere un uomo che fa parte di una comunità cittadina e parrocchiale in cui è parte attiva. La premessa è doverosa, in quanto ho letto spesso sul suo e nostro bel giornale le lamentele di tanti fratelli alpini che ai funerali non sono stati “onorati” con la Preghiera dell’Alpino, o con il picchetto per incomprensioni con l’officiante.

COMO – Le nostre glorie

Nella Sezione di Como ci sono tre persone speciali a cui siamo molto legati. È un regalo, ogni volta che abbiamo il piacere di trascorrere del tempo con loro. Una tra loro è la signora Aurelia Valassi, nata a Pola nel 1920. La sua famiglia, perché italiana, fu costretta dai titini alla fine della guerra ad abbandonare tutto e, con un fortunoso viaggio in treno e poi in camion, a rifugiarsi presso alcuni parenti in provincia di Varese. 

L’altro papà degli alpini

Il Risorgimento fu il periodo storico nel quale visse e fu protagonista Cesare Francesco Ricotti Magnani, prima nella vita militare che lo portò a diventare generale già in giovane età, solo 42 anni, e successivamente chiamato alla vita politica come Ministro della Guerra. Nacque il 30 gennaio 1822 a Borgolavezzaro, vicino a Novara, paese che lasciò nel 1830, a soli 8 anni, per entrare nell’Accademia militare di Torino.

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