Esempio perpetuo
Le toccanti parole del Signore delle cime, intonate dagli alpini alla Colonna Mozza, si spandono per le trincee, i camminamenti e lo splendido vallone dell’Agnellizza, luoghi che un secolo fa odoravano di morte e in cui dominava il cupo suono del “ta pum”. Alpini, bersaglieri, fanti, in migliaia, ragazzi di nemmeno vent’anni affrontavano i loro coetanei, un po’ più biondi, gli occhi un po’ più azzurri, ma con le stesse speranze e aspettative. Uguali nell’onore e nella dignità con i quali hanno affrontato l’estremo sacrificio.
La regina delle Dolomiti
Quando cala la sera, su al Passo Fedaia, l’aria sembra prendere un sapore diverso, tutto particolare rispetto al resto delle Dolomiti. È aria gelida, profumata di ghiaccio, e non ha niente a che vedere con quella che si respira sulle aride cime circostanti. La Marmolada è il centro dei Monti Pallidi, non per altro è chiamata la “Regina delle Dolomiti”, eppure, qui, sotto questo ghiacciaio è come se fossimo in un altro angolo delle Alpi.
In montagna per passione
Questo premio è stato istituito 34 anni fa perché si era capito quanto fosse importante, non solo per gli alpini ma per tutti in Italia, guardare alle montagne, a quel punto di riferimento che vuol dire prima di tutto impegno, sacrificio, disponibilità. Voglio perciò complimentarmi con il vincitore di quest’anno, unitamente alla sua famiglia; sono la sintesi indovinata di quello che la nostra Associazione vuole esprimere con questo premio: quel modo silenzioso ma vero di impegno, quel guardare alla montagna come una risorsa da amare e rispettare”.
L’Adamello dei pellegrini
I ramponi stridono sul ghiaccio vivo, lo graffiano senza cautela mentre il lento procedere della colonna supera il piano e punta un valico ancora miraggio, nel silenzio vuoto di quota tremila. Lui, il ghiacciaio, antico, imperturbabile maestro s’eleva al cielo, abbraccia la terra e si lascia percorrere porgendo la schiena carica di neve fresca. Peregrinare sui sentieri in costa, oltre i valichi e i passi imbiancati. In colonna, legati l’uno all’altro. E infine avvistare di lontano la meta, una sorta di traguardo spirituale che pone fine alla fatica, alla stanchezza e mette a tacere i disagi. Accade così ogni anno, gli ultimi giorni di luglio. Ma non questa volta.
Campo scuola: sapore di naja
Ventisei ragazzi per dieci giorni hanno dato vita al primo Campo scuola ANA, allestito a Griante sul lago di Como.
I papà del "Trentatrè"
Il nostro inno è stata una delle prime canzoni che ho imparato. Mio papà lo intonava di ritorno dalle gite in montagna, mia mamma e noi fratelli, tutti assieme, davamo il nostro contributo. Era l’inno degli alpini, lo cantavamo con orgoglio e questo bastava. La curiosità di saperne di più è nata in seguito, ma le notizie sono sempre state poche e contraddittorie finché lo scorso anno un alpino di Vercelli chiede un incontro, dice di avere notizie sul Trentatré e per una di quelle coincidenze inspiegabili, vengo incaricato di ascoltarlo.
Cambio alla guida di UNIFIL
Dopo 30 mesi di mandato, il generale degli alpini Paolo Serra ha ceduto il comando della missione UNIFIL al gen. D. dei bersaglieri Luciano Portolano (a destra nella foto). Alla cerimonia hanno presenziato le massime autorità politiche e militari libanesi, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il Capo di SMD ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e il comandante del Comando Operativo Interforze, gen. C. Marco Bertolini.
Il Giacomini chiede volontari
Molte e di straordinaria suggestione sono le leggende che la tradizione attribuisce ai Monti Sibillini che diffondono su di essi un alone di fascino e di mistero. È sufficiente evocare i nomi e i luoghi per dare libero corso alla fantasia su questo gruppo montuoso dell’Appennino umbro-marchigiano: il Monte Sibilla sul quale si cerca ancora l’antro del mitico personaggio, oppure il Lago di Pilato, piccolo specchio d’acqua di origine glaciale, nel quale ha trovato il suo habitat il “Chirocefalo del Marchesoni”, un piccolo crostaceo d’acqua dolce con la caratteristica, unica nel genere, di nuotare con il ventre rivolto verso l’alto.
Volontà di pace
Se è vero che “gli alpini non sono solubili in acqua”, come ama ripetere il nostro presidente nazionale, le Adunate alpine di quest’anno stanno mettendo a dura prova la simpatica affermazione… Dopo la pioggia di Pordenone, Giove pluvio ha voluto tenere compagnia agli alpini anche in occasione dell’annuale raduno nazionale al rifugio Contrin, ma nessuno ha osato lasciare il parterre nella scenografica conca erbosa soprastante il rifugio: 25 vessilli, anche di altre associazioni d’Arma, e ben 138 gagliardetti hanno fatto cornice durante lo svolgimento della cerimonia, apertasi con gli onori al vessillo della sezione di Trento, scortato per l’occasione dal presidente nazionale Sebastiano Favero e dal presidente della sezione di Trento Maurizio Pinamonti, oltre che da numerosi consiglieri nazionali e dal gen. Federico Bonato, in rappresentanza delle Truppe alpine.
Parola di reduce
Occhi azzurri, sguardo fiero, sorriso franco. Appena lo si incontra si capisce tutto. Il peso dei 97 anni lo frena nel fisico ma la lucidità, lo spirito e l’eleganza d’un uomo d’altri tempi, quelle l’età non le ha scalfite. Il tenente Luigi Morena, oggi generale di Corpo d’Armata, a Monte Marrone c’era e con i suoi alpini del battaglione “Piemonte” ha concorso a scrivere una delle più importanti pagine della Guerra di Liberazione e della nostra storia. Il corso degli eventi, degno di uno splendido romanzo, inizia quasi un secolo fa in un piccolo borgo di montagna in provincia di Cuneo.
MONZA – Il piastrino ritrovato
Nel 2013 due alpini motociclisti, Aldo Bergoglio, capogruppo di Brozolo-Robella (sez. di Torino) e Massimo Rubeo della sezione di Biella, nel 70° dalla Campagna di Russia, decidono di viaggiare, a cavallo delle loro due ruote, ripercorrendo le tappe dell’epopea alpina: Rossosch, Nikolajewka, Nowo Kalitwa. Durante il viaggio incontrano il prof. Morozov che consegna loro un piastrino appartenuto ad un alpino. Al ritorno in Italia inizia la ricerca dei parenti e si scopre ben presto che il proprietario del piastrino è ancora vivo! È l’alpino Giovanni Polli, classe 1920. Durante la Campagna di Russia era con il 9° Alpini, btg. Val Cismon.
Firmato l’impegno morale
“Mi impegno a rispettare e a far rispettare le regole che ordinano questo luogo, consapevole che il terreno dove poggiano i miei piedi è sacro alla Patria e vi riposano coloro che hanno dato la vita per garantire a noi la libertà, un luogo intriso dei più alti valori morali che sono propri dell’Associazione Nazionale Alpini e che saranno per me da guida nel servizio di questi giorni e nella vita”. Un vero e proprio giuramento il “Codice di Impegno Morale” che ogni volontario sottoscrive prima di entrare in servizio di sorveglianza al Sacrario di Cima Grappa e che sarà trasmesso ad ogni visitatore che vi giungerà per un omaggio e una preghiera.