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venerdì, 9 Maggio 2025

Passaggio di consegne al 1° artiglieria da montagna

Si è svolta nella caserma “Perotti” di Fossano (Cuneo) la cerimonia di avvicendamento al vertice del 1° reggimento artiglieria da montagna. Il col. Aldo Costigliolo, recentemente rientrato dall’Afghanistan dove per sei mesi ha comandato l’unità militare italiana che assiste i piani di sviluppo locali nella provincia di Herat, (Provincial Reconstruction Team – CIMIC Detachment) ha ripreso il comando subentrando al ten. col. Camillo della Nebbia che continuerà nell’incarico di comandante del Gruppo “Aosta”.

Un piccolo, grande mondo mediatico

È una grande e bella realtà nell’ambito dell’Associazione: sono i 76 giornali sezionali, i sette delle sezioni all’estero e i circa cento di gruppo. Circa, perché il numero dei giornali di gruppo – essendo meno legati alle scadenze cui devono sottostare i giornali sezionali – varia di anno in anno, pur restando mediamente compreso fra gli 85 e i 100: sono talvolta semplici fogli formato A4, piegati in due, ma hanno la stessa dignità del giornale di tante Sezioni in carta lucida, con tante pagine e foto a colori.

Un applauso al "Signore delle cime"

Sono un corista del coro ANA Roma da quasi 50 anni e, come amico degli alpini, ricevo e leggo la rivista. Sono rimasto stupito che si sia accesa una polemica sul notissimo brano di Bepi De Marzi “Signore delle cime” le cui parole sono essenzialmente una preghiera, una richiesta dell’eterno riposo per un Caduto; è una preghiera cantata e, come dicono le parole attribuite a Sant’Agostino, “chi canta bene prega due volte”. Si può pregare cantando con le parole di Signore delle cime o con “L’eterno riposo”, o con un brano del Requiem di Mozart, o perché no, del Requiem di Verdi, ma l’importante è cantare e pregare con il cuore, cioè “bene”, come diceva Sant’Agostino. Distinguere se la canzone di De Marzi sia per alpinisti o per alpini mi pare una questione di lana caprina.

Sulle orme degli alpini di leva

Nella provincia di Lalaua sorgeva una missione cattolica che era stata occupata e semidistrutta dal regime comunista. Durante il loro intervento in Mozambico gli alpini aiutarono le suore della missione a riprendere il loro faticoso lavoro e negli anni successivi in molti rimasero in contatto con le religiose, inviando spesso aiuti. Quando, nell’aprile 2005, il Consiglio Direttivo Nazionale decise di ricordare la missione “Albatros” e di lasciare in Mozambico un segno tangibile della presenza degli alpini in quella terra a sostegno della popolazione, la scelta ricadde sulla missione cattolica di Lalaua che aveva ancora tanto bisogno d’aiuto.

Marò: lettera aperta al Presidente Napolitano

Signor Presidente,

a nome mio personale e dei circa 380.000 soci dell’Associazione che mi onoro di presiedere mi rivolgo a Lei per segnalarLe la preoccupazione e lo sgomento che tutti noi proviamo in queste ore a seguito della incredibile decisione di restituire i due nostri Fucilieri di Marina alle Autorità indiane che, da ormai un anno, li detengono in evidente spregio di ogni convenzione internazionale. La preoccupazione per la sorte dei nostri ragazzi è duplice: da un lato è davvero difficile potersi fidare di una Nazione che viola con arroganza e spregiudicatezza le convenzioni internazionali e, prima ancora, le più elementari regole della civile convivenza tra i popoli e dall’altro la quasi totale assenza delle nostre Istituzioni che sembrano interessate più alla salvaguardia di logiche commerciali che non all’integrità dei nostri soldati ed alla dignità della nostra Patria.

UNA VITA BREVE

La nipote ha scritto questo libro alla scoperta di suo nonno Giorgio, che non ha mai conosciuto. Giovane e brillante avvocato del foro di Teramo, sposo e padre, partì quale ardito volontario nella prima guerra mondiale, e tragicamente cadde sul fronte. Di grande interesse la descrizione, ora per ora, del combattimento sul Monfenera (Grappa) del novembre 1917. Grazia Romani, oltre che un tentativo di relazione e conoscenza con il nonno, fa di questo volume una storia degli accadimenti dell’ultimo secolo e dell’Europa. E poi la guerra che si porta via intere generazioni e di cui anche Giorgio Romani è vittima, del suo tempo e della sua generosità.

LA BATTAGLIA ALLA GROTTA DEL RIBELLE DI ZERET (ETIOPIA) NELL’APRILE 1939

Viene dalla speleologia un importante contributo alla ricostruzione storica di uno tra i più importanti episodi dell’impresa coloniale italiana. Attraverso questo libro, edito dal “Centro Ricerche e Studi sull’Ambiente, gli Ipogei e le acque carsiche”, Gian Paolo Rivolta ingegnere chimico, speleologo e praticante di molti sport cerca di far luce sulla battaglia di Zeret pubblicando i risultati della sua ricerca speleologica e storica frutto di due spedizioni nello stato federale etiopico di Amhara. A distanza di 70 anni è riuscito a trovare alcuni sopravvissuti di quell’evento e alcuni di coloro che, attraverso il racconto dei propri cari scomparsi, sono diventati custodi di una memoria storica che merita di essere tramandata. La narrazione è arricchita dalle mille vicissitudine dell’autore nella terra del Corno d’Africa.

DAL CAR AL CONGEDO

Ternavasio racconta i suoi 15 mesi di naja presso il gruppo Aosta, a Saluzzo, negli anni 1963/’65. Alla soglia dei 70 anni l’autore ha pensato di mettere nero su bianco i suoi ricordi con l’intento di trasmettere ai giovani che non hanno vissuto, e non vivranno più la naja, un bagaglio di esperienze preziose. Il passaggio da ragazzi a uomini e la nascita di legami che continueranno per la vita.

ALPINI NELLA LEGGENDA

Le gesta che legarono in modo indissolubile il colonnello Testa Fochi - a lui fu intitolata la caserma di Aosta - ai suoi alpini del btg. Aosta. Si leggono in queste pagine atti di eroismo e vicende di ordinaria vita militare, storie di uomini e soldati che sentivano la montagna come naturale ambiente di vita. Conoscere Testa Fochi vuol dire anche conoscere la realtà in cui nacque, quella dell’Italia post-risorgimentale. Numerosi sono i riferimenti al Monferrato, sua patria, e alle vicende politiche degli importantissimi anni a cavallo dei due secoli.

PENNE NERE A STRIGNO

È il catalogo della mostra fotografica tenuta a Strigno nel settembre 2012 in occasione dell’85° di fondazione del locale Gruppo ANA. Le penne nere hanno abitato dagli anni Cinquanta la caserma Degol, diventandone un elemento distintivo che ancora vive nel cuore della gente di Strigno. Sono foto inviate dagli alpini che hanno fatto la loro naja al “casermon” e poi ricordi, nomi, immagini, scampoli di vita povera e semplice e, per questo, più vera. Presto la caserma Degol sarà adibita ad altre attività, consegnandosi alla memoria di cui questo catalogo è un frammento, a testimonianza del legame di umanità e passione civile tra le penne nere, il territorio e la sua gente.

LA RAGAZZA DEL MULO 1915-1917

Una rigorosa ricostruzione degli eventi bellici sulla Cresta di Confine nei mesi che vanno dal maggio 1915 al novembre 1917. I bollettini ufficiali dell'esercito italiano, i comunicati dell'esercito austriaco, i diari di ufficiali e soldati di entrambi gli schieramenti, le opere dei ricercatori e degli storici sulla Grande Guerra: Italo Zandonella attinge ad una gran mole di documenti per fornire al lettore la narrazione dei tragici eventi quanto più possibile aderente alla verità storica. Impresa spesso non facile in presenza di versioni contrastanti su elementi fondamentali.

La vicenda bellica narrata da Zandonella si fonde con quella familiare, legata alla vita quotidiana in tempo di guerra. Qui la protagonista è Giseta, nata a Dosoledo il primo maggio 1900, che all'epoca dei fatti è una ragazza bella e coraggiosa, impegnata ad aiutare la propria famiglia a sopravvivere. Il suo recupero di un mulo degli alpini, lasciato nella zona del Quaternà durante la ritirata del 1917, rappresenta un episodio vero che assurge quasi a leggenda. Tutta la tenerezza del racconto di Italo Zandonella dedicato a Giseta si può cogliere nelle commoventi ultime righe. A corredo si trovano accurate descrizioni tecniche, geografiche e naturalistiche dei luoghi delle battaglie, che facilitano l'escursionista appassionato di storia.

PARMA – Raduno sezionale a Montechiarugolo

Il raduno degli alpini della sezione di Parma, come si usa in altre Sezioni, si tiene ogni anno in una località differente della provincia. In tal modo si rinnova il legame con le comunità locali, nella varietà di paesaggi, tradizioni, storia delle amministrazioni e delle associazioni coinvolte, nonché - fattore non trascurabile - dei Gruppi di turno che vogliono cogliere l’occasione per ben figurare.

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