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giovedì, 22 Maggio 2025

Forma e sostanza

Leggo sulla vostra rivista l’articolo relativo alla Campagna del Don e rammento quanto di quell’episodio mi raccontava mio padre che, partito con l’Armir nel giugno 1940, è tornato nel 1944. Era nei servizi automobilistici al servizio della Julia ed ha patito e sofferto quanto possiamo immaginare: è tornato con congelamento ai piedi, lesioni alla vescica, “fuori di testa”.

BRESCIA – Novanta volte Castegnato

Un 90° anniversario ricco di avvenimenti quello organizzato dal gruppo di Castegnato che ha saputo unire sport, tradizione e ricordo. La manifestazione è stata aperta dalla marcia sul monte Trabucco: in vetta, a quota 2.300 metri, vicino al grande crocifisso innalzato nel 2010, gli alpini hanno intonato l’Inno di Mameli e hanno acceso fumogeni bianchi, rossi e verdi. Il Tricolore ha sventolato per tutta la durata della discesa a Castegnato e per altri 90 chilometri lungo la Valle Camonica, portato dalla “Staffetta dell’amicizia” nella quale le penne nere si sono alternate lungo il tragitto, attraversando i borghi di Breno, Malegno, Cividate, Boario, Darfo, Pisogne.

VAL SUSA – Novalesa: 90 anni di solidarietà alpina

Era il 1923 quando Michele Roccia, reduce della Grande Guerra, fu nominato capogruppo di Novalesa, secondo gruppo iscritto della sezione Val Susa. Negli anni gli alpini del Gruppo si sono distinti per lodevoli iniziative a favore del Comune, degli enti locali e della chiesa; nel dopoguerra per la ricostruzione, poi per l’aiuto ai terremotati del Friuli e in seguito per la realizzazione di un Sacrario e la ristrutturazione della sala del vecchio municipio.

Una serata da incorniciare

Splendida serata quella organizzata ad Arzignano: c’erano tutti gli ingredienti per trasformare un concerto di cori in un momento di comunità per la Val dell’Agno e del Chiampo. Innanzi tutto il luogo. L’azienda Marelli Motori, erede della mitica Pellizzari, che ogni anno mette a disposizione gli spazi dell’azienda per allestire palco e platea, mentre l’Associazione Arzignano Futura e i Crodaioli, con un robusto contributo della Protezione Civile e delle Forze dell’Ordine, si occupano dell’organizzazione.

Gli eroi della Cuneense

Gelido il vento sul volto dei nostri alpini quel 20 gennaio 1943. Li spingeva verso la salvezza un lontano miraggio prodigo di sacrifici e speranze mutilate. Appena un giorno innanzi la 21ª compagnia del btg. Saluzzo e la 72ª batteria del gruppo Val Po si erano immolate sul campo di battaglia aprendo la via che da Popowka conduceva a Nowo Postojalowka, terribile varco da dover superare a ogni costo. Per la Cuneense la sventura era tuttavia iniziata già nei mesi precedenti con la pressione dei russi sui punti che più avrebbero facilitato l’irruzione nelle nostre linee. Uno di questi era costituito dall’estremo settore di destra della Cuneense, a ridosso del Kalitva affluente del Don, di là del quale era schierata la divisione Cosseria. Lo presidiava il btg. Saluzzo del 2° Alpini.

Educare all’impegno civile

La quasi totalità dei 300mila alpini che fanno parte della nostra Associazione sono “figli della naja”. Per tanti giovani il servizio militare era il vero distacco dal nucleo familiare, era la prima volta che viaggiavano, conoscevano e si confrontavano con altri giovani che avevano diversi dialetti, abitudini, occupazioni. Era un periodo faticoso, spesso pieno di disagi, in cui ci si metteva alla prova per affrontare gli obblighi imposti dalla realtà militare, considerata quasi un mondo parallelo, con il suo vocabolario particolare, ritmi e riti diversi da quelli della vita civile.

TORINO – Nuovi colori al Regina Margherita

Ottantacinque volontari tra alpini della sezione di Torino e dipendenti del corriere espresso “DHL”, coordinati dalla Fondazione “F.O.R.M.A.” onlus, sono stati protagonisti di un intervento di riqualificazione di alcune aree dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.

Onori al carnefice

Carissimo Direttore, ritorno con una considerazione che sento di dover esternare. Il 10 febbraio lo Stato ricorda l’esodo di oltre 200mila istriani fiumani e dalmati e la tragedia delle foibe con le sue migliaia di vittime. Però una dozzina di vie di città italiane (Aci Sant’Antonio, Campegine, Nuoro, Palma di Montechiaro, Parma, Quattro Castella, Reggio Emilia, Scampitella, Ussana, Verzino) sono ancora intitolate al maresciallo Tito, boia degli italiani alla fine della seconda guerra mondiale.

Premiata “La storia di Neta”

Una “buona annata” il 2013 per il concorso internazionale del gruppo di Arcade e della sezione di Treviso: quest’anno i racconti inviati sono stati 63, molti di ottima fattura. La premiazione è avvenuta domenica 5 gennaio nel palazzetto sportivo comunale con una buona affluenza di pubblico. Presenti alla manifestazione il consigliere regionale Federico Caner, il vice presidente della Provincia di Treviso, l’alpino Floriano Zambon e il sindaco di Arcade Domenico Presti. Il vicario Umberto Tonellato ha portato il saluto della sezione di Treviso in rappresentanza del presidente Raffaele Panno, assente per motivi familiari. Commosso e d’effetto, come sempre, l’intervento del padrone di casa, il capogruppo Florindo Cecconato.

Il Paradiso di Cantore

Caro direttore, sull’editoriale de L’Alpino di dicembre 2013 ritorna la solita citazione del “Paradiso di Cantore”. Ma quale paradiso? Non è ora di finirla con quella sentimentaloide espressione che poggia sul niente? Ma gli alpini sanno chi fu veramente Cantore? E che caratterino aveva?

CADORE – PADOVA – Insieme sul Monte Piana

A cura delle sezioni Cadore e Padova, dell’Associazione “Amici di Monte Piana” e dei Comuni di Auronzo e Dobbiaco, anche quest’anno si è rinnovata la commemorazione dei 14.000 Caduti dei due fronti dal maggio 1915 all’ottobre 1917 sul “Monte del pianto”.

MARCHE – Il Vajont di Giovanni Urriani

A cinquant’anni dalla tragedia del Vajont il gruppo di Acquasanta Terme ha commemorato l’alpino Giovanni Urriani, disperso nella sciagura. Urriani era in forza alla compagnia Genio pionieri del 7° reggimento Alpini e si trovava, quel giorno, in perlustrazione lungo il corso del Piave con un compagno. Furono travolti dall’ondata distruttrice e i loro corpi non furono mai più ritrovati.

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