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domenica, 28 Aprile 2024

Cantiamo l’Inno d’Italia

Egregio direttore, sono abbonato a L’Alpino che leggo sempre volentieri, nonché un alpino praticante, fiero della tradizione, della storia e dei princìpi che accomunano questo popolo particolare. Sono stato a L’Aquila e confermo l’esperienza bellissima in un clima festoso, di profonda amicizia e solidarietà. Partecipo alle cerimonie più importanti con sincero trasporto, consapevole di rappresentare ideali profondi autentici ed unici.

Al vescovo la Preghiera piace

Al vescovo di Como piace molto la “Preghiera dell’Alpino”, tant’è vero che l’ha ascoltata scortando il vessillo della Sezione locale, durante una cerimonia speciale in Valle d’Intelvi il 22 agosto. Monsignor Diego Coletti, vescovo di Como, stima molto gli alpini e li frequenta in diverse circostanze. L’ultima è stata la consacrazione del nuovo altare posato nella chiesa di San Zeno, in occasione dell’inaugurazione dell’edificio, interamente ricostruito in vent’anni di lavoro. La chiesa, forse il punto più panoramico della Valle Intelvi, sorge in vetta ad una montagna isolata dalle altre, proprio al centro della valle.

VERCELLI – Convegno su Palazzi e 85º di Trino

La città di Trino è stata al centro dell’attenzione con tre importanti avvenimenti: l’85º anniversario del Gruppo, la festa annuale della Sezione di Vercelli, e un convegno sull’autore dell’inno “Valore Alpino”, maestro Eugenio Palazzi, figlio trinese. Nella serata di venerdì è iniziato il convegno su Palazzi, moderato dal Presidente del Centro Studi Ana Mariano Spreafico, con gli storici Franco Crosio e Bruno Ferrarotti, assistiti dal Presidente sezionale Piero Medri, dal Capogruppo Gian Carlo Pigni e dal segretario Claudio Ronco.

Il paradiso contestato

Stimatissimo direttore, “Il paradiso di Cantore” mi ha stupito e in modo veramente negativo. Non credo che Cantore possa avere un paradiso. Personalmente ho sempre letto un’altra storia non certo edificante e da ricordare come esempio di amor di Patria. Questa è pur sempre (l’entrata in guerra) una ricorrenza da ricordare per la carneficina che i nostri vertici hanno inferto al nostro popolo.

Un uomo, una preghiera

Dato che contro gli alpini c’è poco da dire, essendo essi più attenti ai valori che ai colori, ecco che si prende di mira la loro Preghiera, magari senza averla letta o quanto meno compresa. E solo perché parla di armi. Occorre innanzi tutto precisare che gli alpini fanno parte di un’Associazione d’Arma, avendo avuto a che fare con le armi durante il servizio militare. D’altra parte non sono le armi, ma è il loro uso che può essere condannabile; infatti, in certi frangenti possono essere utili e pure necessarie, a meno che si vogliano lasciare i deboli, siano singoli o gruppi, alla mercè dei prepotenti e dei delinquenti. Si chiede inoltre che queste siano “forti” non contro tutto o contro tutti, ma solo per difendersi da chi “minacci la nostra Patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”.

Colussi e Rocchetto fanno centro

Ce lo sentiamo dire da tempo, l’Adunata di Bolzano ha portato un’aria nuova in Alto Adige, un nuovo entusiasmo e i campionati nazionali di tiro ne sono stati la prova. Il poligono di Caldaro è una struttura all’avanguardia, utilizzato spesso dalla Nazionale italiana è situato sulla cima di una collina, circondato da vigneti e meleti a perdita d’occhio in un panorama unico.

FELTRE – Orgoglio alpino

Si è tenuto a Feltre il primo raduno del Battaglione che ne porta il nome e che da una decina d’anni ha lasciato la città per trasferirsi a Belluno. La manifestazione ha rappresentato l’apice di una tre giorni denominata “Orgoglio Alpino”, a cui ha partecipato una delegazione ungherese, guidata dal generale di brigata Erno Szeltés, giunta per ricordare la presenza della 66ª Compagnia imperiale dell’aviazione magiara nel campo di volo di Feltre nel 1918.

Una tradizione di fraternità

Sono un maresciallo aiutante dell’Aeronautica Militare ed essendo simpatizzante della vostra eccellente Associazione mi sono iscritto e leggo attentamente la vostra rivista, laddove lascia spazio alle lettere dei lettori. Più leggo le lettere che scrivono gli alpini di tutte le età e più mi convinco che nelle vostre vene scorre sangue patriottico ricco di tradizione, di spirito di Corpo così tanto amato.

Pregi o privilegi?

Dopo 90 anni e passa, la “missione” dell’Ana è cambiata, o esaurita? Si evolve, o sta iniziando un processo di fossilizzazione? In cosa consiste oggi la difesa della Nazione da parte dell’Ana? Come contribuisce a migliorarla? Con la partecipazione a sfilate di ogni ordine e grado? Con picchetti ad ogni ricorrenza?

Una faccenda un poco seria

Una faccenda un poco seria Era la metà dello scorso agosto quando, nel laborioso Nordest, andava in onda l’ennesima polemica ferragostana, di quelle che danno modo ai giornalisti di vendere qualche copia in più e, ai politici, scampoli di visibilità, in attesa che i talk show televisivi li rimettano in gioco. Se Flaiano, parlando della politica, diceva che la cosa era grave ma non seria, nel nostro caso la querelle non era grave. Casomai un pochino seria. Nel senso che ad essere tirati in ballo sono stati gli alpini e il vescovo del luogo, finito incolpevolmente sulla graticola. Cosa seria perché si andavano a incrinare rapporti che da sempre, chiamare cordiali, risulta perfino riduttivo. Ad accendere le polveri, ancora una volta, la “Preghiera dell’Alpino”.

CADORE-PADOVA – Il sacrificio dei soldati sul Monte Piana

«Queste meravigliose montagne sono state create per la contemplazione, per la pace, per l’amore, non per la devastazione, la guerra e l’odio». Così nell’omelia l’Ordinario militare Santo Marcianò ha voluto ricordare il sacrificio di migliaia di soldati sul Monte Piana, all’inizio della Grande Guerra e nei due anni dal 1915 al 1917, proprio davanti alla chiesetta dedicata ai Caduti di tutte le nazionalità.

La montagna per la vita

Per la “sua” festa ha scelto di indossare il suo sorriso semplice e spontaneo. Giuseppe Federici, trentanovenne vincitore della 35ª edizione del “Premio fedeltà alla montagna”, ha accolto così nella natìa Anzola – piccola frazione sperduta sull’Appennino parmense dove vive tuttora – e nel vicino capoluogo di Bedonia, le migliaia di persone e le tante autorità che lo hanno raggiunto il 18, 19 e 20 settembre per la consegna dell’importante riconoscimento voluto dall’Ana.

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