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venerdì, 2 Maggio 2025

SICILIA – Una piazza intitolata all’alpino Ville

Il comune di Francofonte (Siracusa) ha organizzato una cerimonia per l’intitolazione di piazza Dante alla memoria dell’alpino caporale maggiore scelto Sebastiano Damiano Ville in occasione del 5º anniversario della scomparsa. Ville era un alpino del 7º reggimento «comandato in missione di pace in terra afgana nell’ambito dell’operazione Isaf. Il 9 ottobre 2010 nel corso di una attività di scorta, la sua unità veniva attaccata da elementi ostili. Nel reagire all’offesa, a causa dell’esplosione di un ordigno occultato proditoriamente dai vili attentatori, immolava la sua giovane vita». 

IMPERIA – Ai Caduti di Oliveto

In piazza Bernardo Berio ad Oliveto di Imperia è stata inaugurata, alla presenza delle massime autorità civili e militari, una lapide ai Caduti di tutte le guerre. È stata una cerimonia commovente perché sono stati i congiunti dei Caduti che hanno scoperto ufficialmente l’opera. 

Alpino al… fronte

Il Coro dei congedati della brigata Julia ha appena finito di raccontare nel canto l’epopea della Grande Guerra, quando mi avvicina un metro e novanta di uomo: «Sono Mario Picech. Sono di Gorizia. Di Cormons, per l’esattezza». Non sono necessari i convenevoli per creare cordialità, perché un sorriso a trentadue denti sembra il biglietto di ingresso a qualche festa di nozze o rimpatriata tra amici. Quindi quattro battute di circostanza, giusto per dire qualcosa senza dire niente, ma sufficienti per realizzare che l’alpino che hai davanti è un puledro di razza. 

Cerimonia a Basovizza

L’Associazione Nazionale Alpini ha partecipato al “Giorno del ricordo”, istituito dal Parlamento in memoria delle vittime delle foibe e celebrato il 10 febbraio di ogni anno. La Messa alla grande foiba di Basovizza (Trieste), sul carso triestino, è stata officiata dall’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi alla presenza delle altre Associazioni combattentistiche, dal Comitato per i martiri delle foibe e dalle associazioni legate al mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati. 

Alpini di ieri, alpini di oggi

Scrivo per proporre una riflessione riguardo alla lettera dell’amico Edoardo Pezzutti pubblicata sul numero di novembre. Condivido la prima parte, sulla toccante cerimonia di Cargnacco, mentre la seconda parte mi lascia piuttosto perplesso. 

LUINO – Insieme come una famiglia

Grazie a Luca Morandi, figlio del Capogruppo onorario di Lavena Ponte Tresa, da vent’anni si perpetua una tradizione importante per tutto il Gruppo: una festa con i suoi compagni di scuola, i ragazzi diversamente abili del Centro professionale di Varese. 

Un francobollo per l’Adunata

Premetto che da molti anni, come diversi alpini, collezionisti e non, seguo la filatelia postale. Ho avuto, qualche tempo fa, un contatto a titolo...

Un’eredità da custodire

class="testonotizia">Brescia ha celebrato ancora una volta magnificamente, a livello nazionale, l’anniversario della battaglia di Nikolajewka: sabato 23 gennaio, la Sezione di Brescia, presieduta da...

Penna… di plastica!

Nella ricorrenza del 4 Novembre, ho sfilato con a fianco Camilla Faustini, una bella ragazza del mio paese che sta facendo il servizio militare negli alpini. A dire il vero, mi sono quasi emozionato pensando che, ai miei tempi, le alpine ce le sognavamo! A cerimonia conclusa, le ho chiesto se mi faceva tenere tra le mani il suo cappello, che mi avrebbe ricordato il tempo in cui ero un “bocia”. 

CONEGLIANO – L’80º del Gruppo San Pietro

L’eremo camaldolese di San Pietro di Feletto (Treviso) risale al 1670 e fu soppresso nell’ottocento da Napoleone. Attualmente ne restano solo alcune parti, tra cui quattro celle, il refettorio e l’albergo dei poveri, dove ha sede il municipio. Quelle celle sono state per due secoli simulacri vuoti e abbandonati. Dal 1989 una di queste è la sede del Gruppo alpini San Pietro: con i suoi 39,40 metri quadri è la sede più piccola tra i Gruppi della Sezione.

Il mondo alla rovescia

La guerra si insinua nell’esistenza di ognuno ancor prima che imperversi. Essa coinvolge uomini e donne, vecchi e bambini, senza differenze. Il 24 maggio 1915 la notizia non colse nessuno impreparato, i giovani e i richiamati si apprestavano a lasciare tutto, indugiavano sui ricordi, restavano fermi, immobili davanti alla finestra di casa nel tentativo di bere fino all’ultimo sorso l’orizzonte che avevano guardato ogni mattina, i profili delle montagne che conoscevano a memoria, il cielo sopra la loro casa. Le donne, fossero mamme, spose, sorelle o fidanzate, vivevano l’imminente separazione con riserbo, sebbene nel cuore portassero un peso enorme, cercavano di nascondere la preoccupazione mostrandosi forti.

Nikolajewka: scuola di bontà

Fu una decisione coraggiosa e vincente: nel 1982 gli alpini bresciani pensarono, per il 40º della battaglia di Nikolajewka, ad un monumento che andasse al di là del simbolo. Scelsero un “monumento vivente”, che tramandasse concretamente, giorno per giorno, i valori della nostra Associazione, in ossequio all’idea di “onorare i morti aiutando i vivi”. Nacque così la Scuola Nikolajewka: l’edificio, imponente, su tre piani, con due “torri” e servizi annessi, fu costruito dalle penne nere in soli sei mesi, nel quartiere di Mompiano, a nord della città di Brescia, in un’area pedecollinare. 

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