Patrimoni da salvare
Caro direttore, il quotidiano “la Repubblica” dell’8 agosto propone, alla pagina 28-29 un articolo di Paolo Rumiz “Ritorno a Gorizia capitale italiana del secolo breve” che è centrato su Cima Calvario, dolorosa tappa della Grande Guerra.
Prigionieri dell'Unità d'Italia
Provengo dalla regione più piccola e più povera d’Italia, il Molise. Vivo a Pavia e sono segretario della Sezione di Pavia. Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, di ritorno nella mia regione, una persona a me molto vicina mi disse che l’Unità d’Italia nel 1861 era stata fatta a spese dei meridionali.
Momenti bui, persone speciali
Sono una maestra di Cento, territorio fortemente colpito dal terremoto del maggio del 2012. Ci conosciamo perché proprio voi, carissimi alpini, ci avete donato una meravigliosa scuola a Casumaro, assistendoci per lungo tempo e in mille modi nei momenti peggiori.
Buonisti e terroristi
Pregiatissimo direttore de L’Alpino, sgomento, indignato e furente per l’ignobile attentato di Nizza, nonché per gli altri vili attentati che si sono succeduti, scrivo questo breve pensiero più che altro a titolo di sfogo, dato che mi sento desolatamente impotente.
Fabrizio, sacerdote alpino
Ricordo ancora quando a servire allo spaccio della caserma Huber a Bolzano c’era un simpatico giovanotto veneto sempre allegro e spiritoso, con una battuta buona per tutti. Giovanotto che ci aveva addirittura suonato con la tromba il Silenzio fuori ordinanza la sera prima del nostro congedo… Ora a 18 anni di distanza sei diventato parroco! Quale gioia!
Una vita da montanara
Sono una spiga prossima alla falce, avendo la verde età di 93 anni, tutti vissuti alla rigida regola alpina: figlia di un alpino della guerra 1915-1918, sorella di due alpini (uno deceduto nel lager tedesco nel 1944), sposa di un alpino che fece 8 anni di naja, madre di due alpini e nonna di altri due.
Signore… si nasce!
Sono un alpino e quest’estate ero sul Grappa. Due signore in costume da bagno come fossero in spiaggia, stavano prendendo il sole sui gradoni del sacrario.
Un figlio della guerra
È da tempo che gli alpini o chi vuol commemorare il centenario della Grande Guerra, mi invogliano a scrivere qualcosa che mi ricordi mio padre o forse ancora di più mio nonno. Sono figlia di Gino Boldo. Suo padre Luigi detto “Sissi”, della famiglia dei Menotti era nato nel 1885. Veniamo all’inizio del 1916. A casa mio nonno aveva lasciato 4 figli, la giovane moglie che all’epoca aveva 30 anni. Lui era a combattere sul Monte Cauriol.
Riflessioni sulla strage di Nizza
Vorrei riproporre un pensiero di S.E. mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara: «Intervengo sull’orrenda vicenda della strage di Nizza per dire, insieme alla mia più grande vicinanza a tutte le vittime e ai loro familiari, alcune parole che sento dalla gente, la quale si sente profondamente smarrita e abbandonata.
Arrivederci don Brupon
Sabato 2 luglio 2016 è morto don Bruno Pontalto, maestro del coro brigata alpina dell’Orobica. Ho conosciuto bene don Bruno. Il primo incontro con lui avvenne il 27 ottobre 1979 a Merano. “In quel tempo” il Presidente dell’Ana era Bertagnolli, mentre la segreteria era “comandata” dal colonnello Tardiani, il quale aveva concepito l’idea di indire un concorso di cori fra alpini alle armi. L’idea degli “addetti ai lavori” suscitò qualche dubbio.
La naja ci ha fatto alpini
Intanto mi permetta di farle i complimenti per la rivista L’Alpino, veramente ben fatta. Poiché Stato e politici non sono minimamente interessati a mantenere il Corpo degli alpini, credo sia un problema, quello della prosecuzione delle tradizioni del Corpo, di cui debba occuparsi direttamente l’Ana.
La prassi ha le sue regole
Quando i miei figli, influenzati da luoghi comuni troppo semplicistici, trovavano qualcosa da ridire sugli immigrati, rammentavo loro che non avevano alcun merito per essere nati nel Veneto opulento e in un’Italia democratica.