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giovedì, 29 Maggio 2025

Evitiamo gli slogan

Raccogliendo l’invito del direttore “Siate brevi”, cercherò di sintetizzare al massimo il mio pensiero sull’Europa. La democrazia giustamente lascia esprimere a tutti il proprio pensiero e Lorenzo Conradi di Imperia lo ha fatto. Credo però che debba essere chiaro che le sciocchezze e le stupidaggini scritte nella sua lettera vadano evidenziate come tali.

La fortuna di Accumoli

Un caro saluto a voi tutti da Accumoli e grazie della possibilità che mi date con il nostro giornale di ringraziare quelle tantissime persone che in tutti i modi hanno cercato di aiutarci. Ormai è trascorso un anno da quel brutto giorno che di fatto ha cambiato la nostra vita e se anche ancora adesso la terra non smette di tremare io penso che come hanno fatto altre genti un po’ in tutta Italia bisogna metterci coraggio, un nuovo progetto di vita e ricominciare. 

Coraggio alpini!

Durante le nostre adunate sia locali che nazionali, sento sempre più spesso parlare dell’ineluttabilità del ridimensionamento, in termini di adesioni, dell’Associazione. La causa di ciò è nota a tutti. La sospensione della leva, la scarsa attenzione nella società attuale a parole come Patria e bandiera, sono sicuramente tra le principali responsabili di questa situazione.

Trenitalia risponde

Gentile direttore, ho letto con rammarico nel numero di giugno le lamentele avanzate da un lettore facente parte del Gruppo di Cappella Maggiore, Sezione di Vittorio Veneto, sul servizio ferroviario fornito in occasione dell’Adunata di Treviso. Con la presente, desidero perciò fornirle alcuni necessari chiarimenti in merito al servizio ferroviario svolto in occasione dell’Adunata degli alpini. Per prima cosa, la informo che Trenitalia eroga il servizio sulla base del contratto vigente con la Regione Veneto, committente e programmatrice del servizio ferroviario regionale. 

Il nostro giornale

Sono un caporale alpino, scaglione 2º/’40 e sono fiero di essere alpino. Sono iscritto al Gruppo di Borgo Casale dal 1964. Con questa mia non voglio farti la solita sviolinata di complimenti, ma sento il dovere di esprimere un plauso a tutta la redazione (articolisti, fotografi, impaginatori) per la magnifica rivista, per il contenuto e per gli articoli.

Semplicemente straordinari

Dieci anni orsono mi sono trasferito dalla mia città natale di Bologna alla sottofrazione La Maina, a Borsoi d’Alpago, un piccolo paese di 180 abitanti in provincia di Belluno. Avvicinato dai miei nuovi amici, sono socio aggregato del locale Gruppo. Gli alpini amministrano l’unico punto di ritrovo del paese, che noi chiamiamo semplicemente “La Sede”, si impegnano nelle “solite” iniziative di volontariato e Protezione Civile e riescono a dar fiato a trombe e quant’altro è neces sario per far marciare la famosa fanfara alpina di Borsoi, nota in tutta la regione e certo al di fuori. Niente male, converrà, per un paese così piccolo.

La naja obbligatoria

Sono un alpino di 34 anni, con 6 anni di Esercito alle spalle, di cui più di 4 nelle penne nere. Seguo con inquietudine gli avvenimenti degli ultimi anni riguardo al dilagare sempre crescente del terrorismo di radice islamica, con la continua e inesorabile erosione dei sacri valori di Patria e identità culturale, sia italiana che europea. Per rimanere in tema, qualche numero fa ho letto con interesse la lettera di un alpino il quale asseriva che il reintrodurre la naja obbligatoria fosse una “stupidada”. 

Anche l’alpino piange

Sono un amico degli alpini, fratello di un alpino classe 1932 che purtroppo già da parecchi anni è “andato avanti” mentre era ancora Capogruppo degli alpini di Cismon del Grappa. Ma veniamo al motivo di questa mia che vorrei dedicare a mio fratello Pasquale. Non se ne abbia direttore, se mi permetto di suggerirle il titolo: anche l’alpino piange. No, non è il nostro meraviglioso giornale, come avrà subito pensato. Bensì l’alpino in carne e ossa, descritto da molti come il meglio del nostro esercito italiano. 

Ferrovie indecenti

Allego le mie personali e ampiamente condivise osservazioni su quanto accaduto all’Adunata di Treviso nella serata di sabato che già dal mattino evidenziava gravi carenze sui treni delle FF.SS. vissute con molti disagi per accedere al centro storico. 

La leva del futuro

Romano Prodi, ai tempi del suo ultimo Governo, lanciò l’idea di rendere obbligatorio un servizio di sei mesi alla nazione. Civile o militare, a scelta dei giovani. La proposta, molto interessante, non ebbe seguito. Ora la ripropone Matteo Salvini (dopo che Renzi aveva auspicato un servizio civile obbligatorio) e io la condivido appieno, pur non essendo leghista. Il ripristino del servizio obbligatorio (civile o militare) non è un’idea di destra né di sinistra.

Il cuore delle nuove generazioni

Vittorio, questo è il mio nome. Ovviamente non l’ho scelto io, ma i miei genitori, che sempre mi hanno raccontato di avermelo dato perché era quello di un mio bisnonno a cui erano legati da grande affetto e stima. Non l’ho mai conosciuto di persona, ma ricordo che la prima volta che lo vidi fu in una foto sulla tomba di famiglia: un viso anziano, sereno e sorridente, sotto uno strano cappello con la penna che spronò la mia curiosità e le mie domande. Il papà mi rispose: “Era un alpino”.

Un sentire condiviso

Ho letto l’editoriale di maggio sul Piave. È magnifico. Io non ho fatto il servizio militare e tanto meno l’alpino e se c’è una cosa per la quale provo invidia nei confronti dei miei amici alpini è proprio questa. 

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