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sabato, 20 Aprile 2024

Genesi di un santo

«Cari amici, noi ci domandiamo se don Gnocchi abbia esaurito il suo servizio sacerdotale alla Chiesa ambrosiana chiudendo gli occhi all’esistenza terrena, oppure se egli lo continui in una forma che non sia soltanto quella dell’efficacia della sua opera, della nostalgia della sua persona, ma in una missione permanente per la Chiesa di Dio». 

Don Carlo e gli alpini

Sono trascorsi sessant’anni dalla sua dipartita eppure l’eco di don Gnocchi risuona ancora in tutti, alpini e non. È emblematico come quest’uomo, figlio di un artigiano del marmo, modelli la propria vita sulle orme di Cristo facendone un esempio luminoso che rifulge a distanza di anni continuando a (s)colpire le nostre vite. La sua è una carità trasbordante, quella che all’indomani dalla Russia mette in moto qualcosa di nuovo. L’esperienza della guerra con il suo alito di morte e neve lo cambia, ma è lui, in ultimo, a mutare il conflitto stesso, umanizzandolo fino alla creazione del fiore più bello, la Pro Juventute. Un’ancora di Pace nella fluttuante atrocità della guerra. E per una volta possiamo dire che la montagna partorisce un gigante. Un alpino instancabile capace di grande sensibilità e acume in grado di sollevare gli animi, specialmente dei più giovani, gli stessi che oggi tornano nell’occhio del ciclone. Prendiamo allora parte a questa sua eredità con la semplicità di quel sorriso che fa nuova la società!

La parola del bene

È l’Opera di un santo. Sognata, voluta e realizzata da don Gnocchi per assicurare cure, riabilitazione e integrazione sociale a mutilatini e poliomielitici. Un’Opera di carità, nata nei giorni più drammatici della ritirata di Russia. Scrisse in quell’inferno bianco al cugino Mario: «Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare per sempre ad un’opera di carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare.

Verso la santità

È il 17 agosto 1979. Sperandio Aldeni, artigiano ed elettricista, è al lavoro come tutte le mattine. Quel giorno si trova ad Orsenigo, in provincia di Como (oggi Lecco), a pochi passi dallo stabilimento della Cartotecnica. Intorno alle ore 16, entra nella cabina di trasformazione da 15 mila volt per collegare l’interruttore primario alla linea che arriva dall’Enel. 

All’inferno e ritorno

«L’altra sera, una chiara e fredda sera invernale spazzata dal vento, i miei piccoli, gli orfani dei miei alpini, dormivano tutti naufragati nei grandi letti bianchi della casa austera e serena da poco preparata per loro. Dormivano il loro sonno di seta, popolato di corse spensierate al paesello alpestre, nella grande casa ancora tutta da scoprire. E nell’oscurità frusciante di innocenti pensieri e di sogni ridenti, tornai a vedere gli occhi desti e trafiggenti dei miei morti. Lente e stanche le palpebre del sonno scendevano su di essi. I miei morti, finalmente, riposavano in pace».

Interprete d’umanità

Racchiudere in un’immagine la straordinaria figura del beato don Carlo Gnocchi è impresa improba e per nulla soddisfacente. Eppure, tra gli slogan sopravvissuti alla storia, due sembrano sintetizzare più di altri la poliedrica e affascinante personalità di un uomo – e di un prete – che ha fatto la storia del Novecento italiano: santo con la penna alpina e padre dell’infanzia mutilata. Non sono icone poi così distanti. 

Don Gnocchi, imprenditore della carità

A sessant'anni dalla morte e a sei anni dalla beatificazione di don Carlo Gnocchi, la Fondazione a lui intitolata e l’Associazione Nazionale Alpini, in collaborazione con il Comando Regione Militare Nord, hanno commemorato “il santo con la penna alpina”, straordinario testimone della carità, proposto dalla Chiesa alla devozione e all'imitazione dei cristiani, per tutti un esempio di dedizione totale al prossimo. Nel corso dell’evento “Aspettando l’Adunata. La figura di don Gnocchi, Imprenditore della Carità”, svoltosi il 15 aprile al Circolo Ufficiali dell’Esercito di Torino e presentato dal giornalista televisivo Francesco Marino, è stata ricordata la vicenda umana del Beato don Gnocchi, Cappellano Militare volontario degli Alpini durante la Seconda Guerra Mondiale sui fronti greco-albanese e nella campagna di Russia.

Il cammino senza fine di don Carlo

«Don Carlo, tutti gli alpini anche quelli che non sanno pregare, pregano per te». Qualche giorno prima di morire, don Carlo Gnocchi ricevette la visita di Giuseppe Novello che nell’andarsene, fece con la mano un cenno, come una carezza disegnata nell’aria e accompagnata da queste parole. Una sentenza vera che ogni alpino avrebbe sottoscritto. Lo conobbero e lo amarono fin dall’Albania quando partì volontario come cappellano della Julia per portare Dio in guerra. 

Celebrazioni per il 60° della morte del Beato don Gnocchi

Il 28 febbraio ricorre il 60° della morte del Beato don Carlo Gnocchi. La fondazione che porta il suo nome ha in programma una serie di celebrazioni. Sabato 27 febbraio, alle ore 10.30, nel Santuario del beato don Gnocchi presso il Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano (via Capecelatro, 66), verrà celebrata una Messa, presieduta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, con la concelebrazione di monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi, ed animata dalla Corale “S. Andrea Apostolo” di Villa d’Adda (Bg), diretta dal maestro Fabio Locatelli.

Cerimonie in memoria del Beato don Gnocchi

Domenica 25 ottobre 2015, alle ore 10.30, nelle celebrazioni del sesto anniversario di beatificazione di don Carlo Gnocchi, sarà celebrata una Messa al Santuario del Beato, in via Capecelatro, 66 a Milano, presieduta mons. Carlo Ghidelli, vescovo emerito di Lanciano-Ortona.

"Insema per la baracca", in ricordo di don Gnocchi

"Insema per la baracca", giunta quest'anno alla 3ª edizione, vuole essere un contenitore di eventi per far conoscere e tenere viva la figura del Beato don Carlo Gnocchi attraverso varie modalità che possano coinvolgere "più mondi", dai ragazzi delle scuole, agli alpini, passando per le varie associazioni legate a quella grande e complessa figura rappresentata dal Beato don Carlo.

Una reliquia di don Gnocchi al Comando Truppe Alpine

Durante la Messa in onore di San Maurizio martire, patrono degli alpini, una reliquia del Beato don Carlo Gnocchi, cappellano alpino durante la Seconda Guerra Mondiale sui fronti greco-albanese e nella campagna di Russia, sarà insediata martedì 22 settembre nella chiesa del Comando Truppe Alpine di Bolzano (in viale Druso, 20).

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