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sabato, 26 Luglio 2025

I due marò… Com’è andata davvero?

Caro direttore, sul numero di dicembre de L'Alpino hai scritto "che ti risulta del tutto incomprensibile la detenzione in India dei due militari italiani". L'affermazione è condivisibile se si guardano gli avvenimenti sotto un profilo strettamente giuridico; però se "gli alpini incarnano lo spirito cristiano" come tu confermi, allora risulta poco comprensibile come un episodio che è costato la vita a due incolpevoli pescatori, non debba suscitare quella pietas che sempre viene richiamata in analoghe luttuose circostanze.

“Signore delle cime”

Mi ha lasciato allibito la critica di un lettore di Bergamo, comparsa sul n. 1/2013 de L’Alpino relativa alla canta “Signore delle cime”. Alpini o alpinisti? Non ha capito l’autore che la montagna rappresenta i tanti problemi e le tante fatiche della vita per cui ognuno di noi ogni giorno combatte, ogni giorno si impegna per superarne le difficoltà, fino a consumarsi la vita.

MAI TARDI

Pochissimi alpini in guerra sono riusciti a scrivere un diario, un po’ di più hanno scattato fotografie, quasi nessuno ha scritto e descritto le vicende del fronte greco, comunque nessun altro della Tridentina, escluso Emilio Bonari. Il libro è una preziosa testimonianza di quelle vicende, poco conosciute anche tra gli alpini. I nipoti, figli di Franco, hanno raccolto e riordinato il materiale.

VITA SPERICOLATA DI GIORGIO GRAFFER

Bellissima figura di alpinista, sciatore, asso dell’aeronautica, morì a 28 anni, nel 1940, nei cieli della Grecia, abbattuto durante un combattimento aereo. Per le sue azioni di guerra gli vennero conferite diverse medaglie, l’ultima, d’oro, al Valor Militare; per le sue scalate il suo nome rievoca ancora oggi imprese leggendarie.

BRESCIA – Un centro infantile in Ecuador

La spedizione in Ecuador degli alpini di Colombaro ha dato i suoi frutti: sono state realizzate aule scolastiche e ambienti di servizio per un centro infantile ad Esmeraldas. La richiesta di un aiuto era partita da suor Serafina Ferrari, nativa proprio di Colombaro in Franciacorta, così gli alpini hanno promosso una raccolta fondi presso le aziende del comune di Corte Franca, integrata da donazioni volontarie.

NEW YORK – Nel ricordo degli internati italiani

Gli alpini della sezione di New York insieme ad avieri, carabinieri e marinai, e alla presenza di autorità civili e militari, hanno partecipato alla cerimonia commemorativa dei Caduti di tutte le guerre e dei 54 militari italiani deceduti negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale e sepolti nel Cimitero Nazionale di Pinelawn, Farmingdale, NY.

Nella tana dei “Lupi”

Una porta alla fine di una ripida scalinata. Il presidente Perona la apre ed entra nella tana dei “Lupi dell’Assietta”. Nel corridoio c’è il capitano Luca Del Sole, che il giorno precedente aveva accompagnato gli alpini dell’ANA in pattuglia. Attende accanto all’enorme stemma in legno che replica le insegne della 34ª Compagnia; è stato scolpito dall’alpino Marco Selva durante la missione degli alpini di leva in Mozambico, nel 1993, ed è stato portato in Afghanistan dal Piemonte. Un abbraccio, tanti sorrisi e strette di mano. Sembra una camerata di quando eravamo a naja e, se non fosse per i nostri capelli un po’ più bianchi, dallo spirito dell’incontro si potrebbe trattare di un ritrovo tra commilitoni.

LE GRANDI PARETI NORD

Tre pareti che ancora oggi conservano tutta la loro magia: negli anni Trenta la possibilità di scalarle costituiva davvero una sfida. Sono diventate il simbolo di un periodo di rapidi cambiamenti e innovazioni, contribuendo ad avviare una discussione sul significato dell’arrampicata nelle forme più estreme. Nomi e storie, molte tragiche, ne fanno un capitolo drammatico e affascinante nella storia dell’alpinismo.

Un’Italia bella davvero

Seduto sul C-130 dell’Aeronautica Militare che ci sta portando ad Herat mi trovo a pensare quanto poco si sappia di Afghanistan qui da noi. Sappiamo che i nostri ragazzi sono là ma i giornali affrontano questo argomento come ogni altro, spinti più dalla morbosa curiosità per la polemica e il pettegolezzo piuttosto che dall’interesse per una corretta informazione. Non ci dicono come si vive in quella terra, se il nostro intervento sia in qualche modo servito e se valga davvero la pena di rimanere laggiù con i pericoli e i costi che una missione del genere comporta.

Sfogliando i nostri giornali – febbraio 2013

La nostra stampa.

Sulle piste afgane, con gli alpini

Cielo azzurro, montagne brulle e villaggi di fango e paglia che si mimetizzano con l’ambiente circostante. Oggi, nell’anno 1391 del calendario persiano, l’Afghanistan cerca a fatica di uscire dal suo medioevo, formato da feudi in cui i capi tribù hanno diritto di vita e di morte e un potere su ogni cosa, contrastato a fatica e a corrente alternata dal governo centrale della Repubblica islamica e dalle sue leggi. Da un decennio le forze multinazionali di Isaf, con l’Italia in prima linea, sono impegnate a contrastare gli insorti, appartenenti a organizzazioni militarizzate della criminalità o del fondamentalismo che lottano per evitare qualsiasi progresso sociale, tecnologico o economico. Perché progresso significa perdere il controllo del potere e dei propri traffici.

“Fuarce Cividat”, oggi come ieri

Quanti hanno fatto la naja ricordano che con il brutto tempo i comandanti erano soliti ripetere “l’alpino non è solubile in acqua”. Quella sensazione di freddo e di umido se la sono regalata le migliaia di persone che hanno affollato Chiusaforte e Cividale del Friuli il secondo fine settimana di gennaio in occasione del 17° raduno del battaglione “Cividale”. Migliaia hanno sfidato il freddo vento delle valli e la pioggia ghiacciata per sfilare lungo le vie della città ducale (così è conosciuta Cividale) quest’anno dietro la loro Bandiera di guerra che, per la solennità della cerimonia, è giunta dal Vittoriano di Roma dov’è custodita.

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Nato ad Aosta il 20 gennaio 1997 è dottore commercialista, iscritto anche all’albo degli esperti contabili della Valle d’Aosta e ha l’abilitazione alla professione...

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