In ricordo del generale Varda
Illustre e caro direttore, cinquant’anni orsono, il 23 ottobre 1965, moriva il gen. C.A. degli alpini Giovanni Varda, mio padre. Ebbe funerali militari, con la bandiera del 2º rgt. alpini. Unitamente a mia sorella Maddalena, abbiamo voluto ricordarlo con una Messa nelle due sedi significative della sua vita: Chiomonte dove nacque, Alba dove spirò.
William, una nuova stella
Egregio direttore, sono la moglie dell’alpino William Faccini. A nome mio e delle mie tre figlie vorrei ringraziarla per lo spazio riservato nel suo giornale alla memoria di mio marito.
Passione civile e morale
Caro Cesare, la storia sulla “Preghiera dell’Alpino” d’ottobre mi ha molto interessato. Sono un convinto partigiano della versione di 1949, quella del’Ana. Non capisco che il Comando delle Truppe Alpine abbia potuto cedere ai capricci della sinistra e altri pacifisti, cancellando le “armi” e la “nostra millenaria civiltà cristiana”.
Bravi ragazzi!
Ringrazio pubblicamente i volontari Son (i cognomi non hanno importanza) che hanno partecipato, con dedizione e responsabilità, alla buona riuscita organizzativa del raduno del 1° Raggruppamento ad Acqui Terme e del 2° Raggruppamento a Busto Arsizio.
Erminio, batti un cinque!
Sono la moglie di un alpino cocciuto come un mulo. L’alpino in questione è Erminio Guerini, classe 1935, del Gruppo alpini di Iseo, Sezione di Brescia, che a ottant’anni si ostina ancora a voler tagliare l’erba in un terreno che abbiamo dietro casa, ripido e pieno di sassi. Finché il 16 giugno è inciampato cadendo su una piccola staccionata posizionata più in basso del pendio, rompendo la staccionata e anche la schiena.
Utilità d’un provocatorio pessimismo
Ciao don Bruno vorrei, tuo tramite, ringraziare il gen. Di Dato per il suo contributo dato all’ultimo Cisa, in quel di Como. Il suo pessimismo riguardo ai giovani (non so se realmente sentito o più furbescamente sbandierato) ha provocato la reazione di molti presenti i quali hanno, in risposta, evidenziato la parte buona dei giovani.
La Preghiera, secondo me
Caro direttore, mi chiamo Luciano Busca, ho 53 anni e sono il segretario del nostro Gruppo; lo sono dal 1982, quando mi congedai, e le scrivo a proposito del suo editoriale di ottobre e del dibattuto tema della nostra Preghiera.
Ciao Giacumì
È “andato avanti” il penultimo reduce del gruppo di Edolo, Abele Festa detto Giacumì. Forse te lo ricordi, avevate scattato una bella foto sotto il portico della chiesetta in Mola. Su richiesta della famiglia e degli alpini di Edolo faccio da ambasciatore e ti chiedo se è possibile inserire qualche riga.
Augusto Tevini - Gruppo di Edolo
Eroi di un tempo
Come spesso accade nell’arco dell’anno alcune manifestazioni programmate da noi alpini o da altre associazioni si sovrappongono, e questo comporta sempre il classico disagio di dover scegliere a quale portare la nostra presenza. Questa volta ci siamo trovati con disponibilità maggiore di alpini e pertanto alcuni hanno partecipato alla cerimonia del Gruppo di Vajont e altri, compreso il sottoscritto, hanno partecipato alla cerimonia al tempio di Cargnacco per il rientro di undici urne di soldati ignoti provenienti dalla Russia.
Fierezza alpina d’Europa
È stato con piacere e fierezza che ho rappresentato con il gagliardetto il mio Gruppo e cioè quello di Torri del Benaco (Verona) al 1º raduno degli alpini d’Europa. Tutto è stato pianificato e organizzato in modo egregio, non saprei trovare sbavature. L’emozione e la commozione sono state grandi quando ho notato con quanta curiosità alcuni emigranti venivano a leggere i nomi sui gagliardetti o sui vessilli per trovare magari il loro paese o uno vicino e chiedere informazioni dell’Italia, sentire le notizie dal vivo non riportate.
Andrea, una storia speciale
Da tre anni a questa parte il Gruppo di Vercana (Sezione di Colico) si riunisce per festeggiare un amico speciale, il caporal maggiore Andrea Aggio Pedroli, classe 1932, due occhi azzurri come il cielo d’estate che si illuminano di felicità quando sente intonare una canzone alpina. Andrea è sulla sedia a rotelle, la sua malattia non gli permette di camminare o muoversi in autonomia e nemmeno di parlare.
Cantiamo l’Inno d’Italia
Egregio direttore, sono abbonato a L’Alpino che leggo sempre volentieri, nonché un alpino praticante, fiero della tradizione, della storia e dei princìpi che accomunano questo popolo particolare. Sono stato a L’Aquila e confermo l’esperienza bellissima in un clima festoso, di profonda amicizia e solidarietà. Partecipo alle cerimonie più importanti con sincero trasporto, consapevole di rappresentare ideali profondi autentici ed unici.