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lunedì, 5 Maggio 2025

La cura di Paolo Tormen

Il talento è sempre nascosto. Poi, a tempo debito come tutti i frutti, viene a maturazione ed esce allo scoperto. Qualche volta proponendosi, qualche volta imponendosi. Qualche altra ancora, sussurrando, quasi a chiedere scusa per una visibilità non cercata. Se volete, è un po’ l’indole contadina che rifugge dal clamore. La terra ha i tempi della meditazione e del silenzio. Se poi questa terra è accovacciata tra le cime dei monti, la discrezione si fa ancora più profonda, quasi impenetrabile.

Addio, Cuor di Leone

Giovedì 23 ottobre a Udine, si è spento il generale di Corpo d’Armata Lorenzo Valditara. Era nato il 26 giugno 1921 a Novara. Figlio di un ferroviere era riuscito a entrare in Accademia nel 1939, lavorando per pagarsi il corredo. La sua forza di volontà, il suo carattere severo dapprima con se stesso, lo avevano portato ad essere il 1º del suo corso superando allievi con titoli nobiliari di tutto rispetto. Su queste basi, su una rigida correttezza e sulla lealtà che non conosce compromessi, si costruirà l’intera sua carriera, lunga una vita.

Con le mani nel fango

Ottobre e novembre sono stati mesi difficili. Fiumi ingrossati e valanghe di fango hanno ferito città e paesi in tutto il Nord Italia. Ai cittadini che hanno perso tutto rimane l’amara sensazione di impotenza e la considerazione dell’approssimazione, senza scusanti, nella cura del territorio. «Intervenire dopo è molto più difficile, occorrerebbe fare una seria e mirata prevenzione…», un’ovvietà che in molti declamano, soprattutto i politici, aggiungendo che manca la copertura finanziaria. E una programmazione seria, sarebbe da aggiungere.

Emozioni in musica

Era una sera che pioveva. Potremmo cominciare così, adattando il titolo di una notissima canta degli alpini, il racconto della magica serata del 3 novembre scorso, quando sul palco dell’auditorium di Largo Mahler - la casa dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano - è andato in scena il concerto straordinario per coro e orchestra “Dalla tradotta al Piave, solo andata”, due ore di spettacolo in cui l’armonia semplicemente bella e malinconica dei canti della prima guerra mondiale si è sposata con l’eleganza e la maestosità della musica classica.

Il logo più bello

«Il più bel distintivo apparso in questo primo squarcio di secolo è, senza dubbio, quello dell’A.N.A. Chi l’ha visto l’ha comperato! Chi non l’ha visto lo comperi! È di tre tipi: a ciondolo, a spilla per cravatta, a bottone. Ciascun tipo costa 5 modestissime lire. L’acquisto può essere fatto presso la Segreteria dell’A.N.A. di presenza o a mezzo cartolina vaglia. Affrettatevi!».

Come una volta

Basterebbero le dita delle sue mani, affusolate leggermente rivolte verso l’alto per tratteggiarne il carattere volitivo, eclettico. In continuo movimento. Francesco Maglia, Francesco quinto perché di avi che portavano il suo nome ve ne furono ben quattro, è un personaggio fuori dal comune. Capita di incontrarlo tra piazzale Cordusio e corso Magenta, centro di una Milano “straca” che via via va scomparendo, come non importasse a nessuno. Eppure nel suo racconto svelto, quasi concitato, con la voce roca che non concede pausa alla narrazione, non vi è alcuna malinconia. Semmai l’urgenza di raccontare l’intreccio d’una famiglia importante e numerosa che si identifica in un nome, divenuto un marchio: Maglia Francesco dal 1854.

Oltre la guerra, l’Europa

Lo scorso 5 novembre, mentre viaggiavo verso Torino per recarmi al Lingotto dove, di lì a poco, si sarebbe tenuta una serata per la commemorazione del centenario della Grande Guerra, organizzata dal “Gruppo dirigenti Fiat” in collaborazione con l’Esercito italiano e la brigata Alpina Taurinense ero un po’ scettico. Conoscevo a grandi linee il programma della serata e mi pareva un assemblaggio di cose troppo distanti tra loro: il concerto della fanfara della brigata Taurinense, diretta come sempre dal maresciallo e maestro Marco Calandri con il contributo della “Fanfare du 27e Bataillon de Chasseurs Alpin” e del coro “CAI UGET” di Torino; gli interventi sulla Grande Guerra con lo storico Gianni Oliva e un’intervista a Leonardo Tiberi, regista del film “Fango e Gloria”.

In mostra alla Reas

La Rassegna Esposizione Attrezzature di Sicurezza (REAS) è la fiera leader in Italia nel settore dell’emergenza e primo soccorso. Grazie alla presenza delle principali realtà produttive e commerciali del settore e al forte legame con le istituzioni, i Corpi dello Stato, gli enti e le associazioni di volontariato, REAS ha conquistato la leadership nazionale degli eventi di settore e guarda all’internazionalizzazione come chiave di ulteriore crescita. Quest’anno c’è stata una crescita dei visitatori in un’edizione ricca di eventi tecnici, dimostrazioni sul campo e sessioni formative.

Un anno di sport

Il 2014 è stato un anno all’insegna della novità per lo sport ANA, con la scena dominata dalle prime Alpiniadi estive svolte nel cuneese, alle quali hanno partecipato 1.200 atleti di tutt’Italia. Prima assoluta anche per il duathlon che ha unito la gara di corsa a quella di mountain bike. Giovani e meno giovani si sono incontrati durante i quattro giorni di gara, all’insegna dell’amicizia e dello stare insieme. Certo, vincere è sempre gratificante, ma quando l’agonismo è seguito dall’impegno e dalla lealtà è una festa per tutti.

L’idea delle Truppe alpine

Lo ammetto, sono di parte, però mi sono convinto che la prima idea sulla validità della costituzione di truppe alpine sia nata nel 1848 in valle d’Intelvi, dove affondano le mie radici familiari. In quel periodo aveva trovato rifugio a Lugano, in Svizzera, ai piedi della valle d’Intelvi italiana, ma governata dagli austriaci, Giuseppe Mazzini.

Fango e gloria

Le città sono in fermento. I soldati si muovono faticosamente per le strade fangose scansando gli animali da soma e i carri stracolmi di vettovagliamenti. In periferia una lunga colonna di alpini e muli è affiancata dagli autocarri diretti frettolosamente al fronte. È la Grande Guerra che incombe, raccontata dal docufilm di Leonardo Tiberi “Fango e gloria”, in proiezione in queste settimane nelle sale. Il film è stato realizzato sul progetto dell’Istituto Luce - che quest’anno celebra i suoi 90 anni - e da Baires, con il sostegno della Regione Veneto, del Banco di Desio e il patrocinio del ministero della Difesa.

Che spettacolo a Monza

Verrà da dire che i raduni, come le Adunate e le feste di gruppo siano tutti uguali. Vero. Poi ogni volta c’è qualcosa in grado di stupirti, di emozionarti ancora. Come l’incanto di Villa Reale a Monza che guarda ai suoi giardini stracolmi di penne nere delle terre di Lombardia ed Emilia Romagna, insieme per il raduno del 2° raggruppamento. Domenica 19 ottobre è stata la giornata culmine, il gran finale di un programma iniziato mesi prima intessuto di conferenze e spettacoli capaci di coinvolgere personalità illustri dell’Associazione, delle Forze Armate e del giornalismo italiano oltre ai giovani delle scuole premiati in un concorso che parla di storia, del mito e dell’eroismo alpino. E non è stato un caso se, davanti a quel prato dove migliaia di penne tagliavano l’aria per incontrarsi, abbracciarsi, ritrovarsi, le autorità che si sono susseguite nei discorsi ufficiali, alzando lo sguardo, abbiano indugiato qualche istante davanti a quella vista straordinaria. Per primo il Mario Penati, presidente dell’ANA di Monza.

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