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mercoledì, 18 Giugno 2025

Grazie Piacenza!

Grazie. Grazie ancora cittadini di Piacenza! Grazie per averci consentito giorni di serenità, di amicizia e buon'umore accomunando noi alpini a voi residenti. Grazie per avere sopportato il disagio inevitabile che vi abbiamo creato sperando che sia stato di bellezze della vostra città, nonché di farci apprezzare lo spirito padano che ci accomuna.

Rispetto per i regolamenti

Carissimo don Bruno, di ritorno dal 30° raduno nazionale al rifugio Contrin, mi preme farti presente un fatto, anche se so che certamente tu l'hai notato. Regolamento-cerimoniale ANA alla mano: capitolo “atti della cerimonia o manifestazione – punto F: ‘Santa Messa celebrata...’, penultimo capoverso: “Si rammenta che anche il personale di servizio al momento di ricevere l'Eucarestia deve comunque togliersi il cappello alpino”.

BASSANO DEL GRAPPA In Slovacchia, cori e storia

Grazie all’idea del sottotenente alpino Fabio Bortolini che da vent’anni opera con la sua attività in Slovacchia, anche l’ANA ha avuto il suo spazio alla serie di rassegne di imprenditoria, arte, musica, moda e folklore che hanno invaso le principali città nel contesto di un festival dedicato al nostro Paese.

Alpini, che forza!

“Quando si è capaci di operare in montagna, si è generalmente capaci di farlo ovunque”, così il capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. Claudio Graziano al termine dell’esercitazione delle Truppe alpine nel cuore del gruppo del Falzarego.

uomini nuovi per un'Italia migliore

Sento dentro di me un senso di profonda rabbia e sdegno al pensiero che moltissimi politici e amministratori della cosa pubblica sono riusciti e riescono a trascinare in un profondo baratro l’economia italiana e, per causa loro, molte persone hanno rinunciato al dono più prezioso, la vita, rifiutando quello stile di vita imposto fondato sulla corruzione. Hanno calpestato costantemente la Costituzione e la dignità umana.

MILANO – Cesano Maderno: consuntivo di un anno

Il gruppo di Cesano Maderno è giunto al traguardo del 50° con un calendario ricco di eventi. L’anno celebrativo si è aperto con la Messa per i soci andati avanti per poi proseguire, a Natale, con un concerto del coro ANA di Limbiate. In marzo una serata incentrata sulla solidarietà, con un filmato a cura del gruppo di Giussano sul supporto che le penne nere giussanesi danno ormai da anni alle missioni in Africa. Il clou delle celebrazioni in aprile, con l’esibizione del coro ANA Milano in un concerto dal titolo “Il lungo viaggio tra sogno e realtà” e la sfilata per le vie della città, accompagnata dalla fanfara di Asso. Poi carosello di fanfare e Messa.

Addormentàti, con tanti perché

Perché alcuni alpini non si iscrivono all’Associazione? Chiedersi chi sono i giovani dormienti non è solo aprire una finestra sul futuro, vuol dire anche interrogarsi sull’efficacia delle iniziative prese fino ad ora in loro favore. Gli ultimi figli della naja, che ricordiamo essere terminata nel 2005, sono quelli nati nel 1985 e sfiorano quindi la trentina. Nell’ANA un giovane è considerato tale fino al compimento del 40esimo anno d’età. Evitando le intricate pieghe del libero arbitrio si può però dire che il luogo in cui si vive e le differenze di età sono essenziali nell’approccio all’Associazione. Chi vive in un piccolo borgo, e ancor di più dove c’è un Gruppo alpino, ha più possibilità di venire a contatto con la vita associativa di quanti vivono in una grande città dove gli individui sono più soggetti alla spersonalizzazione.

Alpini dormienti: “Guardo al futuro con serenità”

Presidente, dieci anni fa l’ANA contava 26mila alpini in più e 23mila aggregati in meno. Come vede la vitalità dell’Associazione pensando a questo invertirsi dei fattori?

La vitalità c’è nel senso che nell’arco dei dieci anni il numero degli associati ha subito una modesta diminuzione. Fa riflettere avere 26mila alpini in meno, ma questo è dovuto in parte ad un fatto fisiologico, tanti che hanno fatto naja o la guerra sono andati avanti. La leva non c’è più e quindi l’unica possibilità è quella di at tingere dai dormienti. Gli aggregati sono una risorsa - penso ad esempio al loro grande impegno nella Protezione Civile - e lo sono nella misura in cui tanti giovani che non hanno potuto fare il servizio di leva aderiscono ai nostri valori, alle nostre idee, si impegnano e sono con noi.

Le crode dei Da Col

E poi ci sono le Dolomiti. Aguzzi campanili che nascono da pendii boschivi fitti, pennellati dalle mille tonalità di colori che segnano il succedere delle stagioni. Dolcezze di boschi che precedono inaspettati campanili di roccia fredda, aguzza. Ma non inesplorata. È qui che durante la guerra i nostri alpini avevano dimora, tra difficoltà impensabili. Costantemente minacciati da freddo e schioppettate nemiche. Eppure proprio tra queste guglie frastagliate si compirono imprese leggendarie. E furono tante, tantissime considerando i mezzi di allora, gli scarsi rifornimenti, la neve che l’inverno rivestiva ogni cosa. Sui torrioni ciclopici di Croda Rossa e Cima Undici nell’inverno del 1915 e nella primavera del ’16, un brulicare di uomini.

AUSTRALIA – Una bella festa a Griffith

La sezione ANA di Griffith, ormai con pochissimi soci, ospita sempre volentieri alpini provenienti da ogni parte d’Australia, così si sta in allegria e si canta insieme.

VALSESIANA – Gemellaggio a San Pietroburgo

Una delegazione di alpini valsesiani guidata dal consigliere sezionale Michele Vietti - previ accordi con l’associazione dei veterani russi da parte dell’alpino Giuliano Lissa - si è recata a San Pietroburgo (Russia) per ricambiare la visita del rappresentante dei veterani Yuri Zeverev, avvenuta nel dicembre 2011.

Ritorno alla Colonna Mozza

Ciò che colpisce maggiormente sull’Ortigara è il gran silenzio e le testimonianze d’una guerra che fu, di scheletri di postazioni che rivelano stanze in cui vissero uomini ormai dispersi nel tempo e che chiamavamo nemici. E poi buche, grandi, piccole, lasciate dai calibri partiti dal fronte opposto e che raccontano una montagna martoriata e vite spezzate. Non un albero, solo mughi che tolgono spazio alle greggi e diradano in quota per lasciare il terreno bruciato in un paesaggio inclemente. Lo stesso sentiero che sale dal lato “austriaco”, chiamato pomposamente “Kaiser Karl Straße” dai genieri che lo costruirono sventrando la montagna, sembra una lunga ferita. Non c’è prato, solo qualche ciuffo d’erba ingiallita e non un fiore, non un volo di uccelli.

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Nato ad Aosta il 20 gennaio 1997 è dottore commercialista, iscritto anche all’albo degli esperti contabili della Valle d’Aosta e ha l’abilitazione alla professione...

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