LA GRANDE GUERRA
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Il libro, nella parte iniziale, tratta il fronte macedone e i suoi campi di battaglia poco conosciuti. Nella seconda parte, intitolata “L’ultimo atto del grande Conflitto”, ripercorre le azioni di guerra vissute dalle nostre truppe dopo Caporetto. La Grande Guerra è conosciuta soprattutto per le battaglie del fronte isontino, ma qui si parla anche di fatti e personaggi in lidi più lontani, al di là dell’Adriatico, in terra di Macedonia. I fatti d’arme sono intercalati dai colloqui di due personaggi. Pagg. 114 - euro 14. |
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Il libro “Zona Carnia-Cuckla Rombon-Monte Nero” ripercorre e sviluppa avvenimenti che talvolta troviamo descritti in termini non aderenti alla realtà storica, rendendo finalmente giustizia ai combattenti che si sacrificarono in Carnia e Slovenia. Nella prima parte si parla di un fatto avvenuto sul fronte carnico nel 1915 e l’indagine prosegue con i fatti di guerra del Monte Nero e la disfatta di Caporetto, contemplando gli atti del conflitto armato per la conquista del Cukla-Rombon in Slovenia e del ripiegamento per la Stretta di Saga. Pagg. 223 – euro 18. |
GIORGIO LAVERDA – DIARIO D’ALBANIA 1940-1942
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“Giorgio Laverda diario d’Albania” riporta integralmente il diario di guerra tenuto dal ten. Giorgio Laverda del 5º reggimento artiglieria alpina, gruppo Belluno, divisione Pusteria. È arricchito con lettere dal fronte. Entrambi contengono bellissime foto d’epoca, alcune inedite. |
DUE E UN OTTOMILA
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Messner parte insieme ad Habeler per il Karakorum: l’obiettivo è l’Hidden Peak (8.066 m). Vuole dimostrare che una cordata a due è molto più veloce e votata al successo che non una spedizione “pesante”, complicata dal punto di vista della logistica e assai costosa. Il libro contiene inoltre la storia alpinistica del Gasherbrum, uno sguardo retrospettivo che secondo Messner è un atto dovuto: chiunque voglia approcciarsi alle vette deve conoscere la strada percorsa dai suoi predecessori. |
L’INVOLONTARIO DI GUERRA
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Leo Torrero nacque a Torino nel 1893. Ufficiale nella Grande Guerra, intraprese poi la carriera di pubblicista e fu giornalista per “Il Brennero” di Trento. Scrisse una storia sull’irredentismo trentino, anche se le sue opere più famose furono i volumi di novelle umoristiche. Nel libro “L’involontario di guerra” questa sua capacità di far sorridere persino davanti a fatti tragici come la guerra, risulta essere elemento vincente. Sono numerosi e in continua produzione, i volumi che raccontano e analizzano la Grande Guerra, le battaglie, le drammatiche vicende umane. Pochissimi, invece, i libri che hanno utilizzato l’umorismo - che spesso, nelle vicende umane, si annida tra le pieghe del dramma - come insolita chiave di lettura. |
IL GRUPPO ALPINI VIGGIÙ-CLIVIO
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Attraverso documenti e foto d’archivio, il libro racconta la storia della gente dei due paesi che combatté sotto diverse divise: napoleoniche, austriache, garibaldine e italiane, nelle file dei cospiratori e dei partigiani, sulle barricate e nelle trincee, nella sabbia e nel fango, nel ghiaccio e nella neve, in cielo e in mare. Di ciascuno di loro, oltre a nome e cognome, sono ricordati i sacrifici e le paure che affrontarono, lontani dalle famiglie, rimaste in trepidante attesa. Una testimonianza preziosa perché riporta una fitta corrispondenza, gelosamente conservata e riportata alla luce solo di recente. |
GIULIO OSTILIO LAVERDA IL TENENTE BUONO 1914-1941
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La storia di due fratelli ufficiali negli alpini: entrambi combattenti sul fronte greco-albanese. Uno dei due non fece ritorno. “Giulio Ostilio Laverda - Il tenente buono” presenta la figura di Giulio Laverda, comandante della 16ª compagnia del btg. Cividale, morto nel dicembre 1941 a causa delle ferite e della malattia contratte durante le prime fasi del conflitto e decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Alcune pagine sono dedicate alla storia del btg. Cividale. |
QUANDO AVEVO UNA VENTINA D’ANNI
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I diari di 8 alpini che hanno servito la Patria durante le guerre del secolo scorso riportati nella loro genuinità: frasi incomplete, altre piene di rancore e sofferenza, altre piene di speranza, del desiderio di ritornare a casa, agli affetti, aneddoti, alcuni divertenti. Tra i racconti si trova anche quello di un giovane alpino che ha servito dal 1943 al 1945 nella Rsi. Il tutto è corredato da foto d’epoca e da curiose carte topografiche vergate a mano. |
Ala, presa per amore
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, in un paese a ridosso del confine trentino e precisamente in Val d’Adige, si vivono momenti di ansia, terrore e trepidazione. Da sud, riecheggia il tuono di un’esplosione: i borghesi, spaventati, si rifugiano in casa, sbarrano le porte, chiudono le imposte. Corre voce che siano saltati i ponti sull’Adige (peraltro già minati da tempo). Truppe dell’esercito invasore, temerari in avanscoperta, sarebbero già in paese: soldati del battaglione Volontari Ciclisti-Automobilisti, in sella alle loro biciclette, fanti della brigata Mantova, alcuni finanzieri, in tutto 40 uomini e fra questi, addirittura un Generale!
Meriti e privilegi
Egregio direttore, dopo aver letto la lettera a pag. 7 a firma di Guido Vettorazzo e la sua risposta, mi sono ritrovato immediatamente negli anni ’60, dove da buon alpino svolgevo il mio servizio in Val Pusteria o, se me lo permette, Pustertal. In quel tempo si viveva separati per gruppo linguistico (io per fortuna ho fatto amicizia sia con militari di lingua italiana, sia di lingua tedesca, e porto un magnifico ricordi di tutti).
Tra esperienze e prospettive
La splendida cornice del Soggiorno alpino Ana di Costalovara (Bolzano), a 1.176 metri di quota, sul Renon, ha ospitato il 3º Convegno nazionale del Coordinamento Giovani Alpini: ad essere sinceri, i partecipanti hanno avuto poche occasioni di godere della bellezza del paesaggio, presi com’erano dai ritmi intensi delle riunioni, e dall’importanza delle tematiche trattate. La struttura è stata allegramente invasa, fino al tutto esaurito, dai rappresentanti dei quattro Raggruppamenti.
Quella notte di 73 anni fa
Nel settembre del 1947 sul Monte di Ragogna, che sovrasta l’abitato di Muris (Udine), presso la chiesetta medievale di San Giovanni Battista, aveva luogo il primo incontro commemorativo a ricordo delle mille e cinquanta persone che nella tragica notte tra il 28 e 29 marzo 1942 persero la vita nelle gelide acque del Mar Jonio, mentre facevano ritorno in Patria, al termine della campagna di Grecia. Su un totale di 1.329 persone imbarcate sul piroscafo Galilea, 279 furono i superstiti e di questi 205 erano alpini della divisione Julia.
Sospensione della leva: scelta demagogica
Mi ha colpito molto la lettera di Leo Spanu di Sorso (Sassari) sul n. 1 del 2015, dal titolo “Riflessioni sulla leva”. Ha ben ragione quando si chiede: “Il servizio di leva serviva a qualcosa?”. Ebbene sì, come servirebbe al giorno d’oggi! Non solo come afferma nella lettera: «Al recupero del senso civico in primo luogo, al tempo perso in attesa di un lavoro», ma io aggiungerei: alla formazione del carattere, alla rinuncia di una vita facile, al rispetto delle persone, all’impegno sociale, questi sarebbero i motivi per ripristinare il servizio di leva.