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venerdì, 30 Maggio 2025

Un’Adunata in Sardegna

Sto rileggendo il volume “Storia dell’Ana” dell’indimenticabile Peduzzi con Staich, Viazzi e Vita, a pagina 76 mi soffermo: “17 - 23 marzo 1935 l’Adunata di Tripoli”, i numeri: 2mila alpini, 12 cappellani, 17 generali, 79 Sezioni su 88 rappresentate, Italo Balbo che offre a tutti a mezzanotte “polenta e tocio”, il pellegrinaggio lungo le piste sino ad Assaba dove Cantore combatté, il rientro, gli alpini stipati sul ponte del piroscafo Neptunia e le parole di Manaresi: “guardo gli alpini che mi sono accanto, fra il lume e lo scuro, mentre la nave scorre sul mare nero di notte, vedo sui volti rudi, battuti dal vento e dal sole, segni di lacrime”. 

Una preghiera per chi non è tornato

Non sono un alpino e non feci il militare, per un’anomalia che non sto a spiegare; sono del 1933 e godo buona salute. Però, da sempre, sono amico degli alpini, che ammiro per la loro disponibilità in ogni occasione. Soprattutto, sono affezionato agli alpini, perché - avevo 8 anni - conoscevo tutti i “grandi” (cioè i ventenni) del mio paese, Novello, che finirono in Russia con la Cuneense.

La bellezza di fare insieme

Ci rivolgiamo a lei per ringraziare pubblicamente in modo semplice delle persone speciali: il Gruppo di Terrossa (Verona). Parecchi anni fa la nostra famiglia gestiva un bartrattoria in questo piccolo centro di circa mille abitanti e il locale veniva abitualmente frequentato dagli alpini che lo consideravano all’epoca l’unico importante punto di riferimento. 

La foto che non c’è

Sono un’amica degli alpini, che per sesso ed età non ha prestato il servizio militare, oggi aperto anche alle donne, ma faccio parte di quella schiera di non alpini che militano nella Protezione Civile dell’Ana. Sono delusa ed anche un po’ amareggiata che tra le foto dell’Adunata pubblicate sul numero di giugno 2017 non ce ne sia una colorata di giallo, magari piccola e di taglio basso.

Il valore del sacrificio

Vi scrivo una riflessione sul mio bisnonno Battista Pegurri, caduto nella Grande Guerra. Io e il mio bisnonno siamo coetanei, abbiamo solo un secolo di differenza, io sono nato nel 1984, lui nel 1884. Io a trentatré anni ho una vita davanti, lui a trentatré anni moriva per l’Italia nella Grande Guerra, disperso sull’Altopiano di Asiago il 25 maggio 1917. 

Quisquilie

Mi riferisco all’antipatia manifestata da alcuni alpini, anche su L’Alpino di maggio 2017, per la parola “ammassamento”. Mi associo alla loro perplessità, che proverei anche nei riguardi dei termini “raduno”, “adunata” e ancor più per “meeting point” che effettivamente non sembra roba da alpini. 

Scuole alpine

Intendo esprimere il mio parere sulla sfilata degli Auc inquadrati nella Smalp. Non trovo giusto che parte di loro sfilino per conto proprio, mentre dovrebbero, come fa la maggioranza, sfilare con le proprie Sezioni. Avendo partecipato attivamente a 47 Adunate, ne conosco molti e so quanto ci tengono ad incontrarsi, ma sfilare separati, non mi pare giusto.

Riccardo Demuti

La Croce Nera

I rappresentanti della Croce Nera austriaca partecipano assiduamente, durante tutto l’anno, agli incontri organizzati dall’Ana. Ultima in ordine di tempo è stata la cerimonia al Monte Piana che ha ricordato i Caduti di entrambe le parti e il magg. Angelo Bosi, Medaglia d’Argento al V.M. Alla cerimonia era presente il Presidente della Croce Nera Austriaca Peter Rieser, ritratto nella foto con il vice sindaco di Auronzo Giorgio De Checco e il vicario dell’Ana Giorgio Sonzogni. 

Il finto alpino

Sinceramente non capisco tutta questa polemica sul fatto che gli amici degli alpini non possono indossare il cappello alpino.

Unificatore di culture

Nella sua risposta pubblicata sul numero di maggio lei cita Carlo Magno come unificatore di popoli e nazioni europee, le rammento che prima dell’Ottocento i Longobardi avevano riunito l’Italia sotto un’unica corona fatta eccezione per lo Stato Pontificio. 

L’inno d’Italia

Che bello ascoltare il nostro Inno, quando poi sale il Tricolore penso che tutti proviamo qualcosa che ci accomuna e ci unisce, sapere che per quelle parole hanno sofferto, lottato e combattuto tanti nostri compatrioti, parole forse obsolete ma questo è il nostro Inno.

La grandezza di uno “Scricciolo”

Da ormai diversi anni, per il coro Scricciolo di Cameri, il momento più emozionante è quello di animare la Messa in occasione del raduno del 20º corso Acs della Smalp di Aosta in cui ha militato anche il suo direttore, Armando Travaini. Ma ciò che fa venire i “brividi” al nostro gruppo vocale è quando la Messa è celebrata all’interno di un sacrario e l’omelia è tenuta da don Bruno Fasani al termine della quale, chi scrive, si è ritrovato a piangere, ma non è il solo. Per un attimo, in quell’ambiente, pare risuonare un eco: non sono i nostri canti o preghiere, bensì le voci di tutti quei ragazzi che ci hanno preceduto e, a uno a uno, ci stanno dicendo: “Presente!”.

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