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venerdì, 9 Maggio 2025

Settant’anni in gloria

Si sono ritrovati a Scapoli, Pizzone, Rocchetta a Volturno e il giorno seguente a Colle Rotondo, in quel Molise entrato a far parte della vita di tanti alpini e della nostra storia, per celebrare la ricorrenza della conquista di Monte Marrone e della vittoriosa battaglia delle Mainarde che segnano la rinascita, dopo l’8 settembre 1943, del ricostruito Esercito Italiano. Il raduno ha avuto inizio a Scapoli il 20 giugno con la cerimonia dell’alzabandiera, accompagnata dall’Inno Nazionale suonato dalla banda del gruppo di Sant’Agapito e con la deposizione della corona alla lapide inaugurata dal presidente Moro, alla presenza di tanti alpini provenienti da tutt’Italia e dei consiglieri nazionali Curasì, Di Nardo, Greco, Robustini e Sonzogni.

Cengia Martini: uomini d’oro

Il verde è ormai padrone delle alture che circondano i centri abitati. Sfumature smeraldine si inseguono, s’accendono nei toni in un continuo alternarsi tra pascoli e larici e cembri profumati. Sul fitto tappeto d’erba, piccoli capolavori miniati, saturi di colore. Sono i fiori di montagna. E poi, loro: giganteschi monoliti di dolomia che affiorano dai prati, bianchi nella luce delle ore centrali, grigi e cupi addirittura spettrali durante i temporali estivi. Arancioni quasi rossi, come coralli marini all’imbrunire. Questa terra appartiene alla Ladinia e al Cadore, è la conca ampezzana incorniciata dal Cristallo, dal Sorapis, dalla Croda del Lago e dal Nuvolao.

Gioiello di pietra

La parte occidentale dell’Altipiano dei Sette Comuni è un luogo di rara bellezza. Le ultime case di Tresché Conca si consegnano ai prati e ai boschi tra i quali serpeggia un’antica strada militare che conduce all’estremità del pianoro. A Punta Corbin (1.077 metri), incastonato tra le rocce, c’è Forte Corbin, un gioiello d’ingegneria militare che domina la Val d’Astico.

Con l’Esercito a Padova

L’esercitazione di protezione civile “Galileo 2014” è stata la prima grande esercitazione che si svolge a Padova e che vede l’attivazione in forma congiunta del sistema di protezione civile territoriale e degli assetti militari dell’Esercito italiano su un articolato scenario operativo. Dal brillamento di ordigni bellici, all’allagamento di vaste zone abitate, squadre di volontari e strutture civili e militari si sono messi alla prova dal 19 al 21 giugno scorso, simulando una grave emergenza.

Monumenti viventi

“Gesù dov’eri? Dov’eri settant’anni fa? Dov’eri quando i reduci erano in Russia a 19, 20 anni?”. Con queste parole don Alberto Casella, cappellano della sezione di Imperia, ha aperto l’omelia, alla Messa celebrata in occasione del 65° raduno nazionale al Colle di Nava, il 6 luglio scorso. “Non ho risposte – ha continuato don Casella – ma vi leggo le parole di chi ha vissuto sulla propria carne quei momenti”.

Terremoto estivo

La tipologia e la complessità degli scenari scelti, la meticolosa preparazione, l’appassionata partecipazione dei volontari, il coinvolgimento di parte della popolazione e l’intensa frequenza di eventi hanno fatto sì che l’esercitazione “Full scale” (“A larga scala”) sembrasse una vera emergenza. Il coordinatore del 4° Raggruppamento Nicola Cianci e i suoi collaboratori sono stati i principali artefici dell’ottima riuscita nella pianificazione dell’esercitazione. Per essere produttiva e ottenere una crescita professionale degli attori impegnati, essa deve tenere in massimo conto il territorio in cui si opera e i rischi al quale può essere soggetto. Quindi, tenuto presente che si era nella Majella settentrionale, il programma ha simulato un rischio sismico.

Magnifici gli alpini!

Ardimentosi passaggi in parete in assetto tattico, funamboliche traversate aree, simulazioni di attacco in montagna con discesa in corda doppia dall’elicottero. L’esercitazione sulle Torri del Falzarego e al Col del Bos è spettacolare e dà prova delle grandi capacità degli alpini, sia in campo alpinistico sia in quello tattico-militare. “Chi sa vivere, sopravvivere e muoversi in estate e in inverno in ambiente montano - ricorda il comandante delle Truppe alpine gen. Alberto Primicerj - sa, con opportuni accorgimenti e adattamenti, farlo ovunque. Anche perché gli alpini, sia come carattere, sia come spirito di squadra e di Corpo, hanno un addestramento che altri non posseggono”.

Incontrare la montagna

Sono trentacinque i giovani bergamaschi che hanno accettato di mettersi in gioco per un periodo di due settimane alla caserma Cantore del 6° reggimento Alpini di stanza a San Candido. Il primo giorno è iniziato con una lezione, quasi un ritorno in classe, utile per affrontare i giorni successivi. L'attività fisica è iniziata l'indomani, con una bella scarpinata sopra Braies, al rifugio Vallandro, a quota 2.040, dove ad attendere i giovani bergamaschi c’erano gli alpini della compagnia comando del 6° reggimento. Hanno predisposto un campo base per le attività del reparto che ha ingrossato le proprie fila con altri alpini rientrati dal monte Specie: erano lassù in occasione della festa del Reggimento, accompagnati dal loro comandante, il colonnello Luigi Rossi e dal comandante delle Truppe alpine, gen. C.A. Alberto Primicerj.

Forze Armate garanzia di pace

Il 2 giugno il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e le più alte cariche dello Stato, hanno reso omaggio ai Caduti deponendo una corona al sacello del milite ignoto all’Altare della Patria, a Roma. Tra i 3.500 militari che hanno partecipato alla rivista militare lungo i Fori Imperiali c’era una Compagnia del 9° Alpini e la fanfara della Julia. Il Labaro dell’ANA ha sfilato su una camionetta militare, scortato dal vice presidente nazionale Nino Geronazzo e il delegato dell’ANA in Roma Federico di Marzo (nella foto qui sopra). Il tema scelto per celebrare il 68° anniversario della Repubblica è stato: “Forze Armate, valori e tradizione dalla prima guerra mondiale alla difesa europea”.

Vince lo sport

Nelle valli, i nomi dei battaglioni alpini; nei paesi, le caserme che hanno visto entrare interminabili file di bocia. È la terra del cuneese, dove nel 1873 a Borgo San Dalmazzo nacque la prima Compagnia alpina. È la terra della Divisione martire, quella del generale Battisti che lasciò nell’algida steppa russa migliaia di giovani. Cognomi cancellati per sempre. È terra di alpini, insomma. E proprio qui, nella bassa pianura di Cuneo che anticipa alture imponenti come i tremila ottocento del monte Viso, si è svolta la prima edizione delle Alpiniadi estive.

Uniti si può

Sono le otto a Chiusa di Pesio e il sole è già padrone del cielo. Sta per iniziare la gara che aprirà questa prima edizione delle Alpiniadi estive. È la corsa in montagna a staffetta, un connubio di agilità, di forza, di intesa. Il percorso, una volta lasciato il paese, entra nel bosco seguendone l’altimetria. Sono 180 i metri di dislivello da affrontare e 7,650 i chilometri da correre per entrambe le categorie, senior e master.

Un sorso di naja

Un rompicapo quasi impossibile da spiegare. Occorre praticarla. Una disciplina legata a filo doppio con la naja. Persino gli ‘imboscati’, quelli che stavano negli uffici o in fureria, durante i mesi del servizio militare, una volta almeno hanno marciato. Il tenente in testa, l’ufficiale di coda e su con passo cadenzato, su in mezzo ai boschi e ancora più su dove il panorama cambia, le rocce vincono sui prati e l’aria fine accorcia il fiato.

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