Una serata in famiglia
L’Auditorium del Parco, progettato dall’architetto Renzo Piano e donato dalla provincia autonoma di Trento, è un segno vivo della solidarietà che ha travolto L’Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Un evento che ha sfigurato una città fino a quel momento considerata tra i dieci borghi più belli d’Italia. In questa struttura, avvolti dal legno e dal colore rosso, piacevolmente vicini come in una baita di montagna, abbiamo assistito al saluto delle autorità, consuetudine del sabato di ogni Adunata.
NOVARA – FIRENZE – Ricordato il magg. De Cobelli
Nel 70º della scomparsa, le Sezioni di Novara e Firenze hanno commemorato la Medaglia d’Oro al Valor Militare Augusto De Cobelli con una cerimonia a Monterenzio, in Val d’Idice, nella zona dove il 23 marzo 1945 fu colpito a morte. Quattro sono le Sezioni legate alla storia del magg. De Cobelli: Novara per la nascita, Abruzzi perché fu comandante del btg. L’Aquila, la Bolognese-Romagnola perché morì in Val d’Idice e Firenze, dove fu trasportato morente e poi sepolto.
LA SPEZIA – Nuovo mezzo per la Protezione Civile
Il gruppo di Protezione Civile della Sezione Ana di La Spezia ha inaugurato un veicolo di servizio Land Rover Defender: il mezzo, di seconda mano, è stato rimesso a nuovo e riverniciato con la livrea della Protezione Civile. La cerimonia è avvenuta in accordo con la Croce Rossa Italiana che inaugurava 4 mezzi; hanno presenziato il vice prefetto Ariodante, l’assessore Stretti e il vescovo Luigi Ernesto Palletti che ha benedetto i veicoli.
Alzabandiera e omaggio ai Caduti
L’alzabandiera in Piazza d’Armi ha aperto il sipario sull’88ª Adunata nazionale degli alpini. Come da tradizione il primo atto dell’Adunata è l’omaggio al Tricolore, «uno dei momenti più importanti, segno dell’attaccamento all’Italia», ha ricordato il Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero che ha partecipato alla cerimonia con il comandante delle Truppe Alpine gen. D. Federico Bonato e al sindaco Massimo Cialente. Il primo cittadino ha parlato dell’Adunata come una grande scelta di solidarietà degli alpini in una città ferita: «È una iniezione di fiducia e orgoglio per L’Aquila e dopo sei anni è il primo grande momento di gioia collettiva della comunità».
Le melodie dell’Adunata
Gentile direttore anche quest’anno si è chiusa una grande Adunata per noi alpini. Una città intera, seppur ancor ferita ha coralmente abbracciato un Corpo che ha fatto del dovere e della solidarietà la propria Bandiera. Lo stesso indimenticato Nardo Caprioli parlava delle nostre armi improprie: «Il cuore per amare e le braccia per lavorare» e L’Aquila ne è ulteriore testimonianza.
Reggimento audace e tenace
L’arrivo della Bandiera di guerra all’Adunata, viene subito dopo la Messa e non a caso. Sono momenti silenziosi che offrono il tempo per riflettere e guardarsi dentro. E poi mostrarsi alla città, in trepidante attesa. Il vociare che le vie strette dell’Aquila enfatizzano e fanno più forte, è zittito dalla cadenza dei tamburi che un passo dopo l’altro si avvicinano. Avanza la Bandiera di Guerra pluridecorata del 9° reggimento. Il chiassoso rumore si fa silenzio, da Collemaggio fino a piazza del Duomo dove il Labaro, i vessilli e i gagliardetti, oltre ai gonfaloni, si posizionano per gli onori del comandante Federico Bonato accompagnato dal Presidente Favero.
Italia riparti dai tuoi alpini
La TV ha mostrato più volte un uomo che al balcone di casa sua ha esposto il Tricolore durante il corteo variegato di scalmanate tute nere chiamate “no global”, “black bloc”, ecc. (ma in fin dei conti: chi sono? Cosa vogliono? Distruggere perché? Coadiuvati, come sappiamo da elementi dei centri sociali “No Expo” o “No qualcosa…” basta fare casino), che sfilavano nella via sottostante. I beceri lo insultano, intimandogli di levarlo.
Falsi scoop fomentano l’intolleranza
Non credo proprio che il mensile Ana abbia necessità di illustratori stranieri per la propria copertina (numero 5/2015, “Alpiedino”). E soprattutto non di quelli che terrorizzano le nostre bambine alle scuole elementari perché indossano una catenina col crocifisso, magari benedetto e ricevuto in dono in occasione del battesimo e della prima Comunione! In Italia!
Dalla California per l’Italia
Sul fronte dell’Adamello, tra l’8 e il 9 giugno 1915 il sottotenente veronese Paolo Emilio Castelli aveva avuto l’ordine di condurre due plotoni del battaglione Morbegno verso le ridotte nemiche ai Laghi di Presena. Si trattava di una marcia notturna difficile anche dal punto di vista alpinistico, senza guide esperte, con una tormenta di neve che congelava il sudore degli uomini che da ore, in fila indiana, avevano scavalcato i passi Lago Ghiacciato e Maroccaro a tremila metri di quota. Le nuvole basse agevolavano la marcia nascondendola alla vista del nemico attestato al rifugio Mandrone, posto poco più sotto.
L’uomo dei due fronti
È secco, essenziale, come chi ha consumato emozioni e fisico sull’altare della vita. Ti scruta discreto e silenzioso, come uno stratega che indugia prima di decidere. Poi apre la porta della confidenza con un sorriso pieno di intelligenza e simpatia. E anche di furbizia. E lì capisci perché la fortuna non solo ha aiutato il percorso di questo uomo, ma come questo uomo sia stato fondamentale perché la fortuna potesse fare effetto. Di Augusto Di Loreto mi avevano parlato durante un incontro con i ragazzi delle scuole abruzzesi, strappandomi una promessa: quella che l’avrei incontro durante i giorni dell’Adunata. Arriviamo a Civitella Roveto sul far della sera. Le case sembrano una manciata di briciole cadute dalla mensa di Dio dentro un catino di verde. Come se il mondo fosse tutto lì. L’orizzonte chiude sulle creste che tutt’intorno fanno da merletto alla natura.
L’Aquila, una scommessa vinta
Due chilometri e otto, tanto era lungo il serpentone di penne nere che scendevano dall’alto di L’Aquila, passando tra l’abbraccio mai interrotto di una folla festante. Una discesa cadenzata, ma senza più fatiche, come un ritorno a casa, dopo aver lasciato altrove pensieri e sofferenze. Quasi una metafora, per una città che ha impastato dolore e lacrime e che ora vedeva finita la sua “guerra”, pronta a rimettere in moto la macchina del domani, con nuove certezze e animo alleggerito.
L’Alpino è il nostro mensile
Egregio direttore, il nostro mensile è fatto per la fratellanza, i ricordi, le emozioni, gli incontri con commilitoni, l’amicizia alpina. Sfogliando L’Alpino n. 2/2015, alla pagina 44, mi imbatto in una foto che ha partecipato al concorso “fotografare l’adunata”: la mente e i ricordi vanno immediatamente indietro di ben 35 anni quando, nel maggio 1980, mettevo piede al Gruppo artiglieria da montagna “Aosta” a Saluzzo, giovane sergente appena 18enne proveniente dalla Scuola Sausa di Foligno.