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venerdì, 2 Maggio 2025

Astigiani famosi

#alpiniadunata2016

La città di Asti, che lega per la seconda volta il suo nome a una Adunata nazionale Ana (la prima si svolse nel 1995) e ora si prepara ad accogliere gli alpini dal 13 al 15 maggio, ha dato i natali a numerosi personaggi. Il più famoso, tra i viventi, è certamente Paolo Conte, l’avvocato cantautore, classe 1937 che ha legato il suo nome e la sua voce roca a canzoni divenute famosissime come “Azzurro”, “Topolino amaranto”, “Un gelato al limon”, “Diavolo Rosso”, “Razmataz”, “Sotto le stelle del jazz”. 

“Lettera dal crepuscolo”

“Parole attorno al fuoco”, il concorso letterario nazionale a tema “La montagna: le sue storie, le sue genti, i suoi soldati, i suoi problemi di ieri e di oggi”, organizzato dalla Sezione Ana di Treviso e dal Gruppo di Arcade, ha premiato i vincitori della 21ª edizione. Quest’anno il Gruppo promotore ha deciso di mettere in scena la cerimonia di premiazione alla vigilia dell’Epifania, nel pomeriggio del 5 gennaio, all’auditorium della scuola elementare comunale, appena rinfrescato e abbellito dagli alpini. 

“Lettera dal crepuscolo” “Parole attorno al fuoco”, il concorso letterario nazionale a tema “La montagna: le sue storie, le sue genti, i suoi soldati, i suoi problemi di ieri e di oggi”, organizzato dalla Sezione Ana di Treviso e dal Gruppo di Arcade, ha premiato i vincitori della 21ª edizione. Quest’anno il Gruppo promotore ha deciso di mettere in scena la cerimonia di premiazione alla vigilia dell’Epifania, nel pomeriggio del 5 gennaio, all’auditorium della scuola elementare comunale, appena rinfrescato e abbellito dagli alpini. Circa duecento i posti disponibili, troppo pochi rispetto al grande richiamo acquisito negli anni dal concorso. L’abile conduttore Paolo Mutton ha chiesto interventi brevi: ha parlato il Consigliere regionale Riccardo Barbisan, il sindaco di Arcade Domenico Presti, il Consigliere nazionale Ana gen. Renato Genovese, il vice Presidente sezionale Flavio Baldissera, e il Capogruppo Florindo Cecconato. Il giornalista Giovanni Lugaresi, Presidente della Guiria, ha ufficialmente aperto le premiazioni presentando i sette segnalati al merito per il loro lavoro: Adriano Stella di Spresiano (Treviso), Marta Azzaroli di Massa Lombarda (Ravenna), Giuseppe Gilardino di Pralungo (Biella), Barbara Cannetti di Corlo (Ferrara), Franca Monticello di Montecchio Precalcino (Vicenza), Francesco Paloschi di Mestre (Venezia) e Daniele Emmi di Belluno. Tutti ottimi racconti: ormai il livello raggiunto dal premio è eccellente e i giurati hanno avuto non poche difficoltà a scegliere tra i 75 racconti in concorso. Giuseppe Gilardino ha chiesto di leggere una poesia che parlava del sacrificio di tanti giovani proprio nelle terre venete durante la Prima Guerra Mondiale, a ricordo soprattutto del nonno scomparso vicino al Piave e al quale ha reso omaggio di persona in occasione della sua premiazione: la commozione è stata fortissima in sala e nessuno si è risparmiato negli applausi. Tra i premi speciali, il trofeo “Ugo Bettiol” per un racconto su un tema di particolare attualità, è andato a “Ponti sulla sabbia” di Giovanni Scanavacca di Lendinara (Rovigo), la “Rosa d’Argento alpino Carlo Tognarelli” per il racconto che ha come protagonista una donna è stato vinto da “Il giorno sbagliato” di Anna Rossetto di Preganziol (Treviso). Tra i tre premiati ci sono state delle belle sorprese. La giovanissima Martina Pastori (18 anni!) di Rho (Milano) ha conquistato il terzo posto con “Stelle di montagna”, un racconto sull’abbandono a causa della guerra, con la preghiera di una vecchia sulla tomba di colui che non potrà più tornare. È stata premiata con il trofeo di cristallo, la targa e un assegno di 500 euro di cui la metà, come da regolamento, sono state devolute in beneficenza: l’ente scelto è stato Emergency. Piazza d’onore per Simonetta Cancian di Fossalta (Venezia) con “Portatrici”, sul tema delle portatrici carniche, con un’esaltazione forte di questa figura, ma fatta con toni umili e delicati: per lei targa, trofeo e un assegno di 800 euro (di cui 400 assegnati all’Auser del suo paese, che assiste i malati e gli anziani vicini al loro ultimo viaggio). Il vincitore dell’edizione 2015 è Flavio Moro con lo splendido “Lettera dal crepuscolo”, un racconto drammatico in forma di lettera tra due commilitoni Internati Militari Italiani nei lager nazisti. Uno di loro è deceduto in un bombardamento e viene ricordato alla soglia della morte dal suo vecchio amico e commilitone. Tinte forti e cupe per un racconto emozionante e di grande valore morale, sulla dignità dell’uomo. Moro ha ricevuto l’assegno di 1.300 euro; andrà aun’Associazione del suo paese, Casnigo (Bergamo), che si occupa di persone povere e in difficoltà. Dopo le foto ricordo e la lettura integrale del racconto del vincitore, la cerimonia si è conclusa con le cante “Nikolajewka” e “Signore delle cime” da parte del coro “El scarpon del Piave” di Spresiano. Poi tutti a brindare nel piazzale dinanzi alle scuole per il veloce rinfresco preparato dal Gruppo e infine il “Panevin” di Arcade, il più grande e fastoso del Veneto, che ha raccolto anche quest’anno circa 10mila presenze per l’auspicio (pare buono) dell’anno appena iniziato. Un ringraziamento va reso al Gruppo organizzatore, con gli sponsor e i patrocinanti, assieme alla Sezione Ana di Treviso, alla giuria capitanata dall’inossidabile Lugaresi e al Comitato organizzatore gestito magistralmente da Pino Gheller. La 22ª edizione è già alle porte, con una premiazione speciale: in vista dell’Adunata nazionale a Treviso, l’edizione 2016 verrà solennizzata con una premiazione a Palazzo dei Trecento a Treviso il 5 gennaio 2017.

DOMODOSSOLA – Un presepe alpino

Era da circa due anni che gli alpini del Gruppo di Re avevano in animo di realizzare un presepe alpino; la difficoltà era di riuscire a trovare un sufficiente numero di statuine. Poi un giorno, il Capogruppo Pio Cantadore chiacchierando dell’idea con l’amico Ivan Mellerio, alpino e componente della Commissione sportiva nazionale, ha scoperto che Ivan possiede una bella collezione di alpini in bronzo nelle varie divise storiche, dalla fondazione del Corpo ai giorni nostri.

Sora, tra realtà e punti di vista

Caro direttore, è da tanto tempo che volevo dire la mia su determinati argomenti ma avevo sempre lasciato perdere, ora è venuto il momento (almeno per me) di chiarire lo scopo della nostra rivista. Prendo spunto da alcuni articoli degli ultimi mesi che non mi sono piaciuti per niente. 

Operare per il mondo

Buongiorno, sono il maresciallo Ceratto e vorrei fare alcune precisazioni in merito alla lettera del signor Edoardo Pezzutti sul nostro giornale di novembre. Anzitutto ringrazio il direttore per la spiegazione del significato dei nastrini, che pone nella giusta ottica il valore di tali riconoscimenti. Ma vorrei far presente al signor Pezzutti una situazione comune a tutti i militari che partecipano alle missioni all’estero. 

Per i nostri Marò

Caro direttore e redazione, è un po’ difficile seguire la vicenda (incredibile) dei nostri Marò: anche avendo il tempo di scavare su internet, l’informazione non è sempre completa e correttamente aggiornata. L’Alpino potrebbe riservargli un breve aggiornamento mensile fino alla conclusione?

Umanesimo e illuminismo

Caro direttore, negli ultimi secoli, sino all’Unità d’Italia, il nostro Paese fu colonia e dominio di Austria, Spagna, Francia e Stato della Chiesa, ancor prima fu ripetutamente violato e depredato da barbari e invasori venuti dal nord e dall’est Europa, dal Medio Oriente e Africa mediterranea. L’occupazione da parte della Germania nazista e i bombardamenti delle nostre città ad opera degli inglesi e degli americani sono ancora vivi nella memoria di alcuni di noi. 

Nastrini e medaglie

Ho letto su L’Alpino di novembre 2015 la lettera “Eroi di un tempo”, scritta da Edoardo Pezzutti, del Gruppo di Fontanafredda, Sezione di Pordenone. Non conosco questo alpino, né so quando e in quale reparto ha prestato servizio. Forse, durante i mesi di servizio, i suoi superiori non gli hanno spiegato bene il significato dei nastrini, che sono sempre portati sull’uniforme, né delle medaglie, portate in circostanze particolari.

Prenderla con un sorriso

Caro don Fasani, sicuramente Luciano Busca continuerà a pregare e a recitare la “Preghiera dell’Alpino” secondo il suo sentire. Penso, però, che forse per un attimo - spero per non più di un solo attimo - gli sia venuta la voglia di cessare di farlo, dopo aver letto la tua risposta alla sua lettera, riportata sul nostro mensile nel numero di novembre. 

Grazie Mario, grazie Belgio

Carissimo Presidente nazionale Sebastiano Favero e caro direttore de L’Alpino, grazie della vostra presenza al 1º raduno alpino in Europa a Marcinelle, una sfida portata a buon fine. Il minatore Luigi, nella foto di prima pagina sul numero di novembre del nostro giornale, è contentissimo, e così gli altri. 

Intelligenza e cuore

Trentatré anni trascorsi in via Marsala 9, a Milano. Una storia di vita, vissuta a incontrare gli alpini, ad ascoltare le loro voci, richieste, brontolate… Una sensibilità che lentamente ha indossato nel cuore, prima ancora che sugli spazi di una scrivania, operando per i colori dell’Ana. Detta così, con i toni sbrigativi di un commento, che deve obbedire agli spazi e alle logiche delle battute sul computer, anche la vicenda di Giuliana Marra rischia di ridursi, sfilacciata, a un resoconto formale.

Trentatré anni trascorsiin via Marsala 9, aMilano. Una storia di vita,vissuta a incontrare gli alpini,ad ascoltare le lorovoci, richieste, brontolate…Una sensibilità chelentamente ha indossatonel cuore, prima ancorache sugli spazi di unascrivania, operando peri colori dell’Ana. Dettacosì, con i toni sbrigatividi un commento, che deveobbedire agli spazi e allelogiche delle battute sul computer,anche la vicenda di Giuliana Marrarischia di ridursi, sfilacciata, a unresoconto formale. In realtà, in questomomento, in cui sta per prenderecongedo dalla redazione de L’Alpino,per reinventarsi nuovi giornida… pensionata, lievita intorno anoi il senso di un vuoto tutto da riempire,non facilmente colmabile.E non sarà facile, detto fuori dallaretorica di circostanza. Vuoi perchéGiuliana era una sorta di Wikipediadel giornale, per via della sua lungaesperienza, vuoi per il singolareacume di cui la Provvidenza l’haDOPO 33 ANNI GIULIANA MARRA LASCIA LA REDAZIONEdotata. La sua razionalità composta, lucidae stringente era un sicuro punto diriferimento per le generazioni più giovaniche con lei lavoravano e si misuravano.Ed era il suo senso dell’humour,sottolineato da una sonora e coinvolgenterisata, che si imponeva comecollante, oltre le diversità generazionali.Non era un caso se tra colleghe sichiamavano con un generico e reciproco“Sabbry”. Giusto per indicare unaconfidenza e una familiarità che sapevaandare oltre le differenze di anagrafe equelle ovvie dei punti di vista. Giulianaha visto succedersi molti direttorialla testata de L’Alpino. Di ognuno sapevacogliere l’originalità,che rispettava, adattandosicon l’elasticità mentaledi cui è detentrice.Quando arrivò il mio turno,quasi quattro anni fa,mi guardai intorno appenaappena spaesato, pensandodi dovermi adeguare amodi di fare che, ad esserepessimisti, potevano apparirecome incrostazionidifficili da intaccare. Devoringraziare soprattuttoGiuliana se il mio ingresso,scandito dalla sua sorridenteaccoglienza, mi sembrò un ritornoa casa. È banale dire che il valoredelle persone si scopre soprattuttoquando ci mancano. Ma questa nonè una epigrafe. È un sottile dispiacere,come la neve di Lucio Battisti,che cade senza fare rumore. In fondoGiuliana la vedremo e la rivedremo,forse più rilassata e riposatadi adesso. Per cui non ci resta chedirle un grazie senza misura. Per ciòche ha dato all’Ana e a L’Alpino. Eper ciò che ci ha dato, umanamenteparlando. Un abbraccio, Sabbry.Il direttore

Un ricordo che conforta

Ecco quello che hanno saputo fare gli alpini del Gruppo Valpotenza della Sezione Marche con sede a Castelraimondo, piccolo paese di 4mila anime nel cuore dell’Appennino marchigiano. Alle spalle del monumento del paese troneggiano 54 pennoni, tanti quanti sono i nostri figli caduti in Afghanistan. In questi mesi, con pazienza e costanza smisurate gli alpini e le autorità del posto hanno chiesto e in buona parte ottenuto i vessilli delle città di appartenenza dei 54 Caduti.

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